Don Luigi Ciotti incontra i ragazzi

Don Luigi Ciotti incontra i ragazzi a Ravenna

Dal ‘RisVeglio Duemila’ N. 8/2011
 
 
‘La nostra provincia è indenne da insediamenti stabili della criminalità organizzata, tuttavia è una terra di riciclaggio del denaro da parte di mafia, ‘ndragheta e camorra’; lo ha detto il Procuratore Capo Roberto Mescolini, durante una conferenza stampa convocata martedì 16 febbraio nell’aula della Corte d’assise di Ravenna, dove è stato presentato un convegno di studi sul tema delle infiltrazioni mafiose che si è poi tenuto il giorno seguente. Anche Ravenna, deve stare prestare massima attenzione al possibile radicarsi della criminalità organizzata, che peraltro è già ben presente attorno a noi, a Rimini, a Bologna, a Parma, solo per fare alcuni esempi. Ben vengano, a tal fine, le annunciate iniziative di formazione, informazione e professionalizzazione delle forze investigative. E ben venga tutto ciò che è utile a ‘formare’ alla legalità, al rispetto delle regole; a tal proposito, commentiamo l’incontro che Don Luigi Ciotti ha avuto con numerosi studenti ravennati.
Un intervento appassionato e centrato sul rispetto della regole e sulla partecipazione attiva alla vita civile: Don Luigi Ciotti ha scaldato i cuori e le menti degli oltre trecento ragazzi di terza media e di alcune classi dell’Olivetti che gremivano la sala di Largo Firenze, lo scorso 17 febbraio. L’incontro è stato preceduto dal saluto del Sindaco Fabrizio Matteucci, del Prefetto di Ravenna Bruno Corda e dei ragazzi dell’Associazione Pereira che hanno promosso insieme con l’Istituzione Istruzione e Infanzia del Comune il progetto ‘Liberi dalle Mafie’; lo ha poi aperto l’Assessore Electra Stamboulis. Don Ciotti è il fondatore del ‘Gruppo Abele’, nato nel 1966, che si occupa di volontariato, intervenendo su numerose realtà segnate dall’emarginazione. Nel 1995 ha fondato ‘Libera-Associazioni, nomi e comuni contro le mafie’ un network ch coordina oggi nell’impegno antimafia oltre settecento associazioni e gruppi, sia locali che nazionali e del quale egli è presidente.
Il sacerdote ha risposto alle domande dei ragazzi, riguardanti l’Associazione Libera e la sua lotta contro la mafia.
‘A Libera aderiscono realtà nazionali molto diverse fra loro ‘ ad esempio l’Azione Cattolica, l’Arci, l’Agesci, i Sindacati di polizia ‘ che hanno un comune obiettivo: affermare la legalità e la giustizia. I comportamenti illegali riguardano tutti e perciò occorre essere persone attive, che lottano per difendere i principi alla base della vita sociale. La criminalità mafiosa ha un potere sovranazionale, è radicata ovunque: un solo dato, la ‘ndragheta gestisce tutto il mercato del Nord Europa della cocaina. Anche a Ravenna è diffuso l’uso di droghe, ebbene, il mercato degli stupefacenti è in mano alla mafia, così come, per larga parte, quello della tratta delle ragazze costrette a prostituirsi. E il denaro che la mafia guadagna da queste attività, lo reinveste in beni, in servizi, anche sulle vostre spiagge. La nostra Associazione si pone tre obiettivi: promuovere una giornata all’anno in cui ricordiamo tutte le vittime di mafia; far lavoro di informazione e denuncia nelle scuole, nelle università, perché i ragazzi e i giovani facciano percorsi di approfondimento di queste tematiche, senza essere superficiali e fermarsi a quanto propina loro la tv; promuovere sempre più la confisca e l’uso sociale dei beni dei mafiosi. Oggi centinaia di giovani lavorano su beni confiscati, anche se è difficile. Spesso i mafiosi minacciano o fanno attentati, come è capitato a Latina, nei vigneti confiscati al boss Francesco Schiavone (detto ‘Sandokan’) e affidati a una cooperativa: una notte, prima del raccolto, furono tutti tagliati e rovinati. Però si sparse la voce e 1.200 ragazzi delle Superiori, il giorno dopo e sotto la pioggia, raccolsero l’uva, la lavarono rendendola pronta per essere trasformata in vino. Dico questo per dimostrarvi che voi ragazzi siete meravigliosi e capaci di molta generosità,. La legalità ha bisogno del rispetto delle regole e tutti dobbiamo iniziare a farlo anche nelle piccole cose, nei comportamenti quotidiani fra amici, con le famiglie e nella comunità‘.
Don Ciotti ha ricordato le vittime di mafia (da Giovanni Falcone a Paolo Borsellino, agli uomini delle scorte’), affermando che anche la Chiesa ha dato il suo tributo di sangue: sacerdoti come Don Puglisi o Don Diana sono stati uccisi perché contrastavano, l’azione criminale della mafia.
La Chiesa, tuttavia, non ha arretrato mai di un passo anzi, ha alzato forte la voce, come fece Giovanni Paolo II il 9 maggio 1993 dalla valle di Agrigento. Al momento di congedarsi, egli affermò: ‘Dio ha detto una volta: Non uccidere. Non può l’uomo, qualsiasi uomo, qualsiasi umana agglomerazione, qualsiasi mafia, non può cambiare e calpestare questo diritto santissimo di Dio (‘). Qui ci vuole una civiltà della vita. Nel nome di Cristo crocifisso e risorto, di questo Cristo che è Via, Verità e Vita, mi rivolgo ai responsabili: convertitevi! Un giorno verrà il giudizio di Dio!’. Dietro questo forte intervento, ha detto Don Ciotti, c’era stato, poche ore prima, una visita ai genitori di Rosario Livatino, il giovane magistrato ucciso dalla mafia. Durante l’incontro, il Papa aveva letto una frase dal diario di Livatino, una frase che riassume il significato profondo, per chi ha fede in Dio, del quotidiano e costante impegno civile nella società; scriveva infatti, il magistrato: ‘Alla fine della vita non ci viene chiesto di essere buoni credenti, ma credibili’.
 
Il prossimo appuntamento su questi temi, aperto a tutta la cittadinanza, sarà lunedì 7 marzo, in serata, all’Almagià, con il magistrato Giuseppe Ayala, il giornalista e scrittore Carlo Lucarelli e la docente Stefania Pellegrini.
Fabrizio Casanova
 
 
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