Sulle orme di Madre Teresa, che si fece povera tra i poveri

Sulle orme di Madre Teresa, che si fece povera tra i poveri

Il 4 settembre la canonizzazione. Il ricordo di suor Amata Bassani, ravennate, missionaria della Carità a Monaco di Baviera.

Dal “RisVeglio Duemila”  N. 31/2016

 

“Ogni persona che Madre Teresa incontrava era, per lei, la più importante del mondo, che si trattasse del presidente di uno Stato o di un povero di strada e questo perché in quella persona lei vedeva Cristo”.

È uno dei “segreti” di Madre Teresa di Calcutta, che sarà canonizzata sabato 4 settembre in piazza San Pietro da papa Francesco, che ci svela suor Amata Bassani, ravennate che, folgorata dalla sua figura, ha scelto di seguirla entrando a far parte, 27 anni fa, delle Missionarie della Carità, la congregazione religiosa fondata dalla stessa madre Teresa e riconosciuta dall’arcivescovo di Calcutta nel 1950. Ora si trova nella casa della congregazione di Chemnitz, a Monaco di Baviera, dove Risveglio Duemila l’ha raggiunta telefonicamente per raccontare la canonizzazione di Madre Teresa, vista da lì.

“Sono entrata nelle Missionarie nel 1989 – dice suor Amata –. Lì ho trovato quello che cercavo da tanti anni, nelle mie esperienze in parrocchia, nel volontariato: potere donare agli altri il tanto che ho ricevuto da Dio. Non lo potevo trattenere per me, ho capito che seguendo l’esempio di Madre Teresa avrei coronato il mio sogno. Negli anni successivi al mio ingresso l’ho incontrata diverse volte, in particolare a Roma dove ho trascorso diverso tempo per la formazione, e mi hanno sempre colpito il suo sorriso e il suo atteggiamento umile”.

Un sorriso e un’umiltà che erano il “motore umano” di Madre Teresa, quello che la spingeva a chinarsi sui lebbrosi, i malati di Aids, i poveri di Calcutta, a portarli nelle case delle missionarie, a curarli, pulirli, nutrirli a confortarli e ad accompagnarli, nei loro ultimi giorni terreni in modo che vivessero serenamente questo passaggio.

“Ma dietro quell’apparente serenità – continua suor Amata – c’era un aspetto oscuro della vita di madre Teresa, che sta emergendo in questi anni e che chiamiamo la ‘notte dell’anima’. Nonostante tutto il bene che faceva ogni giorno, faticava a sentire nel cuore la presenza di Dio e questo le creava turbamento. Ecco, proprio questo sentirsi bisognosa dell’amore divino, questo suo sentirsi ‘povera’ di amore, l’ha portata a condividere ancora di più la povertà degli uomini. E non solo quella materiale: Madre Teresa ci ha aiutato a scoprire altre forme di povertà più legate al mondo occidentale, cioè la povertà di chi si sente solo, emarginato, oppure sempre insoddisfatto e in continua ricerca”. Questo aspetto finora nascosto della futura santa sta aiutando le missionarie a dare valore alla sofferenza quotidiana e “ai fallimenti – prosegue suor Amata – che inevitabilmente la nostra vita comporta, vedendo anche in questi il progetto di Dio e vivendo sempre nel nascondimento, senza cercare di emergere, di avere riconoscimenti per quello che facciamo”.

Una scelta di vita non facile, perché l’uomo è portato, per natura, a cercare soddisfazioni immediate, a vedere dei risultati tangibili ma, insiste suor Amata, “quel che rafforza la nostra fede e che ci rende sereni, in realtà, è sentire il calore dell’amore di Dio nel cuore”.

È questa verità a guidare le Missionarie della Carità, la cui presenza è diffusa in tutto il mondo (al 31 dicembre 2008 la congregazione contava 5.194 religiose in 762 case). Suor Amata e tre consorelle sono impegnate a Monaco di Baviera in molteplici servizi. “Gestiamo una mensa per i poveri, una piccola casa di accoglienza per donne e un piccolo dormitorio che ospita fino a sei uomini. La nostra giornata è un alternarsi di preghiera e lavoro: ci alziamo alle 4.40 e preghiamo fino alle 6. Dopo colazione, alle 8 comincia il servizio di apostolato che comprende anche la visita alle famiglie, ai carcerati, alle persone sole. Alle 12 ci ritroviamo per la preghiera, il pranzo e un momento di riposo per riprendere il servizio, dalle 14 alle 17.30. Seguono altri momenti di preghiera, con i vespri e un’ora di adorazione. Infine la cena, un po’ di ricreazione e la recita di compieta, prima di andare a dormire”.

Una vita intensa, che proprio l’esempio fornito da Madre Teresa rende possibile.

“Lei ci ha insegnato a valorizzare ogni piccolo gesto d’amore – conclude suor Amata –. Diventerà santa per quello che ha fatto nel riconoscere e amare i più poveri della terra e perché si è fatta, lei stessa, povera con e per i poveri”.

 

Fabrizio Casanova