Servizio civile in oratorio

Servizio civile in oratorio  
Dal “RisVeglio Duemila” N. 22/2017
  Il Servizio civile in mezzo al guado. Ma con ottime prospettive per il futuro. In attesa che il servizio civile diventi davvero universale (come stabilito dal decreto legge approvato nel novembre scorso), si moltiplicano le opportunità per i giovani di “partire”. E la destinazione da quest’anno, grazie alla collaborazione da tempo rodata tra Caritas e Pastorale Giovanile, potranno essere anche gli oratori cittadini. “L’obiettivo è quello di contrastare la dispersione scolastica – spiega Antonio Chiusolo – responsabile del servizio civile per la Caritas –: ci pare sia un terreno nel quale anche le istituzioni faticano a dare risposte, soprattutto nelle zone più periferiche. Ed è per questo che il progetto nasce in stretto collegamento con le istituzioni: con le Politiche Giovanili del Comune di Ravenna, ma anche con l’assessorato competente di Portomaggiore per l’oratorio e l’Informagiovani di Mezzano”. Saranno quindi 10 i posti messi a bando l’anno prossimo dalla Caritas: due, nell’ambito del servizio civile regionale (termini già scaduti) e altri otto nell’ambito del bando nazionale (in scadenza il 26 giugno, ore 14), per il supporto al centro d’ascolto diocesano di piazza Duomo e per gli oratori della diocesi: in particolare San Pier Damiano, Mezzano e Portomaggiore. Con un aumento notevole delle opportunità rispetto agli ultimi anni. L’anno scorso ad esempio sono “partiti” due ragazzi per il servizio civile in Caritas: “Il numero è variato molto proprio in base ai fondi destinati – precisa il responsabile della Caritas –: siamo partiti nel 2001 con numeri piccoli, nel 2006 e nel 2007 siamo arrivati a 10 volontari e negli ultimi anni, con la crisi di questo istituto eravamo tornati a due posti”. Ora il clima sembra cambiato: “Il nuovo decreto sul servizio civile universale ha ampliato di molto le prospettive. Le nuove regole le avremo a gennaio 2018 ma già si può prevedere che i fondi non diminuiranno, anzi. A patto che gli enti assicurino una progettualità forte, che siano strutturati sul territorio, con più sedi (la Caritas, considerata come ente nazionale, ha queste caratteristiche) e soprattutto la chiave sarà fare rete con il territorio”. Proprio quello che cerca di fare il nuovo progetto negli oratori. Mentre sul fronte della progettualità, la Caritas ha ormai sviluppato competenze e pratica da “vendere”: “Quanti ragazzi sono passati in servizio civile da noi? Oltre 40 dal 2001 ad oggi in servizio civile volontario – quantifica Chiusolo – ma prima, dal ’78 in avanti sono stati 750 gli obiettori di coscienza che hanno prestato servizi in Caritas”. In molti casi si tratta di un’esperienza che cambia la vita, assicura il coordinatore (obiettore a sua volta): “Il passaggio avviene già nel momento di formazione iniziale, quando si confrontano con la dimensione socio-culturale di quel che stanno facendo e del valore che ha per la società. In quei mesi spesso si sviluppa il senso della cittadinanza attiva, oltre che individui iniziano a sentirsi parte di una comunità, mentre prima il concetto di territorio per molti è vago: anche se magari fanno parte di una parrocchia e hanno sempre fatto animazione, faticano a comprendere il senso civile che questo ha”. In questo contesto i mesi di servizio civile, sono “prove di volo” per l’impegno successivo: in politica, per qualcuno, nel volontariato, per molti, da semplici cittadini più attivi, per quasi tutti. “Il gioco però funziona solo se ‘funzionano’ gli adulti – avverte Chiusolo –: se l’ente non mette al centro il volontario di servizio civile, non ha un progetto su di lui e invece lo ‘usa’ solo per garantire un servizio, non funziona. Ovviamente serve un importante investimento di tempo e risorse da parte dell’ente: proprio quello che ha fatto desistere molti dal farlo con le nuove regole”.  
Daniela Verlicchi