”Per prevenire gli abusi servono persone formate”

“Per prevenire gli abusi servono persone formate” 
Dal “RisVeglio Duemila” N. 36/2017   

L’obiettivo? Dare indicazioni e linee guida concrete alle diocesi per prevenire casi di abuso sui minori in tutti i luoghi da loro frequentati: parrocchie, centri sportivi, oratori. Prendendo spunto dal lavoro di analisi e normativo già avviato da molti anni in Europa e in America, ma con l’obiettivo prima di tutto di formare le persone all’individuazione dei segnali e alla prevenzione. Una missione per nulla semplice (anche se indispensabile) quella che si è dato il nuovo gruppo di lavoro Cei sulla lotta alla pedofilia. E per guidarlo il consiglio permanente dei vescovi italiani ha scelto monsignor Lorenzo Ghizzoni, il nostro arcivescovo. Si tratterà di un gruppo multidisciplinare composto da sacerdoti, giuristi, comunicatori e altri esperti che studieranno i documenti già prodotti da Conferenze episcopali e istituzioni europee e americane (dove il problema, in questi termini, si sta affrontando da anni) sul tema con l’obiettivo di cercare una “via italiana”, utile sia a livello ecclesiale che civile. Lo spiega l’arcivescovo in questa intervista a Risveglio Duemila, nella quale facciamo il punto anche sulla lotta agli abusi in diocesi.
Arcivescovo, sorpreso da questa nomina? È un riconoscimento di quel che si è tentato di fare in diocesi su questo tema?“Non esattamente. L’avvio di questo gruppo e la mia guida è più che altro da mettere in relazione all’esperienza che ho maturato a Roma con due diversi gruppi di lavoro a cui partecipo da circa 10 anni sul sostegno ai sacerdoti in difficoltà: il primo era composto da preti e religiosi e aveva appunto l’obiettivo di affrontare il tema della fragilità dei consacrati sotto vari punti di vista, il secondo era formato anche da vescovi che si sono interrogati su come affrontare queste fragilità. Quest’ultimo gruppo, di cui sono referente, si focalizzerà in particolare sul problema degli abusi sui minori, sulla loro prevenzione e sulla loro tutela, a partire da una maggiore formazione degli operatori pastorali”.
Un tema cruciale per la Chiesa oggi, non a caso il segretario generale Galantino ha sottolineato particolarmente l’istituzione di questo gruppo nella conferenza conclusiva di resoconto del consiglio permanente.“Un tema cruciale per tutti. Occorre ricordare che la maggioranza degli abusi avviene in famiglia, negli ambienti sportivi, a scuola, i luoghi più frequentati dai ragazzi. Oltre a quella piazza mediatica e frequentatissima che oggi è la rete”.
Come vi muoverete?“A livello civile, altri Paesi, come ad esempio la Gran Bretagna ma anche gli Stati Uniti hanno prodotto già dagli anni Duemila, dopo varie denunce e casi di pedofilia, una serie di regole e indicazioni a livello di comportamenti da tenere, atteggiamenti e prescrizioni in ambienti frequentati da minori, che per noi sono molto utili da studiare. Ma c’è molto altro da fare”.
In che direzione?“Bisogna che ogni realtà locale si costruisca i suoi metodi per prevenire gli abusi perché le scuole e le realtà che studiano e che condividono delle regole in questo campo, poi naturalmente le applicano. Occorre far partecipare alla stesura delle indicazioni chi le dovrà mettere in atto. Quelle che daremo alle diocesi saranno quindi delle linee guida per mettere in campo una struttura ma soprattutto per formare delle persone: penso a referenti locali che abbiamo attorno un’équipe che lavori sul tema della prevenzione degli abusi. Abbiamo bisogno anzitutto di persone che facciano da argine, prima che di strutture”.
In diocesi a che punto siamo?“E’ attiva una commissione istituita dopo il caso Desio con una serie di professionisti e persone con competenze sul tema che aveva il compito di valutare eventuali segnalazioni di abusi ma negli ultimi 4 anni non ne sono arrivate alla diocesi né da parte di giovani, né da parte di genitori o altri educatori. Perciò l’obiettivo ora è provare a pensare alla prevenzione. E da questo punto di vista, siamo all’inizio”.
Lei però, proprio all’indomani del caso Desio, aveva dato qualche indicazione ai sacerdoti…“Si tratta una serie di indicazioni che abbiamo elaborato all’interno di uno dei gruppi di lavoro di cui ho fatto parte ’10 domande e 10 risposte sulla pedofilia’, che derivano dalle indicazioni della Cei. Ho chiesto di fare attenzione al fatto, ad esempio, che nei contesti di oratorio o dove ci sono minorenni, un bambino non resti mai da solo con un adulto (che siano sempre in due), e che anche le confessioni avvengano in luoghi aperti e visibili, di evitare forme di regali o offerta di denaro a minorenni, o l’uso accorto di internet e dei social media, etc… Ma si tratta solo di un punto di partenza”.
 Daniela Verlicchi