Conclusa la Visita Pastorale di Mons. Verucchi

Conclusa la Visita Pastorale. Intervista all’Arcivescovo Mons. Giuseppe Verucchi

Dal ‘RisVeglio Duemila’ N. 1/2012
 
Intervista all’Arcivescovo di Ravenna-Cervia, Mons. Giuseppe Verucchi, al termine della Visita Pastorale
 
Come si sente alla termine della Visita Pastorale?
‘Ho terminato la Visita Pastorale il 4 dicembre scorso. Avevo iniziato cinque anni fa, con gioia e grande convinzione. Con la grande convocazione diocesana in cattedrale il 3 dicembre 2006. Ora sono molto contento dell’esperienza che ho vissuto. Ho provato sensazioni straordinarie. Il Signore si è servito dei tanti momenti vissuti nella Visita Pastorale, in ogni parrocchia, per trasmettere i suoi doni: la Parola, la Grazia, il perdono, l’amore, la comunione, la gioia, la serenità. Mi sono sentito strumento della Grazia di Dio e dei suoi doni. Potrei paragonare la Visita Pastorale alla irrigazione di un terreno. Gli operai stendono i tubi e preparano gli strumenti per l’irrigazione a pioggia o a scorrimento. Quando tutto è pronto immettono l’acqua nel sistema di irrigazione. A questo punto tutto il terreno è raggiunto dall’acqua: la terra è bagnata, le sementi germogliano, l’erba cresce, le piante fioriscano e producono i frutti. Dall’acqua scaturisce una primavera di vita, di verde, di fiori e, in estate, di frutti. Qualcosa di simile avviene nella Visita Pastorale e nella vita delle parrocchie. Il terreno è la parrocchia e il suo territorio. L’acqua è la grazia di Dio. Nei vari momenti della visita, siamo gli strumenti che portano la Parola e la Grazia alle persone. Un’esperienza veramente bella. Ho visto le persone raggiunte dai doni del Signore. Ho gioito nel vedere che il Signore opera nelle grandi parrocchie come nelle piccole. Ho conosciuto persone di cui il Signore si serve per trasmettere la fede, testimoniare il vangelo, far crescere la Chiesa in ogni angolo della Diocesi e far maturare il Regno di Dio.
Voglio ringraziare: i sacerdoti, i religiosi, i genitori, i catechisti, gli animatori, gli operatori della carità , coloro che si mettono a servizio per il canto, il suono, l’aggregazione, lo sport, il divertimento, le tante necessità della parrocchia.
Ci sono tanti operai che lavorano nella Vigna del Signore: piccoli, adulti, anziani, giovani, sani e malati. È spesso una presenza poco conosciuta . Ma è meravigliosa. In questi cinque anni ho incontrato tanti: a tutti il mio grazie; per tutti la mia stima e la mia preghiera’.
 
