11 Settembre 2014

Santa Teresa: Intervista al nuovo amministratore

Santa Teresa: Intervista al nuovo amministratore
 
Dal “RisVeglio Duemila”  N. 33/2014
 
 
“Far in modo che ogni parrocchia o realtà diocesana abbia l’Opera nel cuore e ricostruire legami di fiducia con la città”.  Sono compiti impegnativi quelli tracciati da Luciano di Buò, diacono della nostra diocesi, che a fine luglio è stato nominato coordinatore generale di Santa Teresa, assieme a don Alberto Camprini (direttore). A lui spetteranno tutti i compiti di coordinamento generale, la parte amministrativa e organizzativa; a don Camprini la direzione e la cura spirituale di chi vive e lavora in via Santa Teresa. 59 anni, chimico di formazione, ha trascorso la maggior parte della sua vita lavorativa all’interno del petrolchimico, ultimamente come responsabile del settore Sicurezza Salute e Ambiente di una società del gruppo. In molti, par di capire, gliel’hanno chiesto in queste settimane, “Ma chi te lo fa fare?”. E lui in questa prima intervista a RisVeglio risponde lanciando lo sguardo su una sfida appassionante, che si basa sulla professionalità e la tenacia dei tanti operatori di Santa Teresa e soprattutto sulla voglia e la necessità, da diacono, di mettersi al servizio della propria diocesi.
 
 
Di Buò, con che spirito inizia questo servizio?
 
“La mia prima reazione, quando l’arcivescovo me l’ha proposto, è stata la sorpresa, fino ad un mese e mezzo fa davvero non era in programma. Sono un tecnico, ancora per qualche settimana lavoro nello stabilimento Eni di via Baiona, e siccome manca poco alla pensione pensavo di finire la mia esperienza lavorativa lì. Ma dal 2007 sono anche diacono, e così, quando me lo hanno chiesto, ho visto nella chiamata di monsignor Ghizzoni e nella fiducia del consiglio episcopale una volontà del Signore che mi chiede di dedicarmi completamente al servizio nella sua vigna. All’inizio ero preoccupato ma oggi sono sereno, perché mi rendo conto che non c’è niente di più bello che fare la Sua volontà”.
 
 
Come descriverebbe l’Opera di Santa Teresa?
 
“Santa Teresa è una realtà bellissima, ma anche complessa, da organizzare, da definire meglio. Credo sia poco conosciuta anche dal mondo cattolico. Anch’io, prima, pensavo che fosse solo un istituto per anziani e malati. Ma è molto di più: c’è un polo sanitario all’avanguardia per la celerità delle risposte e per la cura del rapporto umano. Poi c’è tutta l’assistenza ai disabili che fa la cooperativa La Pieve. E quello che mi ha stupito di più in queste prime settimane è il grande amore delle persone che lavorano e operano in quella realtà che va al di là dell’orario: c’è chi smonta alle 17 e poi spende per una o due ore per andare a trovare gli anziani. E questo mi rende sereno”.
 
 
Da dove ripartire, dunque? Quali obiettivi vi siete dati, lei e don Camprini, per la vostra missione?
 
“Innanzitutto, lo ha detto l’arcivescovo, recuperare spirito di don Lolli: al centro di tutto dev’esserci un servizio a persone che sono il volto di Dio. Poi cercare di ricreare legami con le parrocchie e con la città. Questo significa essere attenti agli ammalati, farlo evitando sprechi e responsabilizzando le persone. Abbiam in programma di organizzare giornate nelle parrocchie per far conoscere Santa Teresa. Mi aspetto un contributo importante dal cda, che è stato maggiormente valorizzato dal nuovo statuto: ci incontriamo una volta al mese e ci confronteremo su tutte le decisioni più importanti. Questo renderà la gestione più partecipata e trasparente”.
 
Investimenti, quindi, in questa prima fase non sono previsti?
 
“Il nostro obiettivo prioritario, in questo momento, è aprire finalmente la struttura di Faenza, poi la progettazione sarà a medio lungo termine ma l’obiettivo è organizzarci, consolidarci e risolvere problemi. Non nascondo che la pubblicità negativa che abbiam avuto quest’estate ovviamente non aiuta una realtà che è fatta di carità e solidarietà. Dobbiamo ricostruire un tessuto di fiducia che forse ingiustamente si è un po’ deteriorata”.
 
 
Che aiuto chiede dunque alla diocesi e alla città?
 
“Alla realtà ecclesiale chiedo maggior coinvolgimento. Ogni dovrebbe avere un pezzo di Santa Teresa nel cuore, informare su essa e amare l’Opera. Alla città dico che Santa Teresa, per l’attenzione agli ultimi e ai poveri ha fatto tanto: in molti anche non cattolici la amano. A loro chiedo fiducia e collaborazione. E in cambio, offriamo trasparenza”.