Otto per mille, la carità prima destinazione
Dal “RisVeglio Duemila” N. 20/2017
È destinata alla carità (non solo al centro d’ascolto di piazza Duomo, ma a tutte le realtà caritative che fanno capo alla Chiesa sul territorio: San Rocco, Santa Teresa in primis) la quota maggiore della destinazione dell’8 per mille in diocesi per l’anno 2016. Si tratta di quasi il 50% dei fondi utilizzati l’anno scorso, in costante aumento negli ultimi anni: cioè 680mila euro su un totale di un milione 525mila (cifra che non comprende la quota gestita dall’Istituto Sostentamento Clero per la retribuzione dei sacerdoti).Ma l’otto per mille è anche il motore di importanti opere di restauro e consolidamento, di nuovi progetti e anche di molte delle attività pastorali. Con l’ultima tranche da 70mila euro del finanziamento Cei, ad esempio, l’anno scorso è stato possibile completare l’oratorio parrocchiale di San Biagio con le aule per il catechismo, e proseguire i lavori di consolidamento delle chiese di Portoverrara e San Vito (per un totale di 85mila euro), dopo il terremoto del 2012 che aveva toccato marginalmente anche queste zone della nostra diocesi.Con i fondi dell’otto per mille (200mila euro nel 2016), ancora, sarà possibile completare la nuova sede dell’archivio e della biblioteca arcivescovile, il cui cantiere è ormai in dirittura d’arrivo. Insomma, i fondi dell’otto per mille sono linfa per molte delle realtà che, possiamo dire, “concretizzano” il Vangelo sul territorio, non solo “dando da mangiare agli affamati” ma anche permettendo il suo annuncio a sempre più persone. L’utilizzo di questi fondi porta però con sé una responsabilità, come spiega Mauro Salvatore, il nuovo economo Cei, nell’intervista di Riccardo Benotti del Sir che abbiamo pubblicato nel primo numero di maggio: “Non sono fondi privati – spiega –, ma risorse che arrivano per libera scelta dei cittadini. Quindi abbiamo una responsabilità precisa perché si renda conto del loro utilizzo”. La trasparenza nell’utilizzo, prima, e nella rendicontazione poi sono oggi i principii di base con il quale la Cei assegna questi fondi e anche un percorso sul quale andare avanti con sempre maggiore impegno e un focus sui progetti messi in campo e sulle loro ricadute concrete. Non è solo una questione formale: occorre raccontare il bene che si fa con questi fondi perché, come spiegava l’incaricato diocesano per il Sovvenire Alfeo Borazio a Risveglio Duemila, “spesso non ci rendiamo conto di quanto si può fare con una firma”. Persone che bussano al centro d’ascolto, ma anche ragazzi che frequentano i nostri oratori o fedeli che attraverso l’attività ordinaria di pastorale orientata dagli uffici diocesani continuano a fare esperienza di Dio e del Vangelo: bisognerebbe “chiedere a loro” come dice la pubblicità, a “cosa serve” l’otto per mille.Ogni settimana sulle colonne di Risveglio proviamo a darne conto. Oggi cerchiamo, anche con le tabelle a fianco, di illuminare il legame tra le tante attività diocesani e la loro “benzina”. Sono quattro i canali attraverso i quali vengono utilizzati i fondi 8 per mille in diocesi: interventi per esigenze di culto (ai quali l’anno scorso sono stati destinati 674.400 euro), interventi caritativi (680.022 euro), per l’edilizia di culto e socio-caritativa (70.800 euro) e per i beni culturali (102.271 euro).
Le “esigenze di culto” comprendono molte delle attività pastorali e di struttura che la diocesi, attraverso i suoi uffici e la Curia, porta avanti. Sulle attività pastorali dei vari uffici l’anno scorso la diocesi ha investito 85mila euro di fondi 8 per mille. Con gli stessi fondi si sostiene la formazione di chi frequenta l’Istituto di Scienze Religiose di Forlì (il punto di riferimento per la Romagna), il funzionamento dell’archivio e della biblioteca diocesana attuali ma anche la nuova sede (investiti 200 mila euro). Ancora, si sostengono le parrocchie in difficoltà (61mila euro), il seminario (20mila), il Centro Dantesco e le spese vive di collegamento con la missione diocesana in Perù (i viaggi di missionari), mentre la solidarietà per Carabayllo deriva da offerte di parrocchie e della diocesi.
Interventi caritativi.La maggior parte dei fondi (222mila euro) in questo settore sono destinati alle attività della Caritas diocesana e a progetti specifici come Volontari Volentieri per la sensibilizzazione e l’educazione alla carità in collaborazione con il Coordinamento Link. Accantonati altri 130mila euro per progetti pluriennali della Caritas stessa. Per il resto, i fondi 8 per mille sono destinati alle attività caritative di Santa Teresa (180mila euro) e della mensa e del dormitorio di San Rocco (120mila) e al sostegno con beni di prima necessita a chi è ristretto nella casa circondariale di via Port’Aurea. Una quota minore (l’anno scorso 20mila euro) è destinata direttamente dall’arcivescovo, come tutti gli anni, a situazioni di particolare bisogno.
Beni Culturali.L’anno scorso in questo ambito sono stati destinati 102.271 euro che sono stati utilizzati per proseguire il restauro e consolidamento delle chiese di San Vito e Portoverrara, nel ferrarese, danneggiate dal terremoto del 2012. 26mila euro, invece, per il restauro di libri o opere all’interno della biblioteca e dell’archivio arcivescovile.
Edilizia di Culto.Con i fondi dell’8 per mille 2016 è stato anche possibile completare il progetto dell’oratorio di San Biagio, un progetto da un milione di euro in totale (quest’anno è stata finanziata l’ultima tranche da 70mila euro), di cui il 70% è arrivato da fondi Cei.
Daniela Verlicchi