L’impegno delle chiese in Italia nella tutela dei minori: prospettive e attese

GIDDC – Facoltà di Diritto Canonico P.U. Urbaniana, 13 dic. 2021

L’impegno delle chiese in Italia nella tutela dei minori: prospettive e attese

 

Accenni di storia dell’impegno della CEI con il tema della “pedofilia del clero”.

 

Già negli anni 2006/07, su mandato del Segretario della Conferenza Episcopale Italiana, fu creato un piccolo “Gruppo di lavoro” di esperti, presbiteri religiosi e laici, per studiare il problema della pedofilia del clero, sulla scorta di ciò che era accaduto nelle chiese locali degli USA, e anche per dare risposte concrete ai Vescovi italiani che iniziavano a rivolgersi alla CEI per avere consulenze e indicazioni per affrontare i casi di abusi. Il Gruppo raccolse materiali e studi da diverse Conferenze episcopali e da altre fonti. Produsse una piccola sintesi ad uso dei vescovi e della CEI stessa.

 

Più tardi sotto lo stimolo del successivo segretario CEI, fu rinnovato il gruppo (2010-2012) e in seguito furono scelti quattro Vescovi, con competenze particolari, aiutati dai collaboratori del Centro Nazionale Vocazioni, col mandato di visitare le Case di accoglienza per religiosi e presbiteri in difficoltà (tra i quali qualche rarissimo abusatore), che la CEI aiuta. Oggi sono una dozzina di centri o comunità assai diverse tra loro, ma sostanzialmente ben operanti. Anche di questo compito fu dato conto con una serie di rapporti scritti[1].

 

Successivamente furono elaborate e pubblicate il 28 marzo 2014 le prime Linee Guida della CEI per i casi di abuso sessuale nei confronti dei minori da parte di chierici. Il taglio era esclusivamente giuridico e canonico.

 

I numerosi interventi di Papa Benedetto XVI e di Papa Francesco di questi ultimi anni fino alla Lettera al Popolo di Dio del 2018 e il continuo apparire di casi di abusi anche nelle Chiese italiane, convinsero la Segreteria e la Presidenza della CEI a riconsiderare la questione. Apparivano sempre più necessarie nuove Linee Guida che impegnassero i Vescovi e le chiese locali in una azione di informazione sulla quantità e sulla gravità delle ferite degli abusi e che sviluppassero una attività di prevenzione e di messa in sicurezza degli ambienti ecclesiali, ma soprattutto che impegnassero tutti a reagire al reato senza nasconderlo, denunciandolo, chiunque fosse l’abusatore, anche se chierico, presbitero o religioso.

 

 

I – L’IMPEGNO DELLE CHIESE IN ITALIA

 

Il Servizio Nazionale per la Tutela dei Minori e delle persone vulnerabili

 

Nel febbraio 2019 dopo una opportuna discussione e valutazione, il Consiglio permanente della CEI decise di istituire il Servizio Nazionale per la Tutela dei minori e delle persone vulnerabili, con un suo Statuto e Regolamento. Furono anche creati i Servizi Regionali Tutela minori, con un Vescovo incaricato per ogni regione e un coordinatore. Ma soprattutto fu lanciata una nuova figura pastorale il “Referente diocesano per la Tutela dei minori” e fu chiesto a tutti i 226 vescovi italiani di scegliere una persona adatta. Furono date anche alle diocesi le indicazioni per la scelta, per la definizione dei compiti, lo schema per il Decreto di nomina. Nel Consiglio nazionale di Presidenza del Servizio Nazionale per la tutela dei minori, dopo una prima fase sperimentale allargata a diversi contributi di persone con varie competenze, fu scelta una dozzina tra canonisti, giuristi, psicologi, psichiatri, educatori, esperti a livello nazionale; uomini e donne, laici e chierici.

