2° Incontro di formazione I.R.C.
Dal ‘RisVeglio Duemila’ N. 9/2011
Venerdì 18 febbraio scorso, presso la Parrocchia di San Giuseppe operaio di Ravenna, si è svolto il secondo incontro di formazione degli insegnanti di religione della nostra Diocesi. Come nell’appuntamento di settembre scorso, il relatore è stato il prof. Fabrizio Foschi, presidente nazionale dell’associazione Diesse, che ha illustrato e riflettuto su un importante documento della Cei, pubblicato di recente, dal titolo: ‘Educare alla vita buona del vangelo-orientamenti pastorale dell’episcopato italiano per il decennio 2010-2020’. In questi ultimi anni la Chiesa sta proponendo a gran voce la necessità di reinterrogarsi sul significato dell’ educazione e di affrontare ciò che il Papa stesso ha definito l’emergenza educativa, ovvero il fatto che sono venuti a mancare sia punti di riferimento valoriali che figure educative affidabili. A questa problematica, (rilanciata, tra l’altro, anche da diversi interventi del cardinal Caffarra consultabili sul suo sito personale) ha fatto eco anche il testo del Comitato per il progetto culturale della Cei dal titolo ‘La sfida educativa’,del 2009, con prefazione del cardinal Camillo Ruini. Il tema è così diventato prioritario per la Chiesa italiana, a tal punto da dedicarvi un documento che possa indirizzare la pastorale dei prossimi dieci anni.
Il prof. Foschi ha commentato alcuni passi del documento pastorale redatto dai vescovi italiani e ha messo in evidenza alcuni contenuti preziosi per chi, come gli insegnanti di religione, sono coinvolti doppiamente in questo compito dell’educare: come insegnanti in generale e come chiamati a essere testimoni di vita buona, evangelica. La prima, emblematica, affermazione del relatore è che l’educazione è la risposta alla crisi attuale. Ancor prima che economica e politica, la crisi che viviamo oggi è sintomo di mancanza di un significato esauriente dell’esistenza e, finalità stessa dell’educazione, è proprio rispondere a questa che è una necessità interiore dell’uomo. Tuttavia, per educare (secondo importante concetto dell’intervento), è necessario riorientare il desiderio, catturato e sopito dal materialismo imperante, orientarlo verso quelle domande le cui risposte sono in grado di dissetare realmente l’animo umano. Si è giunti oggi ad una nirvanizzazione degli interessi e degli stessi conflitti, ha affermato il relatore, ovvero sopraggiunge sempre più negli animi dei nostri ragazzi, come in quello degli adulti, un vuoto di significato (come dicevamo prima), ma anche di identità. Paradossale, infatti, che proprio nell’era dell’esaltazione della soggettività, la persona si trovi in crisi d’identità, tale per cui risulta arduo interagire con gli altri per progetti comuni di socialità (fenomeno confermato anche da un’indagine Censis recente): se non so chi sono, non posso sapere nemmeno cosa posso fare insieme agli altri.
Un altro passaggio della relazione ha riguardato l’esempio cristologico: come educa Gesù? Qual è il suo metodo? Gesù è capace di far emergere il desiderio di domande di senso che covano sotto la cenere dell’animo, spesso fatto a pezzi da esperienze negative o da falsi maestri. La peculiarità dell’azione educativa di Gesù è di puntare sul venite e vedrete, necessitante della dimensione relazionale. Citiamo un’altra affermazione del relatore: l’educazione è una dimora, in essa avviene l’incontro e ha luogo quel dialogo che fa emergere le domande e le risposte, è così, continua il professore, che l’educazione raggiunge il suo vertice e la sua finalità. Infine il documento Cei, rivolgendosi direttamente agli Insegnanti di religione, al capitolo IV, li invita ad accogliere la sfida generale che oggi la scuola deve affrontare: offrire il patrimonio culturale, aiutare a leggere il presente e far crescere il senso del bene comune. Proponiamo, a conclusione di questa sintesi, uno dei passi più significativi del documento Cei riportato dal prof. Foschi; è una specie di cartina di tornasole per ogni insegnante ed educatore che voglia riflettere sulla sua azione educativa: ‘Educare richiede un impegno nel tempo, che non può ridursi a interventi puramente funzionali e frammentari; esige un rapporto personale di fedeltà tra soggetti attivi, che sono protagonisti della relazione educativa, prendono posizione e mettono in gioco la propria libertà. Essa si forma, cresce e matura solo nell’incontro con un’altra libertà; si verifica solo nelle relazioni personali e trova il suo fine adeguato nella loro maturazione. [‘] Il processo educativo è efficace quando due persone si incontrano e si coinvolgono profondamente [‘]’ (cap. III).
Cristian Simoni
Insegnante I.R.C.
Ufficio Pastorale Scuola e I.R.C.