Visita pastorale a San Paolo

Visita pastorale a San Paolo

Dal ‘RisVeglio Duemila’ N. 36/2011
 
La Parrocchia di S. Paolo, a Ravenna, è una delle ultime toccate dalla Visita Pastorale diocesana iniziata da S. E. Mons. Giuseppe Verucchi oltre cinque anni fa. Un dato tutt’altro che secondario per una realtà tanto giovane. Proprio quest’anno festeggiamo il venticinquesimo anniversario di presenza di quei padri, i  Giuseppini del Murialdo, che hanno compiuto il miracolo di trasformare una zona acquitrinosa, popolata da rane e zanzare, nel cuore pulsante di un nuovo ed esteso quartiere sempre più popolato. La lunga attesa, iniziata quando ancora era parroco Don Aldo Cornale, ha consentito alle diverse strutture parrocchiali di crescere e consolidarsi.
Nella serata di lunedì 26 settembre, i Padri, insieme con il Consiglio Pastorale Parrocchiale (rinnovato di recente) e con il Consiglio per gli Affari Economici, hanno dato, a nome della comunità, il benvenuto all’Arcivescovo. Parlando in nome del Consiglio Pastorale il vice presidente  Giovanni Ambrosio ha evidenziato come questa visita offra l’opportunità di verificare la qualità di quanto sin qui posto in essere e di ricevere, dal pastore della diocesi, indicazioni e suggerimenti per correggere eventuali errori e per potere fare sempre meglio.
Ascoltando Mons. Verucchi, in occasione di questo primo incontro e nel corso dei tanti altri succedutisi lungo la settimana, abbiamo potuto apprezzare la coerenza con cui si sforza di fare comprendere l’importanza, per la comunità dei credenti, di  mantenersi aderenti al modello ecclesiale delineato dagli apostoli e dai primi discepoli. Assai evocativa, a tal fine, la metafora del fiume, le cui acque sono tanto più pure quanto più ci si approssima alla sua sorgente. E’ a tale sorgente che dobbiamo attingere il corretto significato della comunità ecclesiale, che non è né democrazia né monarchia. L’Arcivescovo non ha perso occasione per rammentarci, con parole ed esempi sempre nuovi, l’importanza dell’assiduità nell’ascolto della Parola, nell’unione fraterna, nella partecipazione al sacrificio eucaristico e nella preghiera; tutto ciò sotto la guida dei nostri pastori. E’ in ambito ecclesiale che siamo chiamati a fare fruttare, per il bene di tutta la comunità, i doni e talenti, sempre diversi, che la Trinità offre a ciascuno di noi.
Mons. Verucchi non si è limitato a incontrare le pur tante entità intra-parrocchiali. Egli, infatti, intendeva incontrare tutte le più significative  realtà territoriali locali. Nel fare una breve e non esaustiva carrellata degli incontri, citiamo la visita alle scuole materne ‘Polo Lama sud’ e ‘Gaudenzi’ dove è stato accolto con tanta cordialità e simpatia e dove ha potuto trattenersi con i bimbi ed il personale. E ancora l’incontro con i rappresentanti del Consorzio del Mercato o con il personale della Questura. Molto apprezzata anche la visita al personale degli uffici dell’Anagrafe e dello Stato Civile dove la dott.ssa Caprini e  l’assessore Cameliani hanno fatto gli onori di casa.
Purtroppo, e questo ha lasciato l’amaro in bocca a più di uno, nonostante il desiderio e la disponibilità di Mons. Verucchi e pur essendo stati messi a disposizione anche i locali parrocchiali, al vescovo non è stata concessa la possibilità di incontrare i ragazzi e il personale della scuola elementare ‘Randi’.
Tra i diversi momenti ‘forti’ si possono segnalare l’assemblea parrocchiale del martedì sera, alla quale ha partecipato attivamente un gran numero di fedeli, e la messa conclusiva della domenica mattina.
Quali sono le prime indicazioni pratiche che noi, parrocchiani laici, potremmo trarre dalle parole del nostro arcivescovo?
Penso che, per prima cosa, dobbiamo prendere coscienza, una volta per tutte, che la fede che Cristo offre a ciascuno di noi è una forza vitale che necessita, per sua natura, di estrinsecarsi nel vissuto quotidiano. Una fede limitata alla sola dimensione privata e che prescinda dall’ascolto della parola, dalla comunione e dalla partecipazione al sacrificio eucaristico e dalla preghiera, non può tradursi in vera caritas  bensì, al massimo, in mero moralismo di facciata.
Nella persona del nostro arcivescovo il Signore è venuto a farci visita e ad indicarci, ancora una volta, il cammino che desidererebbe che noi percorressimo.
A noi il compito di ascoltarlo e di mettere in pratica ciò che ci viene richiesto di fare.

Sirio Stampa