 

Le Linee Guida 2019

 

Nell’Assemblea dei Vescovi del maggio 2019, furono discusse e approvate le nuove “Linee guida per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili”, pubblicate il 24 giugno seguente, con gli emendamenti suggeriti dall’Assemblea. Furono approvate anche dalla Conferenza Italiana Superiori Maggiori, per quegli Istituti che non avevano ancora elaborato le proprie.

Esse hanno dato nuovo inizio e nuove modalità all’impegno comune per la prevenzione degli abusi di potere, di coscienza e sessuali nelle nostre Chiese locali e negli Istituti di vita consacrata, nelle Associazioni e nei Movimenti. Rappresentano un salto di qualità e un cambio di atteggiamenti davvero notevole, rispetto al passato, basti citare la centralità delle vittime e non della difesa dell’istituzione, o l’impegno morale dei vescovi a collaborare con la magistratura anche per i chierici accusati. Da quel momento tutti i Vescovi, con le loro chiese locali, si sono messi in cammino. Certo con velocità diverse: qualcuno si era già mosso, altri non hanno trovato subito le persone adatte o non erano ancora entrati nella mentalità nuova che Papa Benedetto XVI e poi Francesco avevano chiesto all’intera Chiesa, cioè mettere i piccoli al primo posto[2].

 

Servizi Diocesani e Centri di ascolto

 

Il Servizio Nazionale ha iniziato la sua attività, elaborando gli strumenti necessari a far nascere la rete dei Referenti e a farla diventare operativa. Sono stati istituiti i 16 Servizi Regionali con 16 Coordinatori e 16 Vescovi incaricati. Nell’arco di un anno poi stati creati dalle diocesi 219 Servizi Diocesani per la tutela dei minori (su 226 diocesi): un nuovo ufficio pastorale diocesano, con compiti molto specifici. In diverse Diocesi, sono nati anche i Centri di Ascolto, con Responsabili diversi dai Referenti diocesani. Dove non sono ancora sorti, sono i Referenti stessi che svolgono anche questo compito di prima accoglienza e di ascolto, sempre mettendo a disposizione un cellulare, una mail, una sede in cui ascoltare le persone che vogliono fare segnalazioni o chiedere informazioni, come peraltro ci è stato prescritto dalla Lettera Apostolica Vos estis lux mundi, all’articolo 2. Per questi Responsabili dei Centri di ascolto sono stati forniti dal Servizio Nazionale degli orientamenti e indicazioni per il procedimento da seguire qualora venissero presentate segnalazioni o denunce.[3]

Si è avviato quindi in molte diocesi e quasi tutte le regioni, un processo di sensibilizzazione e di responsabilizzazione – purtroppo rallentato dalle restrizioni dovute al Covid –, attraverso sussidi e programmi di informazione e formazione, con decine di incontri, di tutti gli operatori pastorali, chiamati a collaborare per un ambiente ecclesiastico più sicuro e protetto per i minori e i più vulnerabili. Questo obiettivo chiederà diverse tappe e tempi lunghi perché è rivolto a tutti: presbiteri, consacrati, diaconi; catechisti, animatori, allenatori, volontari, genitori ecc.

È comunque un grande passo in avanti il fatto che in maniera capillare su tutto il territorio della Chiesa italiana siano già stati nominati i Referenti diocesani[4], spesso anche accompagnati da una équipe di esperti. Essi hanno il compito di far crescere la conoscenza delle drammatiche conseguenze degli abusi e proporre le azioni per prevenirli; di diffondere la cultura del rispetto dei minori e delle persone vulnerabili, del loro corpo e della loro anima.

Per questi Referenti, e per i Responsabili dei Centri di ascolto, sono già iniziati da oltre un anno i percorsi di formazione e di confronto organizzati sia dai propri Servizi regionali sia dal Servizio nazionale, soprattutto online.

 

I tre Sussidi

 

A questo scopo il servizio Nazionale ha messo a disposizione tre Sussidi importanti e originali. Il primo, “Le ferite degli abusi”, vuole aiutare ad aprire gli occhi e a entrare in una materia spesso sconosciuta agli educatori e anche ai chierici, complessa e drammatica.

