Riflessione spirituale sullo Stabat Mater – 14 aprile 2025

14-04-2025

La presenza di Maria ai piedi della croce di Gesù è ricordata soltanto nel Vangelo di Giovanni. La descrizione che l’evangelista fa di quella scena è estremamente sobria: “Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Cleopa e Maria di Magdala” (Gv 19,25).

Subito dopo, Giovanni propone l’episodio in cui Gesù affida Maria a Giovanni e Giovanni a Maria: “Donna, ecco tuo figlio”; “Ecco tua madre” (Gv 19,26-27).

Parole alle quali, giustamente, la Chiesa ha attribuito una grande importanza per capire il ruolo materno di Maria nella storia della Chiesa nascente, e quindi nell’intera storia della salvezza, ovvero nella storia personale di ciascuno di noi.

 

Una parola sull’autore dello Stabat Mater

Iacopone da Todi è tradizionalmente indicato come l’autore del poema “Stabat Mater”, che la Chiesa utilizza, nella liturgia della Madonna Addolorata, il 15 settembre. Il poeta, nato verso il 1233, dopo aver vissuto un primo periodo della sua vita in maniera mondana, fu profondamente sconvolto dalla morte della moglie, in un tragico incidente accaduto durante una festa da ballo. Solo allora egli si rese conto che la sua donna, anche se l’accompagnava nei divertimenti, di fatto viveva una vita di penitenza e di rinunce. Deciso di seguire più seriamente il Vangelo, dopo aver lasciato i suoi beni ai poveri, Iacopone intraprese una vita errante e divenne infine frate francescano. La partecipazione di Maria alla passione di Gesù, fu per Iacopone una fonte continua di ispirazione, per le sue composizioni poetiche.

Del resto, una madre che perde l’unico figlio, è un fatto di fronte al quale nessuno potrebbe restare insensibile. La morte di un figlio è per un genitore qualcosa di atroce e assurdo, perché va in direzione opposta al normale percorso della natura umana.

Iacopone entra in questo mistero di sofferenza, con i versi latini dello “Stabat mater”.

 

Lo “Stabat Mater” di Iacopone è usato nella liturgia come sequenza, e cioè come brano di riflessione che segue e completa il salmo responsoriale, dopo la prima lettura biblica.

Nello “Stabat Mater”, il poeta contempla la Madre addolorata sotto la croce, sulla quale sta morendo il figlio, Gesù. La descrizione accorata del dolore di Maria ha il fine di richiamarci alla compassione e alla partecipazione a questo grande atto di amore, dal quale dipende la nostra salvezza.

L’influsso di questo brano nella riflessione cristiana è stato grande in ogni epoca. La devozione alla Vergine addolorata è stata accolta con spontaneità in ogni luogo in cui il Vangelo è stato annunciato, perché ovunque ci sono madri che, nelle loro prove, si sentono vicine alla Madre dolorosa.

Oltre a stimolare la preghiera dei fedeli, il testo ha ispirato tanti artisti nella rappresentazione della crocifissione di Gesù, nella quale Maria, insieme con Giovanni, è ai piedi della croce. Ma lo stesso spirito anima anche le raffigurazioni della “Pietà”, che si riferiscono al momento successivo, quando il corpo esanime di Gesù, schiodato dalla croce, è deposto sulle ginocchia della Madre.

 

Lo “Stabat Mater” ha ispirato anche i musicisti di ogni epoca. La versione musicale più nota, delicatissima, è quella in gregoriano: sobria, toccante e facile da ricordare.

Nel ‘700, la lauda di Iacopone, con le sue espressioni di sentimenti forti, ha trovato interpreti di grande valore: per es. Gianbattista Pergolesi, o qualche decennio dopo, Luigi Boccherini.

Una riflessione spirituale: «Donna, ecco tuo figlio!». «Ecco tua madre!» (Gv 19,25-27).

Secondo Mariateresa Zattoni, in questi versetti dedicati allo Stabat Mater si intrecciano due prospettive: lo stare e l’essere madre. Stare è il contrario di scappare, di sottrarsi, ma anche di esagitarsi, voler intromettersi. In un momento in cui il figlio è bisognoso di aiuto, questa è la cosa più difficile per una madre.

Maria era abituata a stare già dal momento della nascita straordinaria e inaspettata del Bambino. Lei, che da vergine aveva custodito in grembo la nuova vita, forse si aspettava qualcosa di speciale da suo figlio. Invece, tutto prosegue nella normalità, dai primi passi all’apprendimento del mestiere del padre. Eppure, lei sta ferma sull’annuncio, non dimentica la Luce che aveva visto. Quando Gesù diventa adulto e inizia a predicare che “Il regno è qui”, fare miracoli e avere un seguito, ma anche a essere ritenuto pericoloso dalle autorità religiose e accusato, sua madre non cerca di richiamarlo a casa, non si mette a difenderlo e, anche se non capisce, ha fiducia in lui pure quando lo vede fallire. Egli ha detto: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli? […] Chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli» (Mt 12,48-50). Lo stare di Maria è fare la volontà di Dio, e sperare contro ogni speranza.

Davanti all’apparente fallimento, quando quasi tutti quelli che seguivano Gesù lo avevano abbandonato, Maria resta, non vacilla, sta già sotto la sua croce quotidiana. Ormai non può più fare niente per lui. Eppure lei sapeva come stavano le cose. Ma non si intromette. Ha fiducia in lui anche quando lo vede fallire. E lo vede sempre più solo, se ne sono andati gli amici. Essere inutile davanti alla ingiusta e atroce sofferenza del figlio è per una madre la più grande delle prove. Eppure, lei non se ne va, sta, resiste, continua a elaborare nel suo cuore tutto ciò che accade al Figlio. La sua fede cresce nella prova.

Poi, nel momento in cui ormai il giudizio umano è fatto e la pena viene attuata, nel sangue, si sente regalare un figlio, il discepolo amato. Il Figlio di Dio e suo, si sta spogliando di tutto, persino di sua madre. E lei rimane con questo nuovo figlio, Giovanni.

Nessuno dei quattro Vangeli dice che il Risorto per primo si è mostrato a sua madre. Lei, nel suo stare, ha deposto tutti i suoi diritti. Maria depone il suo primato. Sono altre le donne che trovano la tomba vuota, che annunciano l’incredibile. Non si mette in prima fila, è felice dell’amore di cui gode il Figlio: stabat mater.

E nella Pentecoste sta con i nuovi figli, senza rimproverare loro il fatto che non hanno difeso e non hanno capito Cristo: c’è posto anche per loro nella sua maternità, il cui compito primario è lo stare. Ognuno ha bisogno di una madre che sta, che non si sottrare, non si allontana, non proclama le proprie priorità. Stabat mater.