11 Ottobre 2013

Papa Francesco ad Assisi

Papa Francesco ad Assisi
 
4 ottobre: Assisi-Roma, Roma-Assisi, andata e ritorno. Un Santo e un Papa, a ottocento anni di distanza. San Francesco è andato a Roma per essere ‘confermato’ dal successore di Pietro, e Papa Francesco viene ad Assisi per ‘confermare’ nella fede la sua Chiesa. Lo fa entrando nella Sala della Spoliazione, il luogo dove San Francesco ha abbandonato i beni terreni, per spiegare ‘di che cosa deve spogliarsi la Chiesa’. Non solo la Chiesa, ma tutti i cristiani, perché la Chiesa siamo tutti noi. Parte da Francesco, e a Francesco si rivolgerà con una sorta di preghiera speciale nell’omelia della Messa: tre invocazioni, più il ‘rilancio’ di una preghiera per Assisi, per l’Italia, per il mondo. Ripercorriamo alcune tappe del terzo viaggio del Papa in Italia, per la festa del suo Patrono: un itinerario di 30 chilometri, a piedi e in ‘papamobile’, per toccare 12 luoghi francescani.
 
 
Quando Gesù è risorto ‘era bellissimo, non aveva nel suo corpo né lividi né ferite’, ma ‘ha voluto conservare le piaghe e le ha portate in cielo’. È la frase più toccante del primo discorso del Papa, al Serafico, dove il Papa si è intrattenuto per 45 minuti con i bambini disabili e si è lasciato ‘provocare’ da una donna, la direttrice dell’Istituto, Francesca Di Maolo.
 
