Dal “RisVeglio Duemila” N. 33/2015
“Ero straniero e mi avete accolto” (Matteo 25,35)
Invito anche la Chiesa di Ravenna Cervia ad aprirsi all’appello del Papa con l’accoglienza diffusa dei rifugiati e degli esiliati, che già avevamo proposto sia all’incontro di sabato 5 settembre con gli anziani di “Amare Ravenna” (ad Andalo) sia la domenica successiva nella parrocchia di Ponte Nuovo, pensando alla possibilità di accoglienza e di inserimento di una famiglia o di due, tre persone in ogni parrocchia o unità pastorale, nelle realtà religiose e in eventuali strutture vuote, sfitte, inutilizzate, sia di proprietà delle parrocchie che di privati.
Nell’Angelus di questa domenica papa Francesco ha rivolto un invito alla Chiesa di Roma, a tutte quelle europee e ai confratelli Vescovi, per aprire ogni porta possibile ai profughi, agli esiliati, ai rifugiati, perché ciascuna parrocchia o comunità religiosa offra degli spazi.
La nostra Diocesi è già impegnata da anni nell’accoglienza, nell’accompagnamento, nell’aiuto materiale agli emigrati, gestiti dalla Caritas, dalla San Vincenzo, dalla pastorale dei Migranti e da alcune realtà parrocchiali (San Rocco e altri), con ordine e nel rispetto delle persone. Possiamo fare poco come singoli, come famiglie e anche come parrocchie, viste le dimensioni medie delle nostre comunità, ma se in molti faremo anche solo un gesto concreto, questo sarà di grande aiuto per tanti.
Diffondiamo la solidarietà, promuoviamo la fratellanza e facciamo crescere la giustizia. Abbiamo un debito con queste persone, visto che molte delle cause delle migrazioni dipendono anche dalle tante ingiustizie e disuguaglianze che hanno tenuto in stato di sottosviluppo ampie aree del mondo, mentre noi ci siamo assicurati privilegi economici e di benessere.
Ci saranno anche responsabilità da parte della politica e dell’amministrazione da sollecitare, affinché si pongano regole nuove, umane e rispettose, che permettano una accoglienza ordinata. Ne abbiamo bisogno subito e ne avremo sempre più bisogno, perché il calo demografico fortissimo delle nostre terre (e dell’Europa tutta) rende necessari l’inserimento e l’integrazione di persone giovani e capaci di contribuire al benessere dalla nostra comunità nazionale e locale col loro lavoro, con le loro famiglie, con i loro figli, che diventeranno nostri concittadini. Questo sta già avvenendo con vantaggi economici e sociali rilevanti (le pensioni degli anziani e l’assistenza degli inabili vengono già sostenute dal lavoro regolare di molti immigrati tra noi).
È un compito da affrontare anche per i prossimi anni, forse per decenni.
Si dovranno forse rivedere accordi europei, leggi e regolamenti italiani, in modo da facilitare le pratiche per il riconoscimento dell’asilo politico o per chiedere un lavoro che, senza nulla togliere agli italiani, dia la possibilità a questi nostri fratelli di mantenere la loro dignità.
Siccome l’iniziativa presenta aspetti delicati, per rendere ordinato il progetto è bene che ci si rivolga alla Caritas diocesana per un supporto di indirizzo, di coordinamento, di informazione, di elaborazione progettuale. La nostra Caritas, accoglierà le disponibilità dei nostri fedeli, delle famiglie o di altri cittadini e aiuterà a stabilire criteri di accoglienza
Venerdì 11 settembre alla sera sarà con noi il Vicario Apostolico latino di Aleppo (Siria), Fra Georges Abu Khazen, alle 20.45 in Seminario, sarà una occasione per approfondire la conoscenza della situazione forse più tragica di questo momento.
Non dimentichiamo le parole del Vangelo: “Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25, 40)!
+Lorenzo, Arcivescovo