Come ha impostato la Visita Pastorale? Solo alla comunità Parrocchiale o anche al territorio?
‘Fin dall’inizio ho fatto una scelta ben precisa e l’ho comunicata ai parroci a ai Consigli Pastorali Vicariali. Ho fatto questo ragionamento: Gesù ha vissuto la sua missione nel territorio e in mezzo alla gente. Percorreva citta e villaggi, strade e sentieri, avvicinava le persone sul luogo di lavoro, nelle case e nei luoghi di raduno. La Chiesa ha il compito di continuare la missione di Gesù, assumendone anche lo stile: ‘andare, testimoniare, annunciare il Vangelo a tutte le genti’ . Allora, ho pensato, impostiamo la Visita Pastorale allo stesso modo. Visitiamo le persone non solo nei locali della parrocchia, ma anche nel territorio. E ho chiesto ai parroci di rendere possibili sia incontri in parrocchia, sia nel territorio della parrocchia.
Una Visita Pastorale con due versanti. Cosi ho potuto incontrare, oltre ai gruppi parrocchiali, tante realtà del territorio: malati nelle case e negli ospedali, anziani nelle case di riposo, bimbi e ragazzi nelle scuole, tanti lavoratori nelle fabbriche, nelle cooperative, nelle ditte, nei negozi, nelle farmacie, nelle banche, negli uffici. Ho incontrato: carabinieri, guardie di finanza, polizia municipale, vigili del fuoco, militari, circoli Acli, Arci, Endas, Consigli Comunali , Circoscrizioni, Proloco, Comitati di quartiere, società sportive, badanti, immigrati (anche di religione islamica), servizi pubblici, realtà agricole, realtà collegate con il mare e il porto canale. È stato un bagno nell”umanità ravennate’.
E, da tutti, mi sono sentito accolto. Ho potuto ascoltare, parlare, dialogare, conoscere. Così ho vissuto anche un ‘bagno nella storia’ passata e recente della nostra Diocesi. 
Poi ci sono stati gli incontri nelle parrocchie: Assemblea e Messa conclusiva, fanciulli del catechismo, adolescenti e giovani, catechisti e animatori, Associazioni, Movimenti e Gruppi. Caritas, gruppi sposi e famiglie, Consigli Pastorali Parrocchiali e Consigli per gli Affari Economici, momenti di preghiera e celebrazioni. Ho potuto conoscere tutte le realtà di ogni parrocchia. Ho constatato quanto sia importante la realtà ‘parrocchia’ nel territorio. Davvero è la Chiesa tra le case. Le arterie che portano la vita di fede in tutto l’organismo. Con la parrocchia la Chiesa italiana è veramente popolare. Non esiste una famiglia che non sia raggiunta dalla parrocchia, dai sacerdoti e dalla preghiera della comunità. Mi chiedo cosa diventerebbe il nostro territorio se non ci fosse la parrocchia. Non ci voglio neanche pensare. Grazie, parrocchia, perché esisti. Sei madre e maestra. Grazie, sacerdoti, che restate presenti nel territorio: come padri in mezzo alla gente, come sentinelle a difesa dei valori; come antenne in ascolto del Signore e della gente; come confessori che raccogliete i peccati, i problemi, le gioie e le speranze della gente. Pastori che nutrite, con il Pane della Vita, i fratelli e le sorelle della comunità. Grazie!’.
 
Quali sono gli aspetti più rilevanti che ha riscontrato negli incontri della Visita Pastorale?
‘Le realtà incontrate sono state tante e diverse. Abbiamo parrocchie in territorio romagnolo e ferrarese, in città e nel forese, in grandi centri e in piccolissime realtà di campagna, in zone che risentono pochissimo dei cambiamenti avvenuti nel tempo e in zone caratterizzate da fortissime trasformazioni dovute all’immigrazione dai nostri appennini, dalle Marche, dal Veneto, da tante altre zone d’Italia e, ora, dall’estero. Abbiamo circa 25.000 immigrati da fuori Italia. L’11% della popolazione. Tutt’altra storia è quella delle parrocchie che si affacciano sul mare. Tanto che abbiamo inventato nuovi termini: ‘Parrocchia invernale e parrocchia estiva’. Con la necessità di iniziative pastorali diverse, orari diversi, disponibilità di operatori pastorali diversi.
Già da questa pennellata emergono aspetti importanti che dobbiamo tenere presenti:
– Cultura romagnola e cultura ferrarese.
– Prima e seconda immigrazione. 
– Crescita della vita di fede dovuta anche alla prima immigrazione.
– Presenza della multiculturalità e di diverse religioni dovute alla seconda immigrazione.   
– Necessità di rinnovare la pastorale perché risponda, nella fedeltà a Cristo e al Vangelo, alle nuove situazioni.
– Ho toccato con mano le conseguenze della crisi in cui siamo immersi. Forse non è pesante come in altre zone d’Italia, ma si fa sentire.
– Le Caritas sono un grande dono per il territorio e svolgono un servizio preziosissimo, molto apprezzato dalla gente e dalle amministrazioni comunali.
– L’evangelizzazione resta il primo compito della Chiesa. La Chiesa esiste per evangelizzare. Ma abbiamo tanto cammino da fare per trasmettere la vita di fede agli adulti e ai giovani!
– Ho gioito nel vedere quanto sia bella e fruttuosa la pastorale impostata con uno stile di fraternità, di corresponsabilità e di collaborazione tra sacerdoti, religiosi e laici. E come sia importante camminare in questa direzione.
– Mi sembra di poter dire che ho notato, con soddisfazione, una sensibile crescita di stima per la Chiesa, per il suo messaggio, i valori che propone e difende. Il relativismo sta producendo disastri. Una vita di fede coerente è un’àncora sempre più amata.
– È in crescita la partecipazione della gente alla Messa domenicale e alle iniziative della parrocchia.
– La gente ha fiducia nella proposta educativa della comunità ecclesiale (parrocchia, Associazioni, Movimenti e Gruppi). Fanciulli e ragazzi convergono verso la Chiesa per i cammini di fede, il catechismo, i Grest e i campi scuola.
– È in crescita la pastorale giovanile. Desidero, qui, ringraziare i sacerdoti, i catechisti e gli animatori della nostra Diocesi: sono doni del Signore. Preziosi per il servizio che svolgono. Ammirevoli per l’amore, la gratuità, la convinzione e la gioia che portano nel cuore’.
 
