C’è un tempo per… il presepio

C’è un tempo per… il presepio
 
 
Ogni anno, a Natale, torna sempre più spesso di attualità nelle nostre scuole il tema.
 
A chi fa paura Gesù Bambino? Quale effetto sconsiderato e violento produce un neonato in una grotta con i suoi genitori, un bue, un asinello di duemila anni fa?
 
Quale cattivo messaggio o quale contaminazione negativa consegna un bimbo piccolo ai nostri bambini, ai nostri giovani, ai nostri ragazzi?
 
Credo che non ci possa essere religione o, vero o falso che sia, ateismo che possa davvero considerare pericoloso e lesivo di qualsiasi diritto o regola un presepio o la rappresentazione cristiana del Natale.
 
Capisco, un uomo più o meno paffuto con la barba bianca, vestito di rosso su una slitta piena di regali trainata da renne o un albero con tante lucine e una stella in cima, non creano danni, sono innocui, producono anche allegria: in altre parole possono stare dappertutto, anche nelle scuole e in tutti i luoghi pubblici.
 
Un Dio che sceglie un modo curioso e singolare di entrare nella storia è un po’ diverso.
 
Ma soprattutto è un po’ diverso che Dio decida di venire ad abitare in mezzo agli uomini; Dio non sta lassù nel mondo delle idee, non vive di solo spirito, non vive solo nella fantasia o nei pensieri, ma si incarna.
 
La vicenda si complica: Dio ci tocca e si fa toccare.
 
E’ un mistero! Il Dio Cristiano, incarnandosi, dà un senso alla storia in generale e alle nostre storie in particolare.
 
Il mistero genera domande.
 
E’ questo il problema: quel Dio fatto uomo, nato in una grotta da due umili persone al freddo, fa pensare e fa sorgere delle domande.
 
Anche i nostri bambini, i nostri ragazzi, i nostri giovani di fronte a quella mangiatoia, di fronte a quel bambino senza regali, rischiano di potersi porre delle domande.
 
Non offende nessuno, ma qualcuno può porsi delle domande.
 
Buon presepio e soprattutto buon Santo Natale!!!
 
 
Enrico Maria Saviotti