DOPO PAPA FRANCESCO…
Cosa deve fare una chiesa particolare dopo Papa Francesco? Raccoglierne l’eredità o meglio il “testimone”, per continuare a correre sulla stessa via e nella stessa direzione, come nella staffetta.
In questi giorni abbiamo sentito tanti commenti anche da parte dei nostri fedeli, ciascuno ha individuato qualcosa che lo ha colpito personalmente. Dovremo fare lo sforzo invece, come qualche teologo o pastore ha già fatto, di raccogliere i messaggi più importanti e più forti per far entrare il Vangelo nei cuori e nelle menti degli uomini e delle donne di oggi. Ciascuna Chiesa dovrà fare questo sforzo di intelligenza e discernimento spirituale, applicandolo al proprio contesto particolare.
Ci sono delle linee forti che sono già contenute nell’Evangeli gaudium, come la riforma della Chiesa, il primato ai poveri e ai piccoli, il dialogo con gli altri credenti e anche con i non credenti soprattutto nell’impegno caritativo che unisce al di là delle teologie e delle ideologie, l’attenzione ai giovani e agli anziani, ai “nonni”, ma anche l’apertura alle famiglie ferite e in posizioni irregolari nella comunità, la misericordia prima di ogni giudizio come il Padre fa con noi, l’universalità della Chiesa cattolica che si traduce anche nell’accoglienza nelle comunità e nella società degli stranieri e degli emigranti. Il rispetto quindi per ogni persona chiunque essa sia, anche il delinquente ancora in carcere, il rispetto della creazione e della terra, vedendo un legame tra violenza fatta all’ambiente e violenza fatta alle persone con le ingiustizie sociali.
Pastoralmente le indicazioni in questi dodici anni sono state molte e la teologia pastorale che Papa Francesco ha sviluppato sulla linea della dottrina sociale della Chiesa e contando sulla maturità spirituale di tutti i fedeli basata sul battesimo, sul vangelo delle beatitudini e sulla carità ai piccoli ai fragili, agli scartati, ha messo in movimento tanti aspetti della vita delle nostre comunità. E ha messo in crisi molte abitudini, chiusure, pregiudizi, che ci proteggevano da certe persone e dai loro problemi. Una Chiesa missionaria che si sporca le mani coi lontani ma anche coi più vicini, con i poveri che abitano le nostre città e parrocchie, senza lavoro e senza casa, è una missionarietà tutta imbastita di carità concreta, e credo sia la vera via maestra per l’evangelizzazione dei prossimi anni.
L’umiltà francescana contro la ricerca della gloria mondana, la sobrietà contro l’ostentazione dei mezzi e delle risorse, la ricerca del terreno buono che c’è in ogni cuore contro i giudizi dall’alto di una pretesa giustizia, il farsi prossimi a chi è prigioniero del male o del dolore o delle strutture di peccato del mondo, sono una via insieme spirituale e pastorale che vale molto per diffondere la gioia del Vangelo e che vorremmo valesse per tutti, laici e clero, consacrati, credenti di ogni religione o ex credenti in ricerca comunque di una speranza per dare senso e coraggio alla vita.
Ringraziamo Papa Francesco per la sua profezia e la sua apertura allo Spirito del Signore. La nostra Chiesa ne è stata edificata e ne sarà sostenuta anche per il domani.