Nel secondo, “Le buone prassi in Parrocchia”, vengono raccolte indicazioni e suggerimenti per rendere sani e sicuri gli ambienti ecclesiastici, le principali attività religiose, formative, aggregative che in essi si svolgono. Si chiede anche una attenzione speciale, e nuova, circa le persone che collaborano con ruoli importanti o di volontariato, perché siano selezionate e formate.

Un terzo Sussidio è rivolto ai formatori dei chierici, dei seminaristi e dei religiosi (e delle religiose), perché già dalla prima formazione si tenga presente il tema degli abusi, sia nella selezione dei candidati sia soprattutto nella loro formazione umana, affettiva e spirituale. Anche qui si tratta di evitare e prevenire errori di valutazione che possono avere conseguenze tragiche per i ragazzi e anche per le comunità ecclesiali.

I Sussidi sono presenti nel sito della CEI, Tutela Minori: https://tutelaminori.chiesacattolica.it.

Altri aggiornamenti vengono spediti online, a tutti i referenti, quindicinalmente, grazie al lavoro della Coordinatrice del SNTM.[5]

 

La Giornata nazionale del 18 novembre

 

Tra i fatti più recenti si deve sottolineare l’istituzione da parte del Consiglio permanente della CEI, della Prima Giornata nazionale di preghiera della Chiesa italiana “per le vittime e i sopravvissuti agli abusi, per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili”, il 18 novembre, in corrispondenza della Giornata europea per la protezione dei minori contro lo sfruttamento e l’abuso sessuale, istituita dal Consiglio d’Europa. È stata un’occasione –rafforzata anche dall’intervento a sostegno dell’iniziativa del Papa nell’udienza del mercoledì precedente– per valorizzare nelle Chiese locali i Referenti diocesani che hanno cercato di coinvolgano tutti gli altri uffici pastorali diocesani e le comunità parrocchiali. La risonanza è stata buona, tanti Vescovi hanno presieduto personalmente un momento di preghiera e di sensibilizzazione, altri hanno presieduto Convegni o inaugurazioni di Sedi o Centri di ascolto.

 

Una valutazione… in corso d’opera

 

Credo di poter dire che si sta creando un atteggiamento nuovo tra i Vescovi, i Superiori religiosi, i presbiteri diocesani e nelle rispettive Curie, che permetterà di affrontare i casi in modo diverso, più efficace, più trasparente, con più attenzione alle vittime, rispetto alle paure e alle omertà del passato. Le ferite dei ragazzi e delle ragazze coinvolte e la loro cura, il risanamento e la riparazione, avranno progressivamente un posto fondamentale nelle preoccupazioni delle comunità cristiane, che si sentiranno coinvolte e corresponsabili nella lotta contro gli abusi e nella tutela dei loro piccoli. Del resto, questo è un compito ineludibile per la Chiesa di oggi e del futuro, se vuole mantenere la credibilità nell’annuncio del Vangelo.

 

 

II – PROSPETTIVE e PROGETTI

 

Crediamo che l’opzione e l’impegno per le vittime di abusi, sia espressione di una Chiesa in uscita pronta ad affrontare con coraggio e trasparenza anche le proprie inadeguatezze nel servizio pastorale verso i più piccoli e fragili, per cambiare quegli atteggiamenti che sono in contrasto con la propria missione apostolica, pastorale e spirituale.

 

Per favorire lo sforzo che la Chiesa italiana tutta sta iniziando a mettere in atto in modo sistematico e rinnovato, in ordine alla ricerca della verità e per favorire la progettazione a livello diocesano e nazionale di una pastorale della prevenzione e del contrasto agli abusi, siamo convinti che è necessario avere un quadro complessivo, una conoscenza attendibile del fenomeno e del suo sviluppo nei nostri ambienti ecclesiali e tra i nostri operatori.

