Andrea Marchetti diventerà diacono permanente

Andrea Marchetti
diventerà diacono permanente

Dal “RisVeglio Duemila”  N. 44/2015

 

Inizia da questo numero la collaborazione con i diaconi della nostra Archidiocesi e con il gruppo di laici che si sta preparando al diaconato. In questa occasione abbiamo intervistato Andrea Marchetti a pochi giorni dalla sua ordinazione diaconale; insieme a lui, ci saranno cinque laici che faranno la candidatura al diaconato permanente: Davide Riminucci di San Giuseppe Operaio, Mauro Pavan e Andrea Romagnoli di Portomaggiore, Giampiero Micelli di Punta Marina, Anton Diac di Castiglione di Cervia-Ravenna.

 

Andrea, quando e dove avverrà la tua ordinazione diaconale e da chi sarà presieduta?

“Lunedì 7 dicembre alle 18.15 nella Santa Messa vigiliare dell’Immacolata riceverò il sacramento dell’Ordine per le mani del nostro arcivescovo Lorenzo, nel santuario mariano di Santa Maria in Porto. Ci saranno altri cinque compagni che professeranno il loro impegno di mettersi in cammino verso questo sacramento attraverso la prima tappa pubblica, la candidatura”.

 

Raccontaci qualcosa della tua vita: cosa fai, quale è stato il tuo cammino e come si è sviluppato il tuo rapporto con la Chiesa e con la fede.

“Provengo da San Romualdo, parrocchia di campagna di un migliaio di persone. Ho ricevuto i sacramenti dell’iniziazione cristiana da don Rino Baravelli; ricordo le mie catechiste con la dottrina di Pio XI e poi il post-cresima con Marco. Nel 1978 arrivarono a San Romualdo, Ugo e suor Bernarda, portando il Movimento Eucaristico Giovanile. Devo molto a questo Movimento, portato avanti da padre Sauro De Luca, gesuita: mi ha insegnato a mettere al centro l’Eucaristia, la Parola di Dio, ad amare i fratelli e vivere la comunità; a essere il 13° apostolo, cioè essere missionari, essere uomini eucaristici.

Nel 1983 ho incontrato due persone: Antonia, con la quale mi sono sposato e insieme abbiamo con gioia ricevuto il dono di ben sei figli, e padre Orfeo, che per anni è stato la nostra guida spirituale. Quello con la comunità di Valleripa è stato un incontro con la spiritualità orientale e monastica, l’andare alle origini delle prime comunità cristiane; è stata una scuola di preghiera. Nel 1992 padre Orfeo mi propose di pensare a un cammino verso il diaconato; in quell’anno, con la famiglia, ci trasferimmo presso il centro ‘Benigno Zaccagnini’ a San Michele; è un centro diurno e residenziale per persone disabili, di proprietà dell’Opera Santa Teresa e gestito dalla Coop. Soc. La Pieve. L’essere all’interno dell’Opera è stato un altro dono del Signore: vivere con questi disabili, questi puri di cuore, significa ricevere molto in termini di affetto, di comprensione di cosa voglia dire mettersi con umiltà nelle mani degli altri, della presa di coscienza di come ognuno di noi abbia il dovere di prendersi cura di questi ‘piccoli del mondo’. La malattia e la salita in cielo di Antonia nel 2000 sono stati una prova, un dolore molto grande sia per i figli che per me, un periodo di crisi e di fatiche. Il Signore mi ha poi riservato un altro dono: Michaela, la mia attuale moglie, che nel suo amore per me ha accolto tutto il mio mondo, la mia grande famiglia, la scelta di vivere all’interno della Pieve e anche, dopo qualche anno dal matrimonio, il cammino verso il diaconato. Il 2006 è stato un anno ricco di eventi: sono diventato nuovamente padre con la nascita del mio settimo figlio, il 30 settembre ho professato la mia candidatura, il 14 ottobre ho ricevuto il ministero del lettorato. Nel 2009 sono diventato nonno. Il 22 luglio del 2011 ho ricevuto il ministero dell’accolitato. Vorrei ringraziare anche altri sacerdoti che mi hanno accompagnato in questo mio cammino: don Piergiorgio Montanari, padre Biagio gesuita, don Francesco Marzocchi, don Alberto Camprini, don Settimio Levorato, don Sante Bertarelli, don Alberto Graziani, padre Paolo Barani, padre Paolo Carlin, e da ultimi don Pierre Laurent Cabantous e don Dario Szymanowski; per le preghiere i monaci e monache della Piccola Famiglia della Risurrezione, le suore di Santa Teresa, le monache Carmelitane, le Clarisse minori di Ferrara e tanti altri fratelli e sorelle nella fede”.

Diventare diaconi permanenti non è cosa semplice: hai condiviso questo progetto con tua moglie, con i figli?

“Essendo il diaconato che si innesta sul sacramento del matrimonio e non viceversa, è indispensabile e fondamentale la condivisione con la propria moglie. Il sacramento in se è personale, ma il diaconato si vive insieme, ognuno con il suo ruolo. La grazia che ne scaturisce si trasferisce anche in Michaela, perché lei sarà il mio cuore, il mio sostegno, in quello che diventerò e farò.

Anche la famiglia potrà godere di questa Grazia, dal momento in cui sarà in grado di accoglierla e riconoscerla. Indispensabili sono stati gli incontri di formazione spirituale ed importantissima la comunità dei diaconi, attraverso i momenti di fraternità e di confronto che hanno aiutato in particolare Michaela a capire che questo sacramento non toglie nulla al Matrimonio ma anzi dona una grazia in più, per il bene comune di tutti. In questo cammino non siamo soli ma all’interno di una comunità che ci affianca e ci aiuta nel confronto sincero e costruttivo. I figli! La maggior parte di loro sono contenti di questa mia vocazione. Certo la paura che questa novità mi porti ulteriormente fuori dalla famiglia, c’è. Altri sono più in difficoltà e non riescono a vivere con gioia questa mia Chiamata”.

Quali studi e quali tappe hai dovuto compiere per giungere a questa meta?

“A settembre del 1992 ho iniziato a frequentare l’Istituto di Scienze Religiose di Ravenna, che prevede 36 corsi di studi teologici, filosofici, sociologici, ecc. Li ho conclusi dopo diciotto anni. Lo studio è stato faticoso ma indispensabile per la crescita personale, per la presa di coscienza di ciò a cui mi sentivo chiamato. Ho capito che siamo chiamati a rendere ragione della speranza che è in noi e che per far questo è necessario prepararsi”.

 

Ora diventerai diacono: hai già una parrocchia di riferimento e cosa ti aspetti da questa tua nuova chiamata?

“Mi aspetto innanzitutto la Grazia che scaturisce dal sacramento. Faccio servizio presso le parrocchie di Piangipane, Santerno e Camerlona, affiancando don Dario e il diacono Matteo Valentini. Sono ben cosciente che un diacono è al servizio del Vescovo come lo è un sacerdote e che a lui prometterò ubbidienza. Inoltre, vivendo all’interno di una struttura della Coop. La Pieve, il mio servizio lo sento molto anche all’interno di questa realtà e dell’Opera. Infine, più importante di tutto è il mio diaconato in famiglia. Purtroppo, anche per carattere, uno dei rischi maggiori è dimenticarmi che il mio dovere principale è vivere la diaconia come sposo e padre di famiglia”.

 

Intervista a cura di Fabrizio Casanova