Ha trovato solo aspetti positivi?
‘Purtroppo no! Ho incontrato anche problemi, sofferenze, sogni infranti. Penso a : chi è rimasto senza lavoro; chi è senza casa; chi è preso nella rete dell’alcool e della droga; chi cede alla tentazione del furto e degli scippi; chi si lascia prendere dalla violenza.
Fa star male constatare la fragilità nel mantenere gli impegni. Fragilità presenti in chi vive la vita sponsale, familiare, in chi vive una vocazione religiosa, in chi si assume dei servizi da compiere.
La crisi dei valori a livello etico, la crisi economica e finanziaria fanno sentire sempre di più le loro conseguenze. Ho avvertito aria di tristezza e di pessimismo. Si diffonde un clima di incertezza e di paura per il futuro. La gente è preoccupata. I Centri di Ascolto della Caritas che operano sul territorio sono buone antenne che registrano bisogni, paure, incertezze e forti preoccupazioni’.
 
Cosa propone al termine della Visita Pastorale?
Quali accentuazioni intende dare alla pastorale?
‘Ho scritto una lettera per ogni parrocchia per sottolineare quanto di bello ho trovato in ogni comunità, i problemi più sentiti e le indicazioni pastorali che mi sembrano più adatte ad ogni situazione. Qui posso elencare alcuni aspetti della pastorale che ho visto come prioritari e urgenti. 
– Clima di conoscenza e di fraternità da chiedere nella preghiera e da accogliere e vivere con molto impegno. Ritengo molto importante: realizzare relazioni serene, belle e sane tra le persone; vivere in una logica di comunione e di corresponsabilità.
– Accompagnare i genitori nel trasmettere la vita di fede ai figli. Abbiamo formato catechisti battesimali. Stiamo programmando esperienze nuove per i cammini di fede dei fanciulli.
Pastorale familiare. Insistiamo sulla preparazione dei fidanzati al matrimonio e sulla formazione dei Gruppi Sposi o Gruppi Famiglie. Vorremmo essere presenti a Milano al Convegno mondiale delle famiglie.
Pastorale Giovanile. Stiamo vivendo un buon momento. Abbiamo sacerdoti, animatori e iniziative che considero doni del Signore. Occorre continuare su questa strada.
Pastorale vocazionale. Credo sia importante svilupparla. Ogni fratello e sorella viva la vita come dono di Dio e come risposta alla chiamata del Signore. In questo terreno fioriranno anche le vocazioni al matrimonio, alla vita sacerdotale e consacrata. Particolare attenzione si dovrà avere per il nostro Seminario.
– Vita di amore, di comunione e Caritas. Stiamo vivendo momenti particolarmente difficili. Tante povertà bussano alle porte della Chiesa. Dobbiamo far crescere la cultura dell’accoglienza, della solidarietà, di una vita più sobria, di maggiore attenzione a chi ha bisogno, della logica del servizio, di una convivenza pacifica. Guai se scoppiano reazioni violente. L’evangelizzazione, la vita di preghiera, la presenza della Caritas sono oggi di importanza capitale. Aumentano le persone anziane e bisognose di presenze amiche. In questo tempo abbiamo dato ‘anni alla vita’! Ora occorre dare ‘vita agli anni’.
Immigrazione. Sta crescendo: dall’Unione Europea e da paesi extracomunitari. Siamo all’11% di presenze. Spesso sono un dono per alcuni settori lavorativi. L’inserimento e l’accoglienza non sono sempre facili. Ora, la crisi rischia di far crescere le situazioni problematiche. La comunità cristiana può fare tanto. In questo anno poi vogliamo crescere nella corresponsabilità e nella fraternità, specialmente a livello vicariale (cfr. Lettera Pastorale 2011-2012)’.
 
Terminata la Visita Pastorale’
‘Si riparte!
Desidererei dedicarmi ad alcuni impegni che, durante la Visita Pastorale, ho dovuto frenare: preghiera, studio, colloqui personali, confessioni, visita alle varie realtà della Diocesi, partecipazione ad alcuni momenti della vita della comunità ecclesiale e della vita civile.
Nel mio cuore c’è il desiderio di dare più tempo ed energia per sostenere e far crescere: 
– la pastorale familiare;
– la pastorale giovanile;
– la fioritura di relazioni belle e serene tra le persone;
– la comunione e la collaborazione nei vicariati’.
 
Quali segni visibili lascia dopo la Visita Pastorale?
‘I segni più preziosi che spero rimangano nel cuore delle persone e nelle comunità sono quelli invisibili agli occhi umani, ma ben visibili agli occhi della fede: uno scorrere più abbondante di Grazia di Dio, una più convinta e gioiosa vita di fede, maggiore comunione tra i credenti (sacerdoti, religiosi e laici), desiderio di testimoniare Cristo.
Ma ci sono anche piccoli segni che ben volentieri ho lasciato:
– Una lampada: era accesa durante la Visita Pastorale. Spero possa restare come piccola memoria.
– Un cartoncino con la figura di S. Apollinare e la preghiera per la Visita Pastorale. È una preghiera sempre attuale.
– Un cartoncino con la croce di Agnello che ho lasciato ad ogni Messa, a conclusione della Visita Pastorale.
– Targa di bronzo: è stata preparata, in numero limitato, proprio per ricordare la Visita Pastorale. Riporta la ‘croce arcivescovile di Agnello’ in forma moderna. Sarà murata in ogni chiesa.
– Ad ogni comunità parrocchiale è stata inviata una Lettera pensata per ‘quella’ parrocchia, con indicazioni e suggerimenti.
– ‘Celebrare bene celebrare in comunione’. È un opuscolo (in corso di stampa) che ho pensato per sacerdoti e per operatori pastorali. Invece di un ‘promemoria’ per ogni parrocchia, ho pensato di raggruppare sottolineature, inviti e richiami in un unico libretto. Con preghiera di leggerlo e tenerne presente le indicazioni’.
 
E in Lei, quali segni rimangono?
‘Cinque anni intensi.
Un bellissimo ricordo. Gioiosa fatica. Una delle esperienze più belle del ministero episcopale. L’incontro con tantissimi fratelli e sorelle e con tante persone del territorio. Un grande e prolungato ‘bagno di umanità e di comunione’. Occhi luminosi di bimbi. Mille domande dei fanciulli. Interrogativi esistenziali dei giovani. Gioie e problemi degli adulti, delle famiglie e delle comunità . Occhi bagnati da lacrime di commozione negli anziani e nei malati.
Una conoscenza capillare delle parrocchie e dei paesi. Posso dire: ‘conosco ora la realtà diocesana e il territorio un po’ come le mie tasche’.
E per questo porto tutti nel cuore e nella Messa quotidiana’.