La conferenza sulla nuova Evangelizzazione

Mons. Rino Fisichella e la conferenza sulla nuova Evangelizzazione

Dal ‘RisVeglio Duemila’ N. 4/2011
 
 
Un lungo applauso caloroso ha accolto Mons. Rino Fisichella al suo ingresso nella Sala del Palazzo dei Congressi, martedì 18 gennaio, in occasione dell’incontro diocesano dedicato a ‘La nuova Evangelizzazione’. Iniziativa voluta dalla Scuola di formazione teologica ‘S. Pier Crisologo’, in continuità con il Corso diocesano di formazione che ha visto coinvolte e impegnate le varie realtà della nostra Chiesa ravennate, nei mesi di ottobre e novembre 2010, con una partecipazione numerosa e costante.
Come nelle belle serate che hanno visto la chiesa di San Simone e Giuda affollata di laici, religiosi e sacerdoti, così anche martedì scorso la grande sala del Palazzo dei Congressi era piena oltre il numero dei posti a sedere disponibili. Una bella risposta, fraterna e corresponsabile, come ha sottolineato nel suo intervento conclusivo l’Arcivescovo, che testimonia il desiderio di condividere momenti importanti per la crescita personale e comunitaria, e il bisogno di ascoltare parole di verità e di incoraggiamento per un impegno rinnovato.
Mons. Rino Fisichella è stato recentemente nominato da Benedetto XVI responsabile del Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione, istituito dal Pontefice con il motu proprio Ubicumque et semper (Ovunque e sempre), per rispondere con nuove iniziative missionarie alla progressiva desertificazione religiosa del mondo occidentale, dove dovrebbero essere storicamente più profonde le radici cristiane, mentre, in realtà, assistiamo ogni giorno a una sempre più vasta apostasia della fede.
Rievangelizzare, cioè tornare a seminare terreni un tempo fertili e produttivi e ora inariditi, ma con modalità e strumenti nuovi, consoni ai nostri giorni, attraverso l’indispensabile utilizzo dei nuovi media, i pulpiti moderni, mezzi straordinari che possono divulgare istantaneamente la Parola ovunque, e anche attraverso la promozione del Catechismo della Chiesa Cattolica, definito dal Pontefice: ‘formulazione essenziale e completa del contenuto della fede per gli uomini del nostro tempo’.
Ma dov’è la fede oggi? E’ ancora possibile credere, siamo ancora capaci di comprendere che abbiamo bisogno di salvezza e che non possiamo salvarci da soli?
Mons. Fisichella ha rivolto questi grandi interrogativi all’uditorio attento, piccolo segno di un popolo credente che ha voglia di esprimere risposte ma ha bisogno di vincere timori e incertezze, indotte da una pressione mediatica e culturale che appiattisce la dimensione spirituale dell’uomo all’edonismo dell’effimero e al relativismo etico, e relega ai margini il cristianesimo. Nell’attuale debolezza della ragione, la conseguenza della crisi della fede sono l’apatia, l’indifferenza, la banalizzazione dei sentimenti più profondi e veri, l’arroganza di chi presume di farsi creatore e manipolatore della vita. Per la prima volta nella sua storia, l’uomo, grazie a un progresso tecnologico senza precedenti, può davvero affermare di essere al di sopra di ogni realtà del creato, con un enorme potere e la solita drammatica scelta: agire per il bene comune, o percorrere vie più facili e remunerative, ma eticamente devastanti. E’ quest’ultima scelta – ha ricordato Mons. Fisichella – che ha trascinato tutto il mondo nella più grande crisi economica e finanziaria degli ultimi decenni. Se principi etici condivisi avessero guidato il mondo internazionale della finanza, questa crisi non ci sarebbe stata. L’uomo contemporaneo appare come un soggetto cinetico, in perpetuo e disordinato movimento, sempre in cerca di sperimentazioni al limite del possibile, incapace di discernimento e narcisisticamente ripiegato sul soddisfacimento immediato di bisogni illusori ed indotti. Anche le relazioni interpersonali ed affettive nascono e si esauriscono sotto il segno dell’egocentrismo e dell’instabilità. Su queste basi di partenza ‘ ha affermato Mons. Fisichella – è impensabile costruire progetti di vita solidi, responsabili, fecondi di valori condivisi e di idealità solidali. Avremo invece generazioni abbandonate al vuoto morale, alla violenza, nell’illusoria libertà del ‘tutto è lecito’ senza fatica e senza rinuncia.
Sono forti e gravi le sfide che attendono i cristiani del nuovo millennio, ma la sostanza dell’impegno richiesto è la stessa che animava le parole di Pietro: ‘(…)adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi. Tuttavia questo sia fatto con dolcezza e rispetto, con una retta coscienza’. (1Pt 15-16)
 Per essere all’altezza di questo compito, la nostra fede ha bisogno di una ragione forte, sostenuta da una seria formazione teologica, religiosa e apologetica. Questi sono i tempi infatti in cui non si può prescindere dall’essere difensori credibili e coerenti del nostro amore a Cristo e alla Chiesa davanti ad un mondo che non nega Dio ma non lo conosce e ne è indifferente. Eppure è un Dio così vicino all’uomo, tanto vicino da farsi Egli stesso uno di noi e accettare di morire per noi. Realtà che nessuna religione monoteista, all’infuori del cristianesimo, può minimamente immaginare: Dio Amore che ama fino alla morte.
I cristiani hanno donato al mondo il concetto dell’Amore e con esso hanno trasformato il mondo, la sua storia, la sua cultura, hanno trasformato le parole e i concetti, riempiendoli di un significato nuovo. Questo è ‘essere sale della terra’- ha esortato mons. Fisichella – e questa deve essere la nostra identità.
Non possiamo essere cristiani anonimi, chiusi nel privato di una fede indolente e mediocre, senza il coraggio della testimonianza. Il cristiano è comunicatore per eccellenza, deve parlare ovunque e sempre e perseverare con determinazione nello spirito della Pentecoste, con profondo senso di responsabilità, senza deleghe e senza sconti. Dobbiamo essere uomini e donne di Dio, appartenenti a Lui, suoi testimoni e suoi annunciatori. Essere forti per amare, per lottare, per essere trasmettitori di certezze in una società disorientata e triste.
Così proclameremo Cristo risorto che ha vinto ciò che avvilisce la nostra esistenza di creature: il peccato e la morte; proclameremo l’Amore che converte, redime, trasforma, salva. Così la nostra vita sarà una provocazione per chi non crede, una sfida dialogante e costruttiva con chi non conosce Dio ma, forse, disordinatamente lo cerca. Questa è la nuova Evangelizzazione, l’urgenza che deve spingerci a raccogliere la sfida e dare ali ed anima al nostro impegno.
Con questo invito ad essere missionari del Vangelo in un mondo complicato ma assetato di Verità, Mons. Rino Fisichella si è congedato, lasciandoci nella mente e nel cuore una scommessa da vincere.
Marianella Marni

  

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