04/10/2011

Prolusione del Card. Bagnasco, 26 settembre 2011

Prolusione del Card. Bagnasco, 26 settembre 2011

Dal ‘RisVeglio Duemila’ N. 35/2011 (tratto da: SIR Servizio Informazione Religiosa)
 
Pubblichiamo la nota emessa dall’agenzia Sir sulla prolusione che il card. Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei, ha tenuto lunedì 26 settembre a Roma in apertura dei lavori del Consiglio episcopale permanente.

‘Era atteso soprattutto sul versante della politica. Giustamente però il presidente della Cei è partito dal senso comune. Ha interpretato quello che sentono gli italiani, un ‘attonito sbigottimento a livello culturale e morale’, un ‘senso di insicurezza diffuso nel corpo sociale’, insomma un ‘oscuramento della speranza collettiva’.
Ed allora bisogna ‘risvegliare la speranza’.
Ci sono dei fatti di gioia e di speranza, dalla Gmg al Congresso eucaristico, all’azione quotidiana nella comunità cristiane. La vita nella fede ‘la conversione cristiana è anche e soprattutto fonte di gioia, di speranza e di amore’, ripete, con le parole di Benedetto XVI a Venezia. ‘L’Italia, ha ripetuto, ha una missione da compiere, l’ha avuta nel passato e l’ha per il futuro. Non deve autodenigrarsi! Bisogna dunque reagire con freschezza di visione e nuovo entusiasmo, senza il quale è difficile rilanciare qualunque crescita, perseguire qualunque sviluppo’.
Su Berlusconi e la ‘questione morale’ il presidente della Cei ha parlato a lungo, con franchezza, ripetendo una posizione già molto ben definita. Ma questo è comunque il passato.
Quel che conta è l’invito a muoversi in prospettiva. Perché in questo momento bisogna cominciare ad articolare una proposta.
L’impasse, il senso di blocco che tutti percepiscono e che tutti in questo momento si rimpallano è dovuto al fatto che, dopo quasi vent’anni di alternanze, puntualmente prodottesi tra il centro-destra e il centro-sinistra, l’alternativa non è l’alternanza, cioè la sostituzione dell’attuale maggioranza di governo con l’attuale opposizione, ma la ristrutturazione del sistema. Nel 2001, nel 2006, nel 2008 gli elettori, insoddisfatti del governo, lo mandano a casa e premiano l’opposizione: sono quelle che si possono chiamare le ‘alternanze per disperazione’. Oggi lo scenario è diverso.
In questo passaggio così delicato è ovvio l’interesse per le riflessioni, le posizioni, le iniziative dei cattolici. E’ un mondo molto articolato, certo, che, anche dopo la fine della Dc, ha espresso molti politici e moltissimi amministratori, e un tessuto ancora vivacissimo. In questo momento gli stanno davanti due sfide o impegni. Il primo riguarda tutti, essere in grado, con riflesso unitario, di promuovere e sviluppare quei principi e valori connettivi e irrinunciabili per il nostro presente e futuro. Il secondo si può formulare così: esprimere delle proposte di aggregazione e di leadership su cui sperimentare forme di libera, ampia e articolata convergenza. Il confronto, la discussione sono apertissimi. Il presidente della Cei ha espresso una certezza: ‘la transizione dei cattolici verso il nuovo inevitabilmente maturerà all’interno della transizione più generale del Paese, e oserei dire anche dell’Europa, secondo la linea culturale del realismo cristiano, e secondo quegli atteggiamenti culturali di innovazione, moderazione e sobrietà che da sempre la connotano’. L’indicazione è chiara, il lavoro da fare è tanto, molte energie sono disponibili’.
Agenzia Sir