Credo che ci abbia stupito tutti –ma anche rallegrato– il fatto che il nuovo Papa Leone XIV al momento della sua presentazione abbia citato una memoria mariana e abbia chiesto la protezione di Maria sul suo ministero recitando l’Ave Maria con tutti i fedeli in piazza S. Pietro. Ha di nuovo manifestato la sua devozione mariana in altre occasioni in questi primi giorni del suo ministero: in quasi tutti i casi c’era un riferimento ad una immagine famosa di Maria, venerata dal popolo. Come al popolo della Chiesa di Bologna è cara l’icona della Madonna di S Luca.
Ma questo legame tra i successori di Pietro e Maria, madre di Gesù e madre di Dio, è stato sempre un marchio di autenticità del cattolicesimo, una garanzia della retta fede in Cristo come la intende e la proclama la Chiesa cattolica, lungo i secoli. Questo è un tema abbastanza difficoltoso per la piena comunione coi fratelli ortodossi ed evangelici, che trattano la figura del primato petrino e del culto a Maria come simboli in discussione, seppure in modo diverso. Ma se li guardiamo in modo positivo, tenendoli uniti, come hanno fatto i pontefici, anche solo gli ultimi, vediamo quanti spunti positivi ne derivano per la nostra fede e per la vita della Chiesa.
Già il Concilio di Efeso (431), alla fine di una difficile disputa, con il contributo di Papa Celestino I, ha chiamato Maria «Madre di Dio». E questo perché fosse ben chiaro che Gesù, dal suo concepimento, era pienamente Dio e pienamente uomo. Questo modo dogmatico di considerare Maria è necessario alla vita della fede. In esso incontriamo la persona di Maria, Madre del Signore, Madre di Dio, Figura della Chiesa-Madre e nostra Madre spirituale.
Ma venendo vicino a noi, anche il Concilio Vaticano II, sotto la vigile presenza e con il contributo spesso diretto di S. Paolo VI ai testi, ha sapientemente illustrato la partecipazione e la missione di Maria al mistero salvifico di Cristo e della Chiesa e ha esposto il rapporto tra la Vergine e Gesù, il Cristo. La Costituzione dogmatica Lumen gentium, nel famoso capitolo ottavo, riassume l’insegnamento teologico dedicato alla persona di Maria:
– Maria è il «frutto più eccelso della redenzione» (SC 103), essendo essa stata «redenta in modo così sublime in vista dei meriti del Figlio suo» (LG 53). I Padri, ma anche Dante nella Divina Commedia, la chiamano «figlia del suo Figlio», nell’ordine della grazia.
– Maria è madre che ha accolto con fede l’annuncio dell’Angelo e ha concepito nel suo grembo verginale, per l’azione dello Spirito e senza intervento di uomo, il Figlio di Dio secondo la natura umana; lo diede alla luce, lo nutrì, lo custodì e lo educò. (cfr. LG 57.61)
– Maria è serva fedele, che «consacrò totalmente sé stessa alla Persona e all’opera del Figlio suo, servendo al mistero della redenzione sotto di lui e con lui» (LG ibid.)
– Maria è cooperatrice e socia del Redentore: «col concepire Cristo, generarlo, nutrirlo, presentarlo al Padre nel tempio, soffrire col suo figlio morente sulla croce, ella ha cooperato in modo del tutto speciale all’opera del Salvatore, con l’obbedienza, la fede, la speranza e l’ardente carità» (LG 56.58)
– Maria è discepola che, durante la predicazione del Cristo, «raccolse le parole, con le quali il Figlio, esaltando il Regno al di sopra dei rapporti e dei vincoli della carne e del sangue, proclamò beati quelli che ascoltano e custodiscono le parole di Dio come essa fedelmente faceva» (LG 58).
Negli anni successivi al Concilio due documenti del magistero hanno dato viva attualità alla riflessione sulla Madre del Signore: l’Esortazione apostolica Marialis cultus di S. Paolo VI e l’Enciclica Redemptoris Mater di S. Giovanni Paolo II, che si era consacrato totalmente a lei.
E mentre Paolo VI durante il Concilio Ecumenico Vaticano II, dichiarò la Vergine “Madre della Chiesa” (con queste parole: “A gloria dunque della Vergine e a nostro conforto, Noi proclamiamo Maria Santissima “Madre della Chiesa”, cioè di tutto il popolo di Dio, tanto dei fedeli come dei Pastori, che la chiamano Madre amorosissima”), così Giovanni Paolo II (nel 1980) inserì l’invocazione “Madre della Chiesa” nelle Litanie Lauretane.
E il legame tra Maria e i Pontefici si è sempre più approfondito e consolidato.
Ma anche Papa Francesco, col suo linguaggio originale e creativo, che forse rimpiangeremo, ha ricordato che “la devozione a Maria non è galateo spirituale, ma un’esigenza della vita cristiana… La Madre è la firma d’autore di Dio sull’umanità”. “Maria è l’arca sicura in mezzo al diluvio”. “Un cristiano senza la Madonna è orfano. Anche un cristiano senza Chiesa è un orfano. Un cristiano ha bisogno di queste due donne-madri: la Chiesa e la Madonna”. “La Vergine Maria è la “via” che Dio stesso si è preparato per venire nel mondo”; è “la mamma di tutti” e come tale si comporta: “ascolta i suoi figli, decide agisce, insegna la libertà, aiuta a crescere”. E si raccomandava di “coltivare la devozione alla Vergine con la preghiera quotidiana del Rosario, poiché, accogliendo i misteri di Cristo nella vita, si possa essere sempre più un dono di amore per tutti”.
E c’è un aspetto, in particolare, grazie al quale Maria può essere un punto di riferimento per tutte le madri di oggi, ricordava Francesco: “l’antidoto più forte contro le nostre tendenze individualistiche ed egoistiche, contro le nostre chiusure e apatie”. “Una società senza madri sarebbe non soltanto una società fredda, ma una società che ha perduto il cuore, che ha perduto il ‘sapore di famiglia’. Una società senza madri sarebbe una società senza pietà, che ha lasciato il posto soltanto al calcolo e alla speculazione. Perché le madri, perfino nei momenti peggiori, sanno testimoniare la tenerezza, la dedizione incondizionata, la forza della speranza”.
Le madri sofferenti, quelle che hanno i figli chiusi in carcere, ricoverati in ospedale o soggiogati dalla schiavitù della droga, quelle che vivono nei campi-profughi o in mezzo alla guerra, hanno molto da insegnare perché “non si arrendono e continuano a lottare per dare il meglio ai loro figli”. “Dove c’è la madre c’è unità, c’è appartenenza, appartenenza di figli”, ribadiva il Papa, indicando in Maria Colei che ci protegge “dalla corrosiva malattia che trova spazio nel cuore narcisista che sa guardare solo a sé stesso e ai propri interessi”.
“Sguardo della Madre, sguardo delle madri – aggiungeva Francesco–. Un mondo che guarda al futuro senza sguardo materno è miope. Aumenterà pure i profitti, ma non saprà più vedere negli uomini dei figli. Ci saranno guadagni, ma non saranno per tutti. Abiteremo la stessa casa, ma non da fratelli. La famiglia umana si fonda sulle madri. Un mondo nel quale la tenerezza materna è relegata a mero sentimento potrà essere ricco di cose, ma non ricco di domani”.
Dio, sottolineava il Pontefice, “non ha fatto a meno della Madre: a maggior ragione ne abbiamo bisogno noi”. Questo significa che “la Madonna va accolta nella vita. È la Regina della pace, che vince il male e conduce sulle vie del bene, che riporta l’unità tra i figli, che educa alla compassione”.
Di qui, l’appello di Papa Francesco alla tutela delle donne: esse sono “fonti di vita”, eppure “sono continuamente offese, picchiate, violentate, indotte a prostituirsi e a sopprimere la vita che portano in grembo”. “Ogni violenza inferta alla donna è una profanazione di Dio, nato da donna. Dal corpo di una donna è arrivata la salvezza per l’umanità: da come trattiamo il corpo della donna comprendiamo il nostro livello di umanità”.
Forte il monito di Francesco contro lo sfruttamento del corpo femminile “sugli altari profani della pubblicità, del guadagno, della pornografia”. Esso “va liberato dal consumismo, va rispettato e onorato; è la carne più nobile del mondo, ha concepito e dato alla luce l’Amore che ci ha salvati!” Ed altrettanto sentito il richiamo contro l’umiliazione della maternità, dovuta al fatto che “l’unica crescita che interessa è quella economica.
In conclusione.
Invochiamo spesso, nella preghiera quotidiana personale e comunitaria, la Madre di Dio, la madre di Cristo, Colei che aveva un “rapporto strettissimo” con Gesù. “La carne di Cristo è stata intessuta nel grembo di Maria”, che “è così unita a Gesù perché ha avuto di Lui la conoscenza del cuore, la conoscenza della fede, nutrita dall’esperienza materna e dal legame intimo con il suo Figlio. Per questo non si può capire Gesù senza sua Madre”. E non si può vivere in comunione con la Chiesa corpo di Cristo se non si è in comunione spirituale con la Madre di Cristo.
Maria, Madre nostra e Madre della Chiesa, ti preghiamo perché tu ci preceda e continuamente ci confermi nella fede, nella vocazione e nella missione. Con il tuo esempio di umiltà e di disponibilità alla volontà di Dio aiutaci a tradurre la nostra fede in un annuncio del Vangelo gioioso e senza frontiere. Così la nostra missione sarà feconda, perché modellata sulla tua maternità, o Maria.