21/03/2013

Papa Francesco: l’intervista a Mons. Ghizzoni

 

Papa Francesco: l’intervista a Mons. Ghizzoni
Dal ‘RisVeglio Duemila’ N. 11/2013
 
Un nome ‘bello e impegnativo’ quello scelto dal nuovo Papa Francesco. Un nome che ha bisogno anche del nostro aiuto per passare da un progetto a una reale riforma della Chiesa. Ed è per questo che l’Arcivescovo Mons. Lorenzo Ghizzoni invita tutti in diocesi (sacerdoti e laici) a pregare per il nuovo Pontefice, nella Messa ma anche nelle intenzioni di preghiera. Perché, spiega in questa intervista a Ravegnana Radio e RisVeglio Duemila ‘la storia insegna: riformare la Chiesa è possibile, ma solo tutti insieme’.
 
Il primo Pontefice sudamericano, il primo gesuita e il primo che sceglie di chiamarsi Francesco. Che Papa sarà Jorge Mario Bergoglio?
‘Con l’elezione di Papa Francesco la Chiesa si apre definitivamente all’America latina, uno dei luoghi dove attualmente il cristianesimo è più presente e popolare: non è più solo terra di missione. Anche qui ci sono dei problemi ma è una Chiesa vivace, con molte vocazioni, che ha saputo tradurre il Vangelo all’interno delle culture locali. E proprio i francescani e i gesuiti sono stati tra i principali evangelizzatori di questa terra. Lì la Compagnia di Gesù ha compiuto un’opera di evangelizzazione straordinaria e all’avanguardia. Tra l’altro normalmente i gesuiti non accettano di fare i vescovi né i cardinali. Il cardinal Carlo Maria Martini era un’eccezione e anche Papa Francesco lo è: segno di un impegno missionario che ha dato talmente spazio alla chiesa locale da essere riconosciuto e riconoscibile come pastore di tutti’.
 
E il nome che ha scelto?
‘Francesco: è certamente un nome bello, attraente, che ha colpito la fantasia di molti. Se è vero che molte delle caratteristiche di Francesco, Bergoglio le ha in sé o se le è costruite negli anni (semplicità, umiltà, attenzione ad altri e impegno a dialogare con tutti), assumere questo nome nella Chiesa di oggi e al vertice della Chiesa universale è un impegno davvero grande. Dimostra un desiderio di riforma di alcune realtà che nella Chiesa hanno assunto dimensione tali da correre il rischio di perdere il loro fine primario. È insomma una grande sfida. E se non avrà il sostegno di tutti, (vescovi, sacerdoti e laici), difficilmente potrà ottenere risultati. La storia della Chiesa lo insegna: la riforma della Chiesa o la si fa insieme, ciascuno secondo le proprie responsabilità, o non avviene’.
 
Quali altre sfide ha davanti a sé Papa Francesco?
‘La principale è quella dell’evangelizzazione: annunciare il Vangelo oggi. Un’attenzione particolare dovrà averla per l’Africa, il continente che è cresciuto di più dal punto di vista di adesione alla fede ma che deve rafforzarsi nella formazione, nei ministeri e nei compiti. L’Asia è invece il continente che ha il minor numero di cristiani e la popolazione più vasta. Poi c’è il Vecchio continente: qui la fida è aiutare i cristiani a superare la crisi di fede che deriva dal un rapporto distorto tra questa e la Ragione, la scienza e la tecnica. Nella cultura contemporanea c’è troppa contrapposizione tra queste realtà che invece fanno tutte parte dell’Uomo. Infine occorre tenere alto il livello della vita spirituale. E da questo punto di vista le prime parole di Papa Francesco tracciano la strada: la scelta di impostare il primo incontro sulla preghiera, sul benedirsi reciprocamente è importante; dice che per migliorare la nostra vita di cristiani e la nostra testimonianza occorre ripartire dal rapporto di fede con Dio.
 
Cos’altro l’ha colpita del suo primo discorso in piazza San Pietro?
Il fatto che abbia fatto riferimento a sé solo come ‘vescovo di Roma’, e non come Papa: teologicamente è corretto, si diventa Papi perché si è Vescovi di Roma. Ma c’era un significato in più, quello di rivolgersi alla diocesi di Roma come a una comunità. Significa che ha intenzione di fare il vescovo, prima di tutto. E non è così scontato. Ancora, ha fatto riferimento al rapporto con il popolo di Dio, valore riscoperto anche se mai dimenticato. In questa scelta si scopre un valore dato a tutte le vocazioni, a partire dai laici, al servizio dell’unico popolo di Dio’.
 
Come possiamo accogliere il nuovo Papa qui in diocesi?
‘Ho già cominciato in questi giorni a celebrare la ‘Messa per il Papa’: è una formula codificata nella quale si possono trovare belle preghiere sul suo servizio alla Chiesa. Invito tutte le parrocchie, in questi primi giorni di pontificato, a fare lo stesso. Io credo che se, come sembra, la sua intenzione è riformare la Chiesa, tutti abbiamo la responsabilità di condividerla non a parole ma nella preghiera. Nell’Eucaristia, negli incontri con i giovani, nelle raccomandazioni di preghiera: aiutiamo Papa Francesco a portare avanti il disegno che il Signore gli sta ispirando per il bene della Chiesa’.
 
A giugno, oltretutto, Lei lo incontrerà personalmente per la cerimonia di consegna del palio. Gli porterà il nostro saluto?
‘Certamente. Attendo con grande gioia quel momento: la consegna del Palio è un gesto di comunione tra Papa e vescovi. Spero di poterlo salutare e ringraziare e anche di dirgli una parola di sostegno: non so se si è capito, sono contento della Sua nomina, del suo stile e spero di dimostrarglielo’.
A cura di D. V.