Verso il Convegno Ecclesiale di Firenze/2

Verso il Convegno Ecclesiale di Firenze/2

Dal “RisVeglio Duemila”  N. 39/2015

 

Continuiamo ad approfondire i contenuti del Convegno Ecclesiale di Firenze (9-13 ottobre 2015); questa volta ci occupiamo della “seconda via” che sarà approfondita nei giorni toscani, quella dell’“annunciare”. Lo facciamo proponendo anche una testimonianza.

 

Annunciare. Testimoniare il Vangelo con la vita

Annunciare non è una scelta. Se davvero la gioia della buona notizia ci ha toccati nel profondo non possiamo tenerla per noi. Per annunciare bisogna uscire: 2Fedele al modello del Maestro, è vitale che oggi la Chiesa esca ad annunciare il Vangelo a tutti, in tutti i luoghi, in tutte le occasioni, senza indugio, senza repulsioni e senza paura. La gioia del Vangelo è per tutto il popolo, non può escludere nessuno” (Evangelii Gaudium 23). L’annuncio è testimonianza. “Possa il mondo del nostro tempo ricevere la Buona Novella non da evangelizzatori tristi e scoraggiati, ma da ministri del Vangelo la cui vita irradi fervore, che abbiano per primi ricevuto in loro la gioia del Cristo” (Evangelii nuntiandi 75). Ne siamo capaci?

 

Casa della speranza “Viviana Lisi”

 “Il chicco di grano che cade in terra e muore, porta molto frutto”: la parabola del Vangelo di Giovanni si addice alla perfezione alla storia di una giovane ragazza originaria di Acireale, Viviana Lisi. Morta a 31 anni per un tumore fulminante, Viviana ha sublimato nell’ultimo periodo della sua vita le grandi doti di solidarietà che l’avevano già accompagnata quand’era in salute. Terza di tre figli, ragazza studiosa e intelligente con in tasca una laurea in Lingue e un master in Politiche sociali, Viviana aveva un grande senso dell’amicizia. Il servizio agli altri era tra le sue priorità: dall’impegno nei Pionieri della Croce Rossa e negli Scout all’assistenza ai bambini e agli anziani, dalla cura dei senza fissa dimora a quella dei malati di Aids. Il suo “luogo d’elezione” era la chiesa di San Camillo ad Acireale, dove era particolarmente assidua nel partecipare all’adorazione eucaristica del venerdì. Nel 2003 Viviana è entrata a far parte della Famiglia camilliana laica. Nella malattia, Viviana ha saputo offrire la sua prova di spiritualità più grande, affrontandola con un coraggio e una determinazione che hanno stupito tutti. Nel libro Raggi di speranza (pubblicato dopo la sua morte dalla casa editrice San Paolo accogliendo i suoi pensieri e le sue poesie), Viviana definisce la malattia “un’esperienza positiva dove mi sono sentita circondata d’amore. Ho raccolto senza aver seminato con coscienza. Ho ricevuto e ricevo al centuplo. Nulla di ciò che abbiamo ci è dovuto, quindi tutto può e deve essere donato”.

Dopo la sua morte, avvenuta il 20 gennaio del 2007, la salma viene portata nella chiesa di San Camillo. Nel suo testamento, Viviana esprime la volontà di destinare i suoi risparmi a favore degli ultimi; dà quindi mandato all’amico camilliano fratel Carlo Mangione affinché si adoperi per realizzare il suo desiderio. Nasce l’associazione “Viviana Lisi”, ispirata ai principi della carità cristiana, del rispetto della dignità umana e della sua promozione. L’associazione –si propone di valorizzare il volontariato e la cooperazione con le istituzioni pubbliche e private, per dare sostegno ai poveri e agli emarginati. 

Testimonianza concreta di questo impegno è la “Casa della speranza” intitolata a Viviana, che ha sede in un edificio di Riposto. Il Comune la affida all’associazione “Viviana Lisi” con l’impegno di effettuare i lavori di ristrutturazione, il cui intero ammontare (150.000 euro) viene coperto dalla generosità di un imprenditore locale. Nel giro di un paio di mesi la Casa è pronta per essere inaugurata, con una cerimonia pubblica che si svolge il 25 gennaio del 2009. Tra le prime attività c’è un servizio gratuito di doposcuola per i bambini in difficoltà; subito dopo comincia l’accoglienza residenziale per poveri, emarginati e senza fissa dimora, che aumentano soprattutto nei mesi invernali. Non mancano inoltre le attività ludiche e ricreative, soprattutto per bambini e ragazzi. Più di 100 le persone che in questi cinque anni sono state ospitate nella Casa intitolata a Viviana: dalle mamme con bimbi di pochi giorni (vittime di mariti violenti), ai tossicodipendenti, dagli immigrati senza permesso di soggiorno a chi ha perso il lavoro all’improvviso. La Casa della speranza “Viviana Lisi” è ormai un punto di riferimento per i più bisognosi, in grado di dare – come si legge nel suo statuto – “un’accoglienza incondizionata e senza pregiudizi, con la speranza di un futuro dignitoso”.

(fonte: www.firenze2015.it)