Sempre più minori al centro d’ascolto

Sempre più minori al centro d’ascolto 
Dal “RisVeglio Duemila” N. 25/2017   
Una povertà che ormai è arrivata anche ai piccoli. Un quarto delle persone che abbiamo assistito quest’anno al centro d’ascolto sono minori.
È forse questo il dato che più fa riflettere in questo Dossier Caritas 2016, che riassume un anno di attività del centro d’ascolto diocesano e di 19 Caritas parrocchiali. Dati che per noi sono volti e storie di persone, alla luce dei quali, questi numeri acquistano significato. Nel 2016 abbiamo le persone che hanno bussato alla nostra porta 5.081 volte (-11% rispetto al 2015 ma +88% rispetto al 2008, anno inizio crisi). Nel corso del 2016 sono state 909 le famiglie che hanno chiesto aiuto al centro d’ascolto, di cui 531 straniere (58,4%) e 350 italiane (38,5%), in costante aumento, queste ultime, negli ultimi anni. Se aggiungiamo ai capofamiglia il numero dei componenti delle famiglie stesse abbiamo contato 2.667 persone sostenute. Ricordiamo che questi sono i soli dati del centro di ascolto diocesano, nella nostra diocesi sono attive anche 19 Caritas parrocchiali e se ai dati del centro di ascolto sommiamo quelli parrocchiali i numeri diventano ben più pesanti. Tornando al centro di ascolto diocesano, sono stati 214 i nuclei che si sono presentati per la prima volta, di cui il 35% con cittadinanza italiana e il 64% con cittadinanza non italiana. Tre le tendenze e gli aspetti che emergono dall’analisi dei dati. Anche nel 2016 la fascia di età maggiormente rappresentata in termini assoluti è stata quella fra i 35 e i 44 anni (283 capi famiglia), età in cui le persone dovrebbero essere nel pieno della loro capacità lavorativa e autonomia e invece si ritrovano a dover chiedere aiuto per sostenere le loro famiglie. Pesantissime le situazioni dove il capofamiglia ha superato i 50 anni: siano italiani o stranieri l’età diviene una barriera che troppo spesso rende “invisibile” la persona che cerca lavoro.
Assolutamente delicata anche la situazione di tanti anziani che vivono nella solitudine e nel silenzio la loro situazione di difficoltà, pensiamo che in questo ci sia un vasto sommerso.

Un altro aspetto che fa preoccupare è vedere come oltre il 25% di persone sostenute siano minorenni. Tale dato sicuramente ci spinge a riflettere sulle politiche di sostegno alle famiglie, anche quelle locali, e ci fa sempre di più auspicare all’introduzione del fattore famiglia nel calcolo anche delle tariffe locali perché tengano in maggiore considerazione i carichi e le fragilità famigliari. Ma ci spinge anche a una riflessione interna sull’importanza di tutti quei servizi come oratori, progetti nelle scuole, dopo-scuola che vedono i minori soggetti importanti di cura e attenzione. Dalle persone incontrate è emerso come la fragilità e la rottura delle relazioni famigliari condizionano spesso in modo forte anche la stabilità economica dei nuclei: oltre il 20,4% di essi veniva da una situazione di separazione/divorzio. L’anno trascorso al centro di ascolto diocesano fa emergere subito un sentimento di gratitudine. È stato sicuramente un anno pieno di attività, ma prima di esse è stato un anno di incontri, di persone che hanno deciso di fare un tratto di strada insieme. Giorno dopo giorno, anche in questo anno abbiamo toccato con mano che è più quello che abbiamo ricevuto di quello che abbiamo donato e che il nostro è un cammino che va fatto nel rispetto della dignità di ognuno, nel rispetto delle differenze che divengono ricchezza e della libertà che fa prendere strade diverse, un cammino che ci fa crescere solo se fatto nella prossimità che diviene reciprocità. Solo nella reciprocità possiamo fare un pezzo di strada insieme.
 Raffaella Bazzonicoordinatrice del Centro di ascolto diocesano