 

Viste le caratteristiche dei report sulle indagini condotte con metodologie molto diverse dalle conferenze episcopali in altri Paesi[6] (USA, Cile, Inghilterra, Olanda, Belgio, Germania, Francia, Polonia, e anche Irlanda e Australia ma per iniziativa dello Stato…), il SNTM ha discusso e valutato una possibile via “italiana” per raggiungere questo scopo, considerata anche la frammentazione della realtà ecclesiale italiana (226 diocesi e moltissimi Istituti Religiosi) rispetto ad altre Chiese locali (27 diocesi in Germania; 98 in Francia). Si è detto in quella sede che si potrebbe pensare a:

 

Un panel scientifico composto da un partenariato di istituzioni (CEI, università ecclesiastiche o\e cattoliche, università civili, personalità di rilievo, …) al quale competerebbe indicare e definire il piano complessivo degli studi, i criteri, gli ambiti, le modalità di esecuzione e verifica, la lettura dei dati raccolti. Concretamente poi la realizzazione dei singoli studi potrebbe essere affidata a dei ricercatori universitari…

Un arco temporale più coerente, per esempio gli ultimi 20 o 30 anni (e non fino a 50 anni)

Qualcuno suggerisce non un unico report generale, ma più ricerche scientificamente valide (magari con una cadenza annuale) su argomenti (e reati) specifici, ben circoscritti: violenza sessuale su minore, pornografia minorile, (non tutti i reati sono uguali, anche se tutti gravi); su ambienti determinati (differenza tra parrocchie, seminari e case di formazione, scuole cattoliche, strutture e organizzazioni aggregative o sportive…). Di conseguenza anche i soggetti dovrebbero essere differenziati (sacerdoti o religiosi impegnati nelle attività parrocchiali, operatori pastorali laici, superiori e formatori di seminari o Istituti, insegnanti chierici o laici…).

Una ricerca di carattere comparativo (con i dati riguardanti altri enti o persone, non solo settore meramente ecclesiastico).

Le tematiche affrontate da singole ricerche potrebbero essere:

L’abuso sessuale (secondo la legge dello Stato), nelle scuole italiane (pubbliche, private, religiose/parrocchiali, …) o in altri ambienti pubblici circoscritti, tra gli anni 1970-1990/1990-2010/… (scegliendo un arco temporale che possa avere un significato).

La tipologia della vittima di abusi sessuali nella società italiana

La tipologia dell’aggressore sessuale di minori nella società italiana dagli anni 2000

Una pluralità di ambienti: la famiglia urbana, la famiglia di provincia, la famiglia immigrata; scuole; associazioni sportive; organizzazioni religiose; parrocchie e oratori; centri sociali…

Ma anche ricerche più specifiche nell’ambito ecclesiale: per es. uno studio sulla realtà dei seminari e delle case di formazione, tenendo presente che, nell’arco temporale degli ultimi 20|30 anni, difficilmente potranno essere presi in considerazione, come tipologia di vittime, i soli minori.

Un Report annuale del SNTM sulle attività recenti di prevenzione dei Servizi diocesani o interdiocesani e sul coordinamento nelle regioni ecclesiastiche. Un Report che preveda anche i dati dei centri di ascolto.

Tutti questi dati potrebbero essere raccolti secondo uno specifico format e quindi elaborati dal SNTM. Il report consentirebbe non solo di monitorare, ma anche di rendere nota l’attività della Chiesa italiana a tutela dei minori in attuazione delle Linee guida 2019.

 

 

 

III – L’ASSEMBLEA CEI del novembre 2021

 

Un evento importante per questo cammino che coinvolge i Vescovi e le Chiese italiane, è stato l’Assemblea della CEI del 22 – 25 novembre 2021. Il Presidente della CEI, Mons. Gualtiero Bassetti, in pieno accordo con i vescovi italiani ha dichiarato davanti al Papa, nel dialogo tra lui e i vescovi del 22 novembre, che si vuole proseguire nell’azione per reagire e farsi carico del grande problema umano e sociale degli abusi sui minori e sulle persone vulnerabili, dentro e fuori la Chiesa in Italia.

 

Nella comunicazione fatta dal Presiedente del SNTM, si è dichiarato che siamo pronti per fare un altro passo in avanti, cioè per una maggiore conoscenza del fenomeno abusi e delle sue radici, sia in tutta la società italiana che nelle nostre Chiese locali. Solo una ricerca di dati accurata e precisa ci permetterà una maggiore conoscenza e ci darà indicazioni per una prevenzione efficace, che è il nostro vero obiettivo, per agire “prima che l’abuso accada” e impedirlo.

 

L’orientamento condiviso dall’Assemblea nella successiva discussione in aula è che la Chiesa italiana vuole e deve stare dalla parte delle vittime, di tutte le vittime. Perciò si ritiene che si debba affrontare il fenomeno abusi nella sua globalità, come si presenta in tutta la società italiana, perché vogliamo favorire a tutti i livelli la cultura del “rispetto integrale” dei piccoli, degli adolescenti e delle persone vulnerabili. Il rispetto della loro dignità, della loro personalità, del loro corpo e della loro sessualità, infine della loro coscienza e della loro libertà.

 

Il progetto che stiamo preparando quindi vorrebbe raccogliere dati e conoscenze già note tramite l’alleanza e la collaborazione con quegli organismi statali che hanno competenze su questo ambito, per esempio: i Ministeri dell’Interno, per la Famiglia, dell’Istruzione; le Istituzioni preposte allo sport e allo spettacolo; le Autorità garanti per l’infanzia e l’adolescenza; la magistratura coi Tribunali dei minori, le Forze dell’ordine.

Vogliamo anche coinvolgere e collaborare con le altre realtà educative non solo cattoliche, gli organismi delle regioni e dei comuni, gli Ordini dell’assistenza sociale e sanitaria, le comunità cristiane non cattoliche, i rappresentanti delle altre religioni, con l’eventuale aiuto delle associazioni come Save the Children, Terre des Hommes, Unicef, Istituto degli Innocenti, Telefono Azzurro, associazione Meter, ecc.

Con diverse di queste realtà il dialogo è già aperto, positivamente. Solo così potremo raggiungere uno sguardo più oggettivo sulla diffusione e sulla gravità di questo fenomeno in Italia.

 

Il consenso nell’Assemblea dei Vescovi è stato espresso sia sulle azioni già avviate, sia su quelle future, che richiederanno la presentazione di un progetto concreto al Consiglio permanente.

 

Circa il presente, sono confermate le attività nelle diocesi che hanno permesso la creazione e la valorizzazione della rete dei Referenti e dei Servizi diocesani e regionali per la tutela dei minori, coi relativi Centri di ascolto per i minori, per dare attuazione concreta alle nostre Linee Guida (2019) accompagnate dai tre Sussidi già diffusi.

È stata apprezzata e attuata la prima Giornata nazionale di preghiera, il 18 novembre, data scelta dall’Europa per combattere il fenomeno e sostenere le vittime. Continueremo ogni anno a implementarla.

 

Per quanto riguarda il futuro, sono state accettate alcune proposte concrete.

  • La creazione di alcune Sezioni per gli abusi con giudici specializzati. Alcune realtà regionali le possono già attuare, altre dovranno preparare persone competenti in questo tipo di reato, a servizio degli Ordinari diocesani o religiosi, per le procedure penali o amministrative.
  • Viste poi le richieste di alcune diocesi e Istituti religiosi, il Servizio Nazionale Tutela Minori proporrà un corso di preparazione per coloro che sono chiamati a occuparsi della “indagine previa”. Un passaggio molto delicato che determina l’accettazione o meno di una segnalazione o di una denuncia e la successiva comunicazione alla Congregazione per la Dottrina della Fede. Chiederemo la collaborazione degli esperti di diritto canonico e delle Facoltà ecclesiastiche.
  • Chiederemo ai nostri Servizi Diocesani Tutela Minori, con l’aiuto dei Servizi regionali, di preparare un Report annuale sia sulle attività di prevenzione attuate, sia sui dati degli abusi denunciati o segnalati ai Centri di ascolto o alle Curie o direttamente ai Vescovi e agli Ordinari religiosi. Abbiamo già in corso la preparazione di un questionario che aiuti a raccogliere non solo numeri, ma anche le caratteristiche dei singoli casi, utili per sviluppare l’azione di prevenzione e l’individuazione dei maggiori fattori di rischio e di protezione negli ambienti ecclesiali e nelle attività pastorali.
  • Come Servizio Nazionale della Chiesa italiana chiederemo la collaborazione di tutti gli organismi statali per dare vita insieme ad una ricerca ampia e scientificamente corretta sul fenomeno degli abusi. Proporremo che si aprano dei tavoli di lavoro con gli addetti dei ministeri, delle autorità competenti, della magistratura, dei dipartimenti specifici di alcune università statali e cattoliche, per raccogliere il maggior numero possibile di dati a livello nazionale.
  • Nel frattempo, noi ci impegniamo a fare la nostra parte sia iniziando a raccogliere i dati dei report annuali dei Referenti diocesani, sia promuovendo una indagine più ampia nelle diocesi italiane sui reati di abuso sessuale, con minori e persone vulnerabili, come sono classificati nel Diritto canonico, rinnovato recentemente. Chiederemo i dati ai Tribunali ecclesiastici diocesani e interdiocesani, alle Curie diocesane, agli Istituti religiosi, circa i reati avvenuti negli ultimi 20 anni (dal 2001, data della promulgazione delle norme sui delitti più gravi: Sacramentorum sanctitatis tutela, adesso aggiornate, senza escludere eventuali dati più antichi), garantendo però la riservatezza e il rispetto delle norme sulla tutela dei dati personali. Li confronteremo e verificheremo anche con quelli che ci metterà a disposizione la Congregazione per la dottrina della fede, con la quale si è iniziato un percorso per la condivisione dei dati riguardanti la Chiesa italiana. Dati anche qualitativi che ci serviranno nella progettazione di una azione di prevenzione e di sostegno delle vittime, ma che metteremo a disposizione delle realtà civili che vorranno servirsene, sempre per il bene delle vittime.
  • Per l’impostazione di questa indagine, la valutazione dei dati e le indicazioni che ne trarremo, collaboreremo con un Gruppo di lavoro che abbia diverse competenze (teologiche, sociologiche, storiche, giuridiche e canoniche, psicologiche e psichiatriche, pedagogiche, statistiche) e sia formato da persone qualificate e competenti, a conoscenza delle dinamiche intra ecclesiali italiane.

 

Papa Francesco nella Lettera al popolo di Dio che è in cammino in Germania (al n. 3) conclude dicendo: «Gli interrogativi presenti, come pure le risposte che diamo, esigono, affinché ne possa derivare un sano aggiornamento, “una lunga fermentazione della vita e la collaborazione di tutto un popolo per anni”. Ciò porta a generare e mettere in atto processi che ci costruiscano come Popolo di Dio, più che la ricerca di risultati immediati che generino conseguenze rapide e mediatiche, ma effimere per mancanza di maturazione o perché non rispondono alla vocazione alla quale siamo chiamati.”

È questo anche il nostro obiettivo.

 

+ Lorenzo Ghizzoni, Presidente del Servizio Nazionale Tutela Minori

 

 

 

APPENDICE

75ª Assemblea Generale Straordinaria: dal Comunicato finale

(…) All’Assemblea è stato anche offerto dal Presidente del Servizio nazionale per la Tutela dei Minori, S.E. Mons. Lorenzo Ghizzoni, Arcivescovo di Ravenna-Cervia, un aggiornamento circa le iniziative e le strutture finora messe in campo per contrastare la piaga degli abusi sui minori e le persone vulnerabili, dentro e fuori dalla Chiesa, dopo l’emanazione delle Linee Guida del giugno 2019. Queste hanno senz’altro segnato una svolta nel tipo di approccio a questo gravissimo fenomeno. Ne sono testimonianza la cura educativa svolta nelle comunità ecclesiali (seminari, istituti di  formazione, parrocchie, oratori, consultori, associazioni, movimenti, etc.) per l’educazione alla relazione e alla maturità affettiva e sessuale; la creazione della rete dei Referenti nei Servizi per la Tutela dei Minori in tutte le Diocesi italiane e di numerosi Centri di ascolto per la raccolta di denunce e segnalazioni; la pubblicazione di tre Sussidi per formare gli operatori pastorali e adottare misure per contrastare i rischi e rendere più sicuri gli ambienti; la promozione di numerosi incontri di informazione e formazione a favore del clero e dei religiosi, dei catechisti e laici educatori e allenatori e degli operatori della Caritas; la celebrazione della Giornata nazionale di preghiera del 18 novembre, data scelta dall’Europa per combattere il fenomeno e sostenere le vittime. Su questa linea verranno compiuti ulteriori passi per implementare e rafforzare l’azione a tutela dei minori e delle persone vulnerabili. La Chiesa, hanno ribadito i Vescovi, vuole essere sempre accanto alle vittime, a tutte le vittime, alle quali intende continuare a offrire ascolto, sostegno e vicinanza, non dimenticando mai la sofferenza che hanno provato.

[1] Furono operate due visite a distanza di due anni. Viene mantenuto, ormai da diversi anni, anche un rapporto con i responsabili di questi centri o comunità, con due incontri annuali.

[2] “Non fate male a uno solo di questi piccoli. La voce di Pietro contro la pedofilia” (2019) a cura di Padre \Federico Lombardi , Edizioni Cantagalli.

[3] Il SNTM ha elaborato una serie di FAQ, giunte alla seconda edizione, inviate ai Vescovi delegati e ai Coordinatori regionali che hanno provveduto alla diffusione tra i propri Referenti.

[4] Si tratta di 56 donne e 47 uomini, in prevalenza professionisti preparati in campo giuridico, psicologico, medico-psichiatrico, assistenziale, educativo, e 123 presbiteri o religiosi (a inizio 2021)

[5] Per i Coordinatori regionali e i Vescovi Delegati è accessibile un archivio loro riservato, in cui è possibile trovare articoli, linee guida di altri enti, documentazioni, dossier e report.

[6] Alcune caratteristiche: ricerche commissionata ad un panel esterno composto da personalità riconosciute, altamente specializzate, non necessariamente appartenenti al mondo ecclesiale. Arco temporale ampio, generalmente sui 70anni (1950-2020). Nozione di abuso e tipologia delle vittime ampia: non solo violenza sessuale su minore di età (categoria che dal punto di vista giuridico ha subito cambiamenti importanti nell’arco dei decenni), ma anche, per esempio, abuso fisico, psicologico o avvertito come tale.  Soggetti e Ambienti oggetto di indagine altrettanto ampi: scuole, parrocchie, istituti religiosi, e poi chierici, religiosi, operatori pastorali, insegnanti… Fonti disomogenee delle informazioni: archivi di enti ecclesiastici (curie, tribunali, istituti religiosi) e di tribunali, fonti giornalistiche, sondaggi, inchieste, interviste…  segnalazioni dirette da parte delle presunte vittime. Verifica delle segnalazioni: poiché la stragrande maggioranza delle segnalazioni è riferita ad episodi lontani nel tempo e non verificabili secondo criteri giudiziari (a volte il presunto colpevole è deceduto) si è reso necessario un credito di fiducia nei confronti del segnalante. D’altra parte, per chi dichiara di essere stato vittima di abusi in ambito ecclesiale questa è l’unica possibilità di ottenere qualche forma di risarcimento per delitti ormai prescritti.

13-12-2021