“Una preghiera per il nostro seminario”

 “Una preghiera per il nostro seminario”

Dal “RisVeglio Duemila” N. 9/2017     Essere sacerdoti oggi è forse una missione ancor più complessa di qualche decennio fa. Questa è una delle ragioni per le quali la formazione dei futuri sacerdoti si sta arricchendo e trasformando, con più attenzione all’aspetto pastorale, umano, spirituale e di relazione con il popolo di Dio, con un ripensamento che sta avvenendo anche nel Seminario di Bologna. Quello che non deve mancare, nel cammino verso il sacerdozio dei nostri giovani (né oggi, né ieri, né domani) è la preghiera, il sostegno e la vicinanza della comunità cristiana. Ed è per questo che è stata istituita la Giornata diocesana del Seminario, che ogni anno coincide con la seconda domenica di Quaresima, che in questo 2017 coincide con il 12 marzo. “E’ un appuntamento fondamentale nel quale tutta la diocesi si ferma a riflettere, pregare e aiutare chi è in Seminario – spiega il rettore don Federico Emaldi –. Ed è importante anche che si in una data stabilita. Abbiamo predisposto una traccia in modo che in ogni parrocchia si possa pregare, soprattutto al momento della preghiera dei fedeli. E in più c’è un santino per le vocazioni, che stiamo distribuendo in vari luoghi”. La preghiera è il primo modo, concreto, con il quale tutti possono dare una mano a chi si prepara a diventare sacerdote. “Ma ce ne sono altri– ragiona don Federico –: le offerte ma soprattutto la vicinanza concreta ai seminaristi”. Le occasioni si stanno moltiplicando: dal due ottobre scorso, giorno degli Angeli Custodi, ai quali è intitolato il Seminario, i seminaristi hanno ospitato gruppi di giovani della diocesi in vari momenti, soprattutto durante l’Avvento, per il Vespro della domenica sera (sempre alle ore 19 nella cappella del Seminario) e una pizza a seguire. E l’appuntamento si ripeterà anche nelle domeniche di Quaresima, “per i gruppi che si vogliono fermare per fare famiglia e comunità”, spiega don Federico. Ma chi sono i nostri seminaristi? “Bè, c’è Eduard Alin Vaidà, che è diventato diacono, ma ancora gravita nell’orbita del seminario – precisa il rettore –: lui ha ancora tempi di permanenza e di studio nel Seminario Flaminio e nel fine settimana fa servizio a San Biagio”. E poi ci sono Matteo Papetti e Luca Bartolini, rispettivamente al terzo e al quinto anno di Teologia, che nel week-end svolgono servizio pastorale a Pinarella. Dopo gli anni di Propedeutica (che per Ravenna si svolgono nel seminario di Faenza e hanno l’obiettivo di verificare la scelta vocazionale dei candidati), i seminaristi iniziano a frequentare il seminario di Bologna, dal lunedì al sabato mattina, mentre il fine settimana è dedicato al legame con la diocesi di origine. “In Seminario, a Bologna, vivono anche il senso della comunità, tra servizi liturgici, servizi pratici e animazione vocazionale. Matteo ha una cura particolare per la liturgia, ad esempio, ma in parrocchia, nel fine settimana, si dedica anche agli anziani. Luca ha una maggiore sensibilità per l’animazione, soprattutto per le Medie e in oratorio. Ognuno nasce con dei doni, ma il Seminario e poi il Signore ci permette di sperimentarne altri”. Sulla formazione dei seminaristi, poi, racconta il rettore, è in corso un ragionamento costante: “Nell’incontro che facciamo ogni mese con i rettori di tutta la regione stiamo valutando il carico di esami e studio per i seminaristi: gli insegnamenti sono molti e soprattutto divisi su più esami. Sarebbe bene evitare sovrapposizioni e dare forse più spazio alla formazione pastorale, umana e spirituale per permettere ai futuri sacerdoti di scendere nella vita delle persone. In Seminario non si studia certo per i titoli. Ma occorre puntare a una formazione integrale. Nel nostro essere preti è l’esperienza di Dio ad essere fondamentale”.   Daniela Verlicchi