28/08/2014

Vita in Parrocchia a Ss. Simone e Giuda

Vita in Parrocchia a Ss. Simone e Giuda
 
Dal “RisVeglio Duemila”  N. 41/2014
 
 
Riprendiamo il nostro viaggio nelle parrocchie dell’Arcidiocesi; questa volta ci occupiamo di quella dei Santi Simone e Giuda, che ha sede in via Antica Milizia, 54, Ravenna. E’ retta dalla comunità religiosa dei salesiani, fondata da San Giovanni Bosco; il parroco è don Damiano Abram, che abbiamo intervistato.
 
 
Don Damiano, sei parroco a San Simone e Giuda dal 16 novembre 2013. Però da quanto tempo sei in questa parrocchia?
 
“Sono a Ravenna del 2006 e sono stato subito destinato a questa parrocchia. Io sono originario di Bosco Chiesanuova (Vr) dove sono nato nel 1955. Sono sacerdote dal 1986 e, dopo esperienze pastorali in diverse zone, sono venuto a Ravenna. Qui ho affiancato i parroci precedenti, don Ivano, don Mino e don Mauro, prima di diventare parroco”.
 
 
Da quanti e quali confratelli sei aiutato nello svolgere il tuo compito?
 
“Siamo sei confratelli, oltre a me ci sono: Don Mauro Soru, direttore della comunità e responsabhile dell’Oratorio; don Giampaolo Garatti, in aiuto all’Oratorio e è impegnato in segreteria; don Carlo Pavani è l’economo della comunità; don Giuseppe Battello ha dei compiti anche ‘esterni’; infine, don Domenico che è con noi da poco tempo”.
 
 
Veniamo alla parrocchia: quali sono i suoi confini, quanti gli abitanti e quanti partecipano alle liturgie?
 
“I confini vanno dalla zona ferrovia (via Candiano, circ. Piazza d’Armi) fino alla rotonda di Lido Adriano e poi sino a un tratto di Viale Europa; ci congiungiamo con la parrocchia di San Pier Damiano in via Umago, che è divisa a metà. Gli abitanti sono circa 7500 e la partecipazione alle Sante Messe festive è nell’ordine di 500-600 persone; buona parte di queste sono inserite concretamente nelle attività pastorali”.
 
 
Quali sono le principali e ordinarie attività pastorali che si svolgono?
 
Partiamo dalla catetechesi: c’è il gruppo di prima e seconda elementare (pre-catechismo), poi i tradizionali gruppi dalla terza elementare alla seconda media. La Prima Comunione viene amministrata alla fine della quarta elementare, mentre la Cresima si fa a fine seconda media. Poi c’è il post-cresima, composto da una quindicina di ragazzi, che sta funzionando molto bene; infine c’è il gruppo animatori, formato da giovanissimi e giovani che si impegnano anche in estate. Ci sono altre realtà: il Coro Don Bosco, che anima le liturgie, il gruppo famiglie, che si incontra mensilmente e promuove cene di beneficenza, il cui introito va a favore delle famiglie in difficoltà; la Legio Mariae; gli ex-Allievi e Amici di Don Bosco. Facciamo catechesi per gli adulti, tutti i lunedì sera, mentre il martedì e il giovedì mattina gli incaricati della Caritas parrocchiale distribuiscono le borse alimentari a una quarantina di famiglie (per un totale di circa duecento persone). Sopra tutto questo, però, c’è la grande forza del volontariato: tante persone, soprattutto pensionati, che ci danno una mano, ad esempio, a tenere aperti e in ordine il Centro Boicelli e l’Oratorio”.
 
 
Una caratteristica di questa parrocchia è proprio l’Oratorio; essere una parrocchia salesiana cosa significa?
 
“Significa portare avanti il modello formativo di don Bosco, fondato su tre cardini: ragione, religione, amorevolezza. Ragione vuol dire fare le cose con senso, senza cedere agli estremismi ed essendo sempre pronti all’ascolto dell’altro; religione vuol dire puntare alle cose del Signore: anche per questo, ogni giorno, alle 17 interrompiamo i giochi in Oratorio e facciamo tre minuti di preghiera con i ragazzi; on tutti, anche con quelli musulmani, che invitiamo a pregare con noi. Amorevolezza vuol dire avere uno stile educativo basto sull’accoglienza, sulla grande pazienza che ci vuole, soprattutto con i ragazzi. Siamo contenti perché l’oratorio è piuttosto frequentato. D’estate poi, è un’esplosione di voci e di suoni, grazie al Grest che si svolge per nove settimane. Arriviamo ad accogliere 120 ragazzi a settimana, oltre agli animatori. Negli ultimi tempi stiamo coinvolgendo sempre più le famiglie, anche promuovendo uno o due ritiri annuali cui partecipano i ragazzi insieme ai loro genitori”.
 
 
Uno sguardo ai due obiettivi-base di quest’anno pastorale: la carità e la missione. Quali sono, in questi ambiti, le iniziative che portate avanti?
 
“Guardando al nostro calendario per il 2014-2015 si capisce che abbiamo coniugato il programma pastorale con quello della Diocesi. Dobbiamo operare una conversione missionaria pastorale, cioè uscire dalla chiesa, andare negli ambienti e rendere i giovani protagonisti della loro vocazione. E’ un po’ quello che faceva don Bosco: trasformare le persone da lupi in agnelli e, poi, da agnelli in pastori che annunciano il Vangelo e che, a loro volta, si prendono cura di altre persone”.
 
 
Fabrizio Casanova