Veglia di Pentecoste in Cattedrale

Con la Pentecoste nasce la Chiesa Dal “RisVeglio Duemila” N. 18/2018  La solennità di Pentecoste ricorre domenica 20 maggio. A Ravenna la solennità sarà celebrata in modo particolare durante la Veglia di Pentecoste, sabato 19 maggio alle 20.45 in Cattedrale, che sarà presieduta dall’arcivescovo monsignor Lorenzo Ghizzoni. La festa di Pentecoste è ricorrenza importante per i cristiani. In essa infatti, si ricorda il giorno in cui lo Spirito Santo scese sugli Apostoli, riuniti nel Cenacolo e donò loro il coraggio, la forza di andare tra le genti, in tutto il mondo, ad annunciare il Vangelo di salvezza che Gesù Cristo, aveva incarnato. E’ utile, in quest’occasione, fare un po’ di chiarezza sulla figura dello Spirito Santo e sulla sua importanza nella vita dei credenti e della Chiesa. Ci è di aiuto, in questo, Mario Cavalieri, responsabile del Rinnovamento nello Spirito di Ravenna.”Lo Spirito Santo – dice Cavalieri –, è la terza persona della Santissima Trinità e ha una sua specifica funzione. Se il Padre è il creatore, e il Figlio è il redentore, lo Spirito è il santificatore, è l’amore in azione che dovrebbe portarci alla santità di vita, ci guida tutti i giorni e per questo tutti i giorni andrebbe invocato. Lo Spirito Santo è presente da sempre, (lo spirito di Dio aleggiava sulle acque” Genesi, 1 2), ha creato e continua a creare, perché la creazione è un progetto di Dio inesauribile e misterioso, che noi scopriremo pienamente solo nell’aldilà. Per avvertire in sé la presenza dello Spirito Santo – quella forza che ci aiuta a fare le scelte giuste nel quotidiano – è bene leggere e meditare i testi biblici, perché, a mio parere, chi legge e ascolta la Parola di Dio riceve in dono lo Spirito”. Oggi sembra difficile, in questa civiltà che esalta l’immagine e la vita intensa, veloce dove si susseguono tanti impegni e preoccupazioni, cogliere la presenza dello Spirito. Per raggiungere quest’obiettivo, che cosa può essere utile a una persona? “Penso – dice Cavalieri – che innanzitutto un credente debba porsi la domanda: “quale è la scelta principale che voglio fare nella mia vita?”. La scelta più grande è quella di farsi servo per amore di Dio. A quel punto la persona che crede è libera da ogni altro condizionamento della vita, e diventa capace, dedicando un po’ di tempo a riflettere su se stessa e a pregare, di staccarsi dalle cose, e anche dalle persone, quando esse sono vissute come un possesso e non come un dono di Dio. Il credente capisce che quello che conta veramente per la sua vita è il rapporto autentico con le persone, sotto la forma dell’amore che egli stesso dona agli altri”. Lo Spirito Santo diede forza agli Apostoli per essere in comunione tra loro. Una comunione tra persone che oggi appare difficile, a volte anche all’interno della chiesa. Quali gli ostacoli principali da superare a suo parere? “Parto da una considerazione: il giorno di Pentecoste, lo Spirito Santo si è manifestato come fuoco che si divideva e si posava su ciascuno degli apostoli. Questo significa che ognuno di noi può fare un’esperienza diretta e personale della presenza dello Spirito. Ma, e qui rispondo, il passaggio successivo è trasformare in gesti d’amore, l’Amore di Dio, questa forza, questa presenza dello Spirito. Questo perché il Signore ti chiama personalmente, ma poi ti chiede di uscire dai tuoi egoismi, di avere relazioni di amore scambievole, di condividere tutto con gli altri (come faceva la prima comunità di apostoli e discepoli). Il guaio è che, nella società e a volte anche nella Chiesa, capita che le persone mettano l’“io” al primo posto e non Dio. Così ognuno cerca di ricavarsi il proprio spazio e in quello spazio di essere al centro, di comandare. Dobbiamo imparare che invece amare è uscire da se stessi e, guidati dallo Spirito Santo, donare ciò che si è e ciò che si ha ai nostri fratelli, solo così nasce e cresce una comunità di credenti vera ed evangelizzatrice”.