Corpus Domini – 8 giugno 2023

08-06-2023

Celebrare il Corpus Domini oggi, dopo le crisi che ci hanno colpito, dell’economia, della epidemia, della guerra e delle alluvioni, significa anche dare la risposta della fede cristiana ai mali del tempo. Mali spesso causati dalla ingordigia e dalla violenza degli uomini o dalla natura maltrattata, che ci fanno sperimentare la nostra fragilità e la nostra destinazione alla morte, e che ci potrebbero intristire e impaurire.  Potrebbero toglierci la nostra voglia di vivere. Come successe ai nostri padri nel deserto quando invocarono il cibo e l’acqua per sopravvivere in un ambiente ostile e pericoloso, senza tante prospettive.

Dio salva

Ma il Signore della storia, che vuole salvi tutti i suoi figli, rispose, allora, e compie anche oggi gesti di soccorso e di salvezza, in modo inaspettato per le abitudini dell’uomo e improbabili secondo le leggi della natura, come la manna dal cielo e l’acqua dalla roccia. Non dimentichiamolo.

“Non dimenticare il Signore, tuo Dio, che ti ha fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile; che ti ha condotto per questo deserto grande e spaventoso, luogo di serpenti velenosi e di scorpioni, terra assetata, senz’acqua; che ha fatto sgorgare per te l’acqua dalla roccia durissima; che nel deserto ti ha nutrito di manna sconosciuta ai tuoi padri” (Deut 8, 14s).

 

Anche noi siamo qui a celebrare un miracolo che supera tutti i piccoli miracoli o fatti straordinari che attirano la gente semplice e ci colpiscono per la loro improbabilità. Di fronte alla fragilità della natura umana che cammina verso la morte, alla insicurezza dell’ambiente in cui viviamo, di fronte alla precarietà dei nostri rapporti di amicizia, all’egoismo o all’infedeltà che rovinano anche i più alti impegni dell’amore, Dio risponde. Non ci lascia affondare. Non ci abbandona a noi stessi, né alla morte.

 

Il miracolo eucaristico

Lo fa con un intervento che si può apprezzare solo con gli occhi della fede: trasforma del pane e del vino, con l’azione del suo Spirito, in Corpo e Sangue di Cristo, perché lo possiamo mangiare, assimilare, esserne trasformati e la sua Vita divina entri nel nostro spirito umano. Così ci risana e ci salva, dal peccato e dalla morte. Non solo possiamo testimoniare che c’è un Corpo di Cristo risorto, c’è anche un Corpo di Cristo sacramento dato per noi, e c’è un Corpo di Cristo che diventiamo tutti noi che entriamo in comunione con Lui.

Scrive Paolo ai Corinzi: “Il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo?
Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo: tutti infatti partecipiamo all’unico pane.” (1 Cor 10,16s)

 

Dono e impegno di testimonianza

Di fronte al miracolo eucaristico, che comprende tutte e tre le accezioni del Corpo Risorto, del Corpo (e Sangue) dato per noi e del Corpo che noi diventiamo, nasce però il nostro impegno. Gratuitamente abbiamo ricevuto Battesimo, Cresima ed Eucaristia, gratuitamente abbiamo accolto la Parola di Dio che ci ha fatto ardere il cuore, gratuitamente dobbiamo dare al mondo ciò che ci ha salvato e liberato. Siamo stati attirati dentro il cammino che ci porterà alla Vita eterna, non possiamo tenerla solo per noi.

Senza la testimonianza al mondo della Speranza nuova e sicura che ci anima, si spegnerebbe la nostra fede, si esaurirebbe l’energia della nostra carità. Solo un Corpo di Cristo ecclesiale che continua la missione di Gesù sulle strade del mondo, rimane in vita, cresce, riceve vocazioni e carismi, diventa luce per un mondo sempre più immerso nelle tenebre e a rischio di autodistruzione. Solo un Corpo di Cristo ecclesiale sempre in movimento, alla ricerca della propria conversione e capace di riconciliazione e perdono al suo interno, dove non mancano i conflitti e la ricerca del potere, può portare riconciliazione e pace nella società e tra i popoli, compiendo così la sua missione fondamentale di essere segno e strumento dell’unità del genere umano. Ricordiamo lo stupendo inizio della Lumen Gentium, la costituzione del Concilio sulla Chiesa:

“Cristo è la luce delle genti: questo santo Concilio, adunato nello Spirito Santo, desidera dunque ardentemente, annunciando il Vangelo ad ogni creatura (cfr. Mc 16,15), illuminare tutti gli uomini con la luce del Cristo che risplende sul volto della Chiesa. E (siccome) la Chiesa è, in Cristo, in qualche modo il sacramento, ossia il segno e lo strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano…” (LG 1)

 

Eucaristia fonte e culmine del cammino sinodale

Anche l’ultima tappa del cammino della chiesa cattolica universale e della nostra chiesa locale, cioè quella del “Cammino sinodale, trova il suo modello e il suo riferimento nella celebrazione eucaristica, che è come un Sinodo concentrato. Nella celebrazione della Messa c’ è un popolo radunato per riconoscersi peccatore – siamo tutti peccatori in cammino –, per bagnarsi nella freschezza dell’ascolto di una Parola intramontabile, per rigenerarsi alla mensa del pane e del vino, per rinsaldare la fraternità, per intrecciare la vita quotidiana con “ciò che lo Spirito dice alle Chiese” e con il pane che lo Spirito stesso rende Corpo di Cristo» (E Castellucci).

 

E l’annuncio della libertà ricevuta, la testimonianza al mondo, deve diventare carità, per essere coerente e autentica. La Chiesa, resa Corpo dall’Eucaristia, deve spezzare il pane con tutti, specialmente con i troppi Lazzaro esclusi dalle mense dei ricchi, se vuole essere fedele all’esempio del suo Signore, venuto solo per servire. E deve diffondere la giustizia che sola genera la pace e la concordia.

 

Eucaristia e vita cristiana

L’Eucaristia, ha detto papa Francesco «è farmaco efficace contro le nostre chiusure. Il Pane di vita, infatti, risana le rigidità e le trasforma in docilità. L’Eucaristia guarisce perché unisce a Gesù: ci fa assimilare il suo modo di vivere, la sua capacità di spezzarsi e donarsi ai fratelli, di rispondere al male con il bene. Ci dona il coraggio di uscire da noi stessi e di chinarci con amore verso le fragilità altrui. Come fa Dio con noi. Questa è la logica dell’Eucaristia: riceviamo Gesù che ci ama e sana le nostre fragilità per amare gli altri e aiutarli nelle loro fragilità. E questo, durante tutta la vita» (Angelus 6 giugno 2021).