Sant’Apollinare a Classe

Sant’Apollinare a Classe
Dal ‘RisVeglio Duemila’ N. 29/2012
 
‘Così dice il Signore Dio: Ecco, io stesso cercherò le mie pecore e le passerò in rassegna’ (Ez, 34, 11); ‘Il Signore è il mio pastore, non manco di nulla’ (Salmo 23) e ancora ‘Io sono il buon pastore’ (Gv. 10, 11 e seguenti): il mosaico che ritrae Sant’Apollinare, Buon Pastore, in mezzo al gregge che rappresenta il popolo di Dio, ha trovato perfetta eco nelle letture della Santa Messa di domenica 22 luglio, che ha aperto le celebrazioni in onore del Patrono della nostra Diocesi e dell’Emilia Romagna.
Pur in una non gremita Basilica di Classe, la Chiesa di Ravenna-Cervia si è ritrovata per affidarsi, ancora una volta, al Santo e Martire che, per primo, evangelizzò la nostra terra e che resta un inossidabile punto di riferimento per la comunità cristiana. Il nostro Arcivescovo, che ha presieduto la celebrazione, insieme ad alcuni sacerdoti e ai religiosi della Comunità della Piccola Famiglia della Risurrezione di Valleripa (quest’ultima, in precedenza, aveva guidato la lunga Veglia di preghiera, sempre in Basilica), all’inizio dell’omelia ha fornito alcune indicazioni per l’Anno Pastorale 2012-2013. ‘Il tema di riferimento per la comunità diocesana sarà ‘Educare alla vita di fede’ ed è una scelta naturale, quasi obbligata. Infatti il prossimo sarà l’Anno della Fede (si aprirà ufficialmente l’11 ottobre) indetto da papa Benedetto XVI e ci sono due segnali di quanto sia importante questa scelta: l’istituzione di un Dicastero per la nuova evangelizzazione dell’Occidente, presieduto da Mons. Domenico Fisichella; il Sinodo dei Vescovi, su questo tema, che prenderà il via a ottobre’. D’altra parte, gli Orientamenti Pastorali dei Vescovi Italiani per il decennio 2010-2020 si intitolano ‘Educare alla vita buona del Vangelo’ e la scelta di dedicare un anno intero alla Fede rientra all’interno di questo progetto.
I motivi di preoccupazione poi, a livello di vita di fede, non mancano e l’Arcivescovo ne ha elencato i principali: 1) il calo di partecipazione ai Sacramenti e in particolare alla Confessione. 2) La crisi di identità del cristiano, che ‘ pesantemente condizionato dal consumismo e dal relativismo ‘ non sa più chi è, non trova il suo posto e il suo ruolo nella società. 3) La cultura attuale che dice ‘La Chiesa sì, ma Cristo no’, oppure che rifiuta qualsiasi norma, qualsiasi etica, per cui l’uomo vive come desidera, senza alcun vincolo. 4) La fede vissuta come un fatto privato, così che ‘in pubblico mi comporto come voglio’ (e salvo le apparenze partecipando alla S. Messa domenicale). 5) Gli scandali nella Chiesa: quelli veri, quelli falsi e quelli amplificati. 6) Le comunità cristiane che rischiano seriamente di perdere la gioia, il senso missionario della vita di fede.
‘Il punto centrale della vita di fede ‘ ha continuato Mons. Verucchi ‘ non è il pensiero, non è l’ideologia: è la vita divina che Cristo ci comunica. E’ questo che noi dobbiamo vivere e porre al centro, perché è ciò che da senso a tutta l’esistenza. Che cosa trasmettiamo alle giovani generazioni? E insieme a Gesù ci sentiamo più liberi o più schiavi?’. Due domande che potevano riguardare anche quei ragazzi che, a fianco alla Basilica, stavano assistendo a un concerto proprio mentre si celebrava la Santa Messa. In quanto credenti, come rispondiamo al bisogno di certezze che i giovani di oggi ci chiedono? Come possiamo indicare loro la strada giusta da percorrere nella vita, che non è fatta solo di un divertimento legittimo ma estemporaneo? Che cosa dice alla loro quotidianità la vita stessa del Figlio di Dio, testimoniata nel Vangelo? E oggi, nella Chiesa di Ravenna-Cervia, ci sono cristiani in grado di trasmettere loro, come ha detto l’Arcivescovo, ‘la bellezza della vita divina’?
Mons. Giuseppe Verucchi ha indicato gli strumenti da utilizzare per cogliere l’essenziale della vita cristiana, quell’essenziale che ci dona una maggiore capacità di amare: ascolto della parola, partecipazione all’Eucaristia, preghiera costante, fare vita di comunità. Nutrendoci in questo modo, diventeremo persone capaci di testimoniare la fede ovunque e saremo pronti a dare anche la vita, pur di farlo. Al termine della celebrazione, l’Arcivescovo ha invitato i presenti a iscriversi ai due prossimi pellegrinaggi diocesani, in Terra Santa e a Fatima; all’uscita, sono state consegnate le copie del messaggio che Mons. Giuseppe Verucchi ha inviato alla città e alla comunità in occasione della festa patronale.
Fabrizio Casanova