23 Maggio 2013

Pentecoste con Papa Francesco

Dal ‘RisVeglio Duemila’  N. 20/2013
 
Manda il tuo Spirito: tutto sarà ricreato e rinnoverai la faccia della terra. Alleluja!
Penso che sabato 18 maggio scorso la Chiesa intera abbia potuto sperimentare ancora una volta la potenza del soffio divino. Piazza San Pietro ha visto radunarsi sia al mattino per la visita alle tombe dei Papi e alla Basilica, che al pomeriggio per la Veglia di Pentecoste, una folla di circa 250 mila fedeli di tutte le età, di tutte le regioni dello stivale, di molti paesi del mondo (Brasile, Argentina, Polonia,  India, Svizzera’.). Tutti appartenenti a movimenti, associazioni, gruppi diversi, di vecchia e nuova fondazione, ma che a mio avviso, rispondevano a un’unica chiamata, all’invito del Santo Padre con un solo linguaggio: quello della fede! Ho personalmente respirato la bellezza e lo spirito della Chiesa fatta dal popolo, da presbiteri e religiosi accomunati da un atteggiamento da pellegrini e da un desiderio di offrire una gioiosa testimonianza. Sì, tutti si era in piazza San Pietro per ‘dire all’uomo di oggi che non si può fare a meno di Cristo’. Tante le testimonianze, i canti, le coreografie che hanno riscaldato i cuori in attesa della veglia con papa Francesco. Il suo arrivo in piazza ha letteralmente fatto sussultare tutti di gioia. E’ seguita la processione del quadro di Maria Salus Populi Romani.
 
Ho avuto l’impressione che la Madonna volesse ricambiare il gesto d’amore e di dedizione del Papa all’indomani della sua elezione e della celebrazione della presa di possesso della Basilica di Santa Maria Maggiore in cui l’immagine è venerata. E’ stata proclamata la Parola di Dio (Romani 8,5-27) e letta una meditazione dal Trattato ‘Contro le eresie’ di Sant’Ireneo vescovo. Molto toccanti le due testimonianze: quella di John Waters, scrittore ed editorialista, e del pakistano Paul Bhatti, medico e fratello del ministro per le minoranze, Shabaz, ucciso nel 2011. La Veglia si è svolta in un clima di ascolto silenzioso, intervallato da qualche applauso caloroso scaturito dall’empatia e dall’affetto per il ‘vescovo di Roma’, che con linguaggio semplice e mite ha risposto agli interrogativi posti da quattro fratelli nella fede provenienti da paesi ed esperienze di fede diverse. Il Papa ci ha posto ancora una volta la grande sfida delle ‘nuova evangelizzazione’, raccomandandoci di non assumere atteggiamenti da ‘cristiani inamidati’ che fondano l’annuncio su questioni teologiche, ma di essere testimoni autentici. Ci ha esortati ad aprirci, perché una ‘Chiesa chiusa’, un gruppo o un’associazione chiusi in se stessi muoiono. Mi ha molto colpito l’invito ad ‘andare a cercare quelli che sono la carne di Cristo’ riferendosi alle diverse povertà del mondo, e il richiamo a mettere amore nelle azioni e nei gesti che compiamo. Papa Francesco ha ribadito che l’evangelizzazione a cui tutti siamo chiamati, non è questione di metodologie o strategie più o meno efficienti ma deve, piuttosto, ‘fondarsi sul rapporto con Gesù’. Ha ricordato come, per lui, fosse stato fondamentale il primo annuncio portato dalla nonna che, quando era bambino, gli spiegava con gesti semplici le preghiere e le verità della fede. Per essere evangelizzatori bisogna lasciarsi ‘guidare da Lui’, aprirsi ‘alle sorprese di Gesù’.  L’adorazione dà forza alla testimonianza e la ‘comunicazione della fede si può fare solo con la testimonianza della fede’ il cui culmine è nel martirio e nella comunione con lo Spirito Santo che l’anima.
 
Grazie Spirito Santo per questa nuova luce, per questi indirizzi chiari che noi membri di movimenti, associazioni, gruppi, dobbiamo seguire per essere in obbedienza alla Chiesa guidata dal nostro amato Papa e per essere davvero ‘un solo corpo, un solo spirito’, perché ‘una sola è la speranza’ un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio, Padre di tutti, che è al di sopra di tutti e agisce per mezzo di tutti’ (Ef.4, 3-6).
 
Monica S.