Vita in Parrocchia a S. Lorenzo in Cesarea

Vita in Parrocchia a S. Lorenzo in Cesarea
 
Dal “RisVeglio Duemila”  N. 43/2014
 
 
Continuiamo il viaggio nelle parrocchie della diocesi presentando quella di San Lorenzo in Cesarea, che ha sede a Ravenna, in via Romea 88. La consacrazione dell’attuale chiesa risale al 13 novembre del 1988; di seguito presentiamo l’intervista al parroco, don Gian Maria Orlandini.
 
 
Don Gian Maria, da quanto tempo sei parroco qui a San Lorenzo e, in breve, quale è stato il tuo cammino da sacerdote?
 
“Partiamo dagli inizi: sono sacerdote del 1961, e faccio parte – tuttora – del clero diocesano di Bergamo; appartengo al quel gruppo di sacerdoti che liberamente accetta di andare in altri territori a prestare il proprio servizio. Il Vescovo di Bergamo mi mandò prima a prato, poi a Cologno Monzese – dove mi occupavo dell’oratorio, di studenti e universitari – poi di nuovo a Prato infine, nel 1980 e su richiesta di mons. Tonini, a Ravnena, dove divenni parroco a San Lorenzo in Cesarea”.
 
 
Veniamo alla parrocchia: quale è la sua storia, quanti gli abitanti e quanti partecipano alle liturgie?
 
“Non tutti sanno che, già nel V secolo dopo Cristo, qui esisteva una basilica intitolata a San Lorenzo in Cesarea. Il nome ‘Cesarea’ probabilmente deriva dal passaggio a Ravenna dell’imperatore Giulio Cesare, nella sua marcia verso Roma. Era chiamata anche ‘Santuario del mare’ e pare vi fossero qui delle guarigioni straordinarie. In chiesa vi è una piccola iscrizione, su pietra, che attesta il passaggio di Sant’Agostino nella basilica. Attorno al 1500 la basilica fu distrutta. Si deve arrivare agli anni 70 del secolo scorso, quando, per esigenze pastorali, fu prima costruita una cappella prefabbricata poi, nel novembre del 1979, fu inaugurata l’attuale chiesa. Il primo parroco fu don Carlo Marchioro, al quale sono succeduto il 20 settembre del 1980. In questi anni sono stai fatti molti lavori: la canonica è stata costruita a metà degli anni ’80; prima è stato rifatto il pavimento della chiesa; da pochi anni è stato sistemato il campanile. Nei primi anni del mio servizio qui, la parrocchia era più estesa e anche i parrocchiani erano in maggior numero. Ora ci sono due zone: la vecchia (via Rubicone e dintorni) abitata da molti anziani, e che si sta spopolando; la nuova (viale Newton, Via Galilei…) con quasi tutte famiglie giovani e con maggior densità abitativa; in tutto gli abitanti saranno circa cinquemila e la partecipazione alla Santa Messa festiva si attesta attorno al 10%”.
 
 
Quali sono le principali e ordinarie attività pastorali che si svolgono a San Lorenzo in Cesarea?
 
“Naturalmente, in primis c’è il catechismo. Abbiamo oltre 150 bambini, dalla III Elementare alla II Media. La Prima Comunione si fa alla fine della IV Elementare mentre, da molti anni, la Cresima si fa nei primi mesi della II Media; domenica scorsa l’arcivescovo ha cresimato trentaquattro ragazzi e un adulto. C’è poi un piccolo gruppo post-Cresima, formato da ragazzi che fanno anche gli animatori e/o i catechisti. Devo dire che spesso, sono proprio i ragazzi a ‘chiamarsi’ fra di loro per venire in parrocchia mentre i genitori non sono sempre entusiasti di mandarli in chiesa. Il catechismo si fa o durante la settimana, oppure il sabato; cerchiamo di venire incontro alle esigenze dei ragazzi che fanno sport. I catechisti alternano la ‘lezione’ a lunghi momenti di gioco; si cerca di fare tutto bene, perché quanto si fa e si trasmette di buono resti nel cuore e nella mente dei ragazzi. Per il resto, c’è un gruppo che cura la pulizia della chiesa, c’è il gruppo del Coro che si ritrova settimanalmente. Io faccio catechesi per gli adulti, mediamente una volta ogni quindici giorni e nei tempi forti di Avvento e Quaresima”.
 
 
La carità e la missione: sono i due aspetti sui quali è incentrato l’Anno Pastorale in Diocesi. In questi due ambiti, quali sono le iniziative che portate avanti e avete progetti in programma?
 
“Per ora non abbiamo la Caritas in parrocchia, ma è un progetto che si potrebbe realizzare. Tuttavia, distribuiamo periodicamente vestiario e cibo – donato dai parrocchiani – a tante persone che sono nel bisogno: Inoltre abbiamo una buona collaborazione con le suore di Prato che hanno una missione in India, dove ci sono tanti lebbrosi. Soprattutto in occasione della Giornata Mondiale dei Malati di Lebbra raccogliamo fondi da destinare a quella Missione. C’è poi qualche ragazzo che collabora con l’Operazione Mato Grosso, per le missioni in Perù”.
 
 
Fabrizio Casanova