22 Febbraio 2013

SFT – Corso di Bioetica: Sintesi degli incontri – 1

 

SFT – Corso di Bioetica: Sintesi degli incontri/1
Dal ‘RisVeglio Duemila’ N. 7/2013
 
Si è concluso il Corso di Bioetica ‘Cultura di morte, risposte di vita’ promosso dalla Scuola di Formazione Teologica ‘San Pier Crisologo’ di Ravenna, organizzato con la collaborazione del Movimento per la vita, Scienza e vita, il Centro di aiuto alla vita di Ravenna e il comitato Verità e Vita; in particolare si ringraziano Cinzia Baccaglini e Donatella Laghi per l’impegno profuso. Un corso che ha cercato di dare informazioni e risposte esaurienti s alcune questioni aperte: famiglia, matrimonio, aborto, contraccezione, fine vita, scienza e ricerca, in rapporto alla morale e ai principi non negoziabili difesi dalla Chiesa.
Perché un corso di Bioetica nell’anno della fede e con quale scopo? Don Pierre Laurent Cabantous, direttore della Scuola di Formazione Teologica, nella presentazione del corso, ha evidenziato l’irrinunciabilità del diritto naturale, della difesa della vita dall’istante del concepimento fino alla sua morte naturale e l’evidente ragionevolezza delle posizioni della Chiesa su queste tematiche, fortemente attaccate a livello mass mediatico, culturale e legislativo, da chi le ritiene anacronistiche.
Scienza, ricerca, desideri personali e rispetto della vita possono coesistere? 
Le relazioni dei vari relatori, massimi esponenti dei pro-life italiani, hanno permesso ai partecipanti, tra i quali molti giovani, un cammino ragionato per approfondire gli aspetti legislativi, tecnici, culturali ed etici, dalla vita nascente al fine vita. Pubblichiamo, in due puntate, la sintesi dei contenuti di tutti gli incontri.
 
15 gennaio ‘ ‘Vita prenatale e vita perinatale… il mistero che continua”
Il Prof. Giuseppe Noia, docente di Medicina dell’età prenatale dell’Università Sacro Cuore di Roma, ha saputo trasmettere in ogni suo intervento l’ amore per la vita ed il rispetto per essa.  ‘Gli esseri umani anche se sono destinati a morire, non sono nati per morire ma per incominciare’ (Hannah Arendt): il concetto basilare di dignità della persona umana.
Oggi non si deve avere paura della scienza ma dell’uso che si fa della scienza.
La difficoltà è rielaborare la marea di informazioni dalle quali veniamo sommersi per la velocità dei cambiamenti, per far scattare quel meccanismo che dal sapere porti al sapore della conoscenza che è un passo diverso, più profondo, che abbraccia l’uomo completamente. Quindi tanta informazione, scarsa conoscenza e se non c’è vera conoscenza non c’è consapevolezza neppure delle proprie scelte.
L’embrione è una persona umana in crescita. Oggi sappiamo come validare una verità scientifica che è il protagonismo biologico dell’embrione, queste 5 caratteristiche, identità genetica, unicità, autonomia biologica, capacità di programmare il proprio iter esistenziale e il colloquio con la madre lo rendono unico ed irripetibile. E’ importante far capire alle donne, alle coppie, l’importanza della prevenzione, della visita pre-procreativa per accertare consapevolmente le proprie possibilità riproduttive e seguire le cure adeguate.
Oggi si accede soltanto all’analisi prenatale, considerata come una propedeutica all’interruzione di gravidanza. In Italia si è arrivati al 90% di aborti in casi di sindrome di Down e al 100% in casi di presenza di liquido retronucale. Abbiamo avuto un aumento degli aborti eugenetici in 30 anni dallo 0,5% al 3,6% nel 2011, un aumento di ben 7 volte, quindi la 194 è una legge principalmente eugenistica, mascherata dall’art. 6 per la salvaguardia della salute psichica della donna. Terapeutico, implica l’esistenza di una cura, una cura che in questo caso uccide, devastando la donna stessa, le coppie, le famiglie e silenziando le ripercussioni psichiche della sindrome post-aborto, della quale la dott.ssa Cinzia Baccaglini è una delle massime esperte italiane.
Invece c’è tanta conoscenza medica che può far capire che la diagnosi prenatale può aprire alla terapia del feto non solo in fase prenatale ma anche postnatale. L’embrione oggi può essere curato come un paziente a tutti gli effetti, per tantissime patologie a livello medico e chirurgico. Le percentuali di sopravvivenza sono diventate altissime. Una conoscenza che utilizza metodologie scientifiche e che si basa sulle storie naturali, seguendo e studiando nel tempo, cosa succede a questi bambini fino ai 7 o 8 anni, in quelle donne che invece di abortire li portano avanti. La terapia fetale è una cosa reale. Per quei bambini per i quali non c’è possibilità di cura, le cui mamme accolgono i loro figli, perché sanno che è un progetto che non è solo loro, ma che qualcuno ha consegnato loro, c’è l’accompagnamento con l’amore della gratuità più assoluta. L’associazione ‘La Quercia Millenaria’ aiuta ed accompagna le famiglie in questo percorso. 
La grande problematica nasce dai grandi prematuri dove la paura di una grave disabilità futura spinge molti neonatologi a non curare i bambini. Questo per capire qual è il problema etico di fondo e di confine.
Un grande grazie al professor Noia perché con il suo impegno e amore per la vita ha donato fiducia e gioia a tante famiglie.
 
22 gennaio ‘ ‘Legge 194: situazioni e prospettive’
Il dott. TommasoScandroglio, Docente di Filosofia del Diritto dell’ Università Europea di Roma, partendo dalla definizione di aborto, l’uccisione di un essere umano innocente in fase prenatale, ha cercato di fare chiarezza sui punti oscuri degli articoli della legge 194. L’art. 1 della legge 194 dice che lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio. Un enunciato che sembra positivo, con una finalità ben diversa. La domanda è: ‘Quando viene ad esistenza un essere umano?’ La legge ed il diritto non lo chiariscono. La risposta va quindi ai biologi, ai genetisti che dicono che è un’evidenza scientifica che il concepito è già un organismo che appartiene alla specie dell’homo sapiens sapiens. Lo zigote è già un essere umano perché ha il DNA umano, un DNA diverso dalla madre e dal padre, il suo sviluppo è continuo e finalizzato, ha un suo genoma all’interno quindi possiamo dire che il concepito è già un essere umano, una persona.
La legge sull’aborto ha prodotto dal 1978 ad oggi più di 5.329.000 aborti e noi dobbiamo essere consapevoli che fino a quando ci sarà questa legge gli aborti continueranno e saranno in crescita. A questi numeri dobbiamo aggiungere quelli causati dai preparati chimici come la pillola del giorno dopo, che ne provoca dai 60.000 ai 100.000, e quelli della RU486 che secondo i dati della Norvic di dicembre, ne sono state vendute 10.000 confezioni, quindi altrettanti aborti.
Pertanto, la legge 194 non è una legge per il bene comune, per il bene delle persone, il giudizio è molto semplice, è una legge omicida, una legge che non tutela nessuno. L’aborto causa due vittime, la madre che ne porterà i segni psichici per tutta la vita ed il bambino che con la sua morte non potrà continuare il suo progetto di vita.
Il principio di autodeterminazione non rende la vita un bene disponibile.
Gli effetti della legge 194 sono stati la diseducazione, siamo passati dalla tolleranza di alcuni aborti del 1978 al diritto, all’indifferenza sulle condotte abortive.
La dott.ssa Teresa Ceni, Presidente del Centro di aiuto alla vita di Abbiategrasso Magenta e Rho (Mi), ha presentato l’esperienza del Centro di aiuto alla vita di Abbiategrasso, presente per scelta, dal 1987, con i propri volontari all’interno degli ospedali dove vengono procurati gli aborti. Una scelta che ha permesso di seguire tante donne, aiutandole a prendere, nella loro libertà, una decisione veramente consapevole. Un centinaio di casi seguiti all’anno, circa metà dei quali prima della dodicesima settimana. L’85% delle donne prese in carico, che già avevano deciso di abortire hanno poi modificato la loro scelta, decidendo di portare a termine la gravidanza. Significa che una presa in carico diversa rispetto a quella che avevano incontrato nel loro percorso per decidere di abortire, fa sì che questi bambini vengano al mondo. Nelle situazioni problematiche la motivazione alla scelta abortiva sono la paura e la solitudine. La 194 ha reso le donne ancora più sole, ha reso lecito ciò che la morale nel cuore di queste donne dice che è un atto criminoso. La prima soluzione che viene data dalla cultura generale e dai servizi di fronte alle donne in difficoltà è quella dell’aborto, come soluzione del problema. In realtà non si toglie nessun tipo di problema, si toglie una vita, e lascia le donne, le mamme, profondamente ferite. Una scelta con la quale faranno i conti per tutta la vita.
In 15 anni di volontariato, nessuna donna sostenuta, incoraggiata, accompagnata ed affiancata si è pentita della scelta della vita. 
 
29 gennaio ‘ ‘Contraccezione e aborto: il confine sfumato’
Il dott. Renzo Puccetti, docente di Bioetica del Pontificio Ateneo Regina Apostolorum di Roma, ha introdotto la propria relazione con la definizione di concepimento secondo l’Associazione dei ginecologi americani che è l’impianto della blastocisti nell’utero della donna, che non è sinonimo di fecondazione.
Siccome la gravidanza inizia con il concepimento, secondo questa definizione, la gravidanza inizia con l’annidamento cioè 7-14 giorni dopo la fecondazione dell’ovulo da parte degli spermatozoi. La differenziazione fra fecondazione e annidamento è stato l’escamotage per evitare l’attacco etico da parte dei teologi e consentire la diffusione su vasta scala della contraccezione e del controllo delle nascite.
La posizione della Chiesa rispetto alla contraccezione è che l’utilizzo dei mezzi contraccettivi costituisce un atto gravemente illecito dal punto di vista morale. La posizione della Chiesa è ben specificata nell’enciclica di Palo VI ‘L’umane vitae’ del 1968.
Cosa c’è in comune fra contraccezione e aborto? Giovanni Paolo II nell’enciclica ‘Evangelium vitae’ del 1995 dice che seppur siano due azioni diverse, sono spesso in intima relazione perché contrari all’apertura alla vita.
I metodi contraccettivi attraverso meccanismi complessi di azione si diversificano in contraccettivi che inibiscono l’ovulazione e la fecondazione a livello ovarico ed endometriale e in contraccettivi che impediscono l’annidamento dell’ eventuale ovulo fecondato come la pillola del giorno dopo, dei 5 giorni dopo o l’impianto di meccanismi intrauterini come la spirale. La RU486, la pillola abortiva, agisce bloccando l’azione dell’ormone progestinico che è essenziale alla gestazione. Contrastando il progesterone l’embrione non riceve più il supporto nutrizionale e quindi perisce insieme alle cellule endometriali. Con la RU486 si sono avuti diversi decessi per cause diverse e documentate. L’aborto chimico è più doloroso e pericoloso dell’aborto chirurgico quindi perché questa promozione dell’aborto chimico? Perché quello che interessa è la domiciliazione dell’aborto, il renderlo un fatto privato, con tutte le conseguenze umane e psicologiche. 
Giulia Plazzi