Dialogo Ebraico-Cristiano

Dialogo Ebraico-Cristiano

Dal ‘RisVeglio Duemila’ N. 4/2012
 
La Giornata del Dialogo Ebraico-Cristiano ‘ celebrata a Ravenna, in Seminario, il 17 gennaio scorso ‘ che introduce la Settimana di Preghiera per l’unità dei cristiani, è stata organizzata da Maria Angela Baroncelli, delegata per l’Ecumenismo e il dialogo della diocesi. Il relatore invitato, il rabbino Alberto Sermoneta, ha riconosciuto che il dialogo non è facile; dice il Talmud che non sta a noi compiere l’opera, però è nostro dovere incominciarla. I nostri figli la erediteranno.
I Dieci Comandamenti dati da Dio sul monte Sinai non sono solo per il popolo ebraico, ma sono alla base di tutta l’etica umana. Quest’anno il tema è il sesto comandamento ‘Non uccidere’. I Comandamenti si suddividono in due Tavole e fra i cinque della prima tavola (che regolano il rapporto fra l’uomo e Dio) e i cinque della seconda (che regolano il rapporto fra l’uomo e il suo prossimo) c’è una relazione. Nel primo della prima tavola Dio si presenta come colui che ha liberato il popolo dall’Egitto rendendolo degno della libertà. Egli è anche colui che ha fatto l’uomo a coronamento della sua creazione, soffiando nelle sue narici una parte del suo spirito e facendo così dell’uomo una cosa sacra. Questo corrisponde al comandamento di non dare la morte, perché il sangue versato toglie la vita data dal soffio divino. C’è dunque una relazione fra il primo e il sesto comandamento, perché in ogni uomo si riflette l’immagine divina, e chi uccide un uomo è come se uccidesse tutta l’umanità. Dal libro di Giobbe capiamo inoltre che si può uccidere un uomo anche moralmente. Dove non c’è rispetto per gli altri e per la loro vita, non c’è rispetto neanche per se stessi e per il Creatore,.
Lo scrittore musulmano Lamri Tahar, invitato a intervenire, ha spiegato che fra la Bibbia e il Corano c’è continuità di messaggio. Ebrei, cristiani e musulmani non sono entità separate, per questo devono dialogare. Nel Corano i dieci Comadamenti non sono elencati in un unico racconto, ma sono sparsi per tutto il libro. La parola ‘altro’ in arabo contiene la stessa radice della parola ‘fratello’: questo rinvia direttamente al ‘non uccidere’ perché dimostra che in ogni uomo si deve vedere un fratello. L’Islam dice però che in situazioni particolari di grave ingiustizia e disordine, sopprimere una vita per salvarne tante altre può essere ammesso. L’Islam, a suo parere, è una via di mezzo fra razionalità ebraica e irrazionalità cristiana.
Infine l’Arcivescovo Mons. Giuseppe Verucchi ha lodato la volontà di dialogo che i relatori hanno dimostrato, spiegando però l’importanza di mantenere ognuno la propria identità anche riguardo all’interpretazione dei Comandamenti.
Giovanna Fuschini

 

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