Un Natale che non ti aspetti

Un Natale che non ti aspetti Dal “RisVeglio Duemila” N. 46/2017  “A Natale ospitate chi è solo”, è l’invito lanciato dall’arcivescovo Lorenzo in questo 2017. L’invito, come abbiamo scritto nello scorso numero, è particolarmente rivolto alle famiglie con l’obiettivo di moltiplicare in tutta la diocesi la capacità di accoglienza. Ma ci sono luoghi e strutture che tutto l’anno ospitano chi è solo, malato, fragile e dove il Natale, se si mettono davvero al centro gli ultimi, assume la sfumatura più intensa e più vera. E allora a Santa Teresa, in hospice, in carcere, tra i senzatetto, in Caritas: in questi luoghi forse è più semplice riconoscere il Signore che viene, nelle nostre vite, attraverso la vita degli altri. L’arcivescovo Lorenzo ha scelto Santa Teresa, e in particolare la comunità dei sacerdoti anziani (sei attualmente quelli ospitati in reparto) per il pranzo del 25 dicembre. Ma a Santa Teresa non si attende la data fatidica per fare festa, da un lato, e lasciare spazio alla preghiera dall’altro: “Già da dicembre ho iniziato un percorso di lectio, colloqui e confessioni nei reparti – spiega il direttore don Alberto Camprini –: verranno i ragazzi della Guido Novello e di Mezzano per due concerti domenica 17 e domenica 24 al pomeriggio e, sempre il 17, è in programma la festa di Natale in teatrino”. I famigliari sono in genere molto presenti, spiega don Camprini, ma per chi non li ha, ci sono i volontari e il personale. “D’altra parte, il Natale è questo – ragiona –: condividere, portare un sorriso, stare accanto, accogliendo le persone così come sono”.”Starò bene a Natale?”, è invece la domanda che si sente rivolgere più spesso in questo periodo il dottor Christian Di Mirto, direttore dell’hospice Villa Adalgisa dai suoi pazienti. Solo in rari casi può dire di sì, ma in ogni caso c’è l’impegno da parte di tutto il personale a far vivere a ospiti e famigliari un clima di serenità e di accoglienza: “Questa festività è percepita in modo anomalo qui perché vissuta esternamente al proprio ambiente, in assenza di autonomia e in uno stato di sofferenza. Agli operatori sanitari e ai volontari l’arduo compito di trasmettere ugualmente la sensazione di familiarità e cercare di far percepire la festa come un’occasione di vivere diversamente e intensamente nonostante la sofferenza”. Gli ospiti verranno coinvolti nella costruzione delle decorazioni e il 21 dicembre è in programma la Santa Messa con l’arcivescovo. Porte aperte a famigliari, ma anche ad artisti e bambini della scuola materna, alla casa di riposo Pallavicini Baronio: “Noi abbiamo cominciato a festeggiare il 2 dicembre con un concerto de ‘La gioia”, spiega la direttrice Ilda Renzelli. E si proseguirà con la Messa di Natale, con il pranzo con i famigliari e il vescovo il 16 dicembre e la visita di un centinaio di bambini della materna di Ponte Nuovo il 19: “Agli ospiti non lasciamo il tempo di lamentarsi e pensare alle loro malattie”, prosegue Renzelli. “Per noi operatori, fare Natale qui significa dare un senso ‘pratico’ al Vangelo. In qualche modo ‘dire’: io ci sono, e ci sono per tutti. Questo, tra l’altro, è condiviso anche da chi non è cattolico”. Anche in Caritas sono giorni di grande lavoro: si stanno raccogliendo i regali di Natale per i piccoli delle famiglie aiutate e, oltre al normale lavoro di ascolto di chi arriva, si prepara il pranzo del 23 dicembre assieme alla Consulta per il volontariato e la presenza al capanno delle associazioni in piazza Garibaldi il prossimo 22 dicembre. Il 18 invece è in programma la Messa per operatori e volontari con l’arcivescovo. In carcere, un nuovo refettorio/sala polivalente permetterà almeno ai detenuti di trascorrere meno tempo in celle, ne parliamo a pagina 11. E anche al Re dei Girgenti il Natale fa rima con un’attenzione e un’accoglienza in più.Nemmeno la Ronda della Carità si ferma a Natale, anzi. “Il 24 e il 31 dicembre faremo i nostri giri per Ravenna, dove sappiamo di incontrare persone senza fissa dimora – spiega Francesco Rivelli, uno dei ragazzi che ogni domenica partono dalla Caritas per la ronda – e così potremo augurare un buon Natale e un 2018 migliore di questo 2017”. In giro per Ravenna, si incontrano persone che vivono sole, in luoghi di fortuna, o, al massimo, in un camper. “Con tutti – precisa Rivelli – stabiliamo un contatto, un legame umano che va oltre il cibo o le coperte che doniamo loro. Ci raccontano le loro storie, a volte drammatiche, e ci chiedono della nostra vita”. Sono persone che ognuno di noi potrebbe incontrare per strada, oppure alla mensa di fraternità di San Rocco.“Siamo arrivati a 150 pasti a pranzo e altrettanti a cena, sette giorni su sette – dice Antonio Fabbri, tra i responsabili della mensa –. La crisi non è alle spalle. A Natale e Capodanno aggiungeremo al pasto, come dolce, un panettone”. La mensa può contare su una decina di persone che si alternano, in cucina e in sala e, soprattutto, su molta solidarietà. “Sì – precisa Fabbri – quella non manca mai. Le singole persone, tanti commercianti, gli enti locali, ci donano cibo, generi alimentari non deperibili e altro, in modo che nessun povero vada via dalla mensa ancora affamato”.