Riconoscersi genitori

 

Riconoscersi genitori
Dal ‘RisVeglio Duemila’ N. 5/2013
 
Un incontro formativo a San Simone e Giuda
Nella serata di sabato 2 febbraio a Ravenna, presso la Parrocchia dei Santi Simone e Giuda, si è tenuto l’incontro con la neuropsichiatra infantile Rossella Loreta sul tema della genitorialità.
Molte persone erano presenti e le argomentazioni portate dalla dottoressa hanno sicuramente ripagato lo sforzo compiuto da tanti genitori e nonni. La dottoressa ha stabilito un rapporto empatico con il pubblico riuscendo ad esporre le problematiche in maniera chiara e semplice così da poter giungere al cuore dei presenti e da poter dare risposte ai dubbi di ciascuno. La serata è stata l’occasione per ricomprendere il nostro essere genitori. Da tante parti ci propongono esperti della vita ma dobbiamo essere noi che ci riappropriamo dei nostri ruoli, prendendone coscienza. La famiglia è da ridefinire come luogo dei rapporti, luogo del nostro cuore.
La vera casa in cui abitiamo è il rapporto. Legame, relazione, sono parole lasciate un po’ da parte: invece sono ciò che fa l’io perché non ci si può fare da sé ma si cresce in relazione. Reciproca.
La famiglia è la condizione per crescere in unico nucleo dove i ruoli sono differenziati e dove in uno spazio omologato l’individuo possa dire ‘ io ‘. Diciamolo anche in maniera semplice: la famiglia è il luogo in cui uno sta. Oggigiorno però la genitorialità è intesa quasi esclusivamente come fatto educativo. Ma uno educa in quanto genitore non in quanto educatore . Chiunque, dal momento che genera un figlio, educa sempre e comunque anche se si rifiuta di farlo perché educa con l’assenza e tutta la crescita di questo figlio sarà segnata da questa presenza di assenza.
Ciò ci rimanda ad una grossa responsabilità: di continuare a crescere anche noi adulti per diventare genitori adulti.
Per il genitore è la sua persona che educa: come tratta le persone,come ride,come sta in casa, come guarda il cielo, cosa pensa delle cose,come tace’ questo è LUI e non può abdicare. Introducendo dentro di noi i genitori, che ci siano o no, si costruisce una identità genitoriale che diventa un essere, il nostro essere di figli oggi, di genitori a nostra volta domani.
Riconoscersi genitori vuol dire riprendere in mano ciò che uno è, non ciò che deve fare. Il punto è che nella paternità e maternità oggi la persona adulta non investe aspetti di sé ma investe aspetti di compito. Si sente parlare molto della genitorialità biologica ma spesso o ci si ferma a questo aspetto o lo si prolunga in maniera abnorme. Anziché abbandonare il livello biologico lo si enfatizza, impedendo al figlio di approcciarsi ad altri livelli di crescita.
Ciò che urge capire è che il bisogno del figlio siamo noi e lui è il nostro compito. Dal momento che lo generiamo non possiamo più astenerci dall’essere genitori: siamo quei genitori di quel figlio per sempre’ La nostra sfida è continuare il nostro percorso di crescita. Trarre da questa nostra nuova condizione di genitore un impulso a migliorarci, a crescere, a non restare eterni adolescenti come la nostra società consumistica ci vorrebbe.
Siamo al servizio del figlio che cresce, mettiamoci nell’atteggiamento di ascolto e non di interferenza. Non siamo procacciatori di risposte ai loro bisogni ma siamo suggeritori della loro vita.
Il genitore è colui che accetta che tutta la sua persona sia la condizione per cui un altro cresca, è un’identità, è l’essere. Dobbiamo riprenderci questa identità che è di un valore inestimabile e per farlo non ci sono ricette.
Alla base di tutto c’è il mistero della dipendenza totale dell’uomo dagli altri (pur essendo noi creati totalmente liberi). Ecco il grande insegnamento: non dire ‘io sono tutto per mio figlio’ ma esserlo.
Rossella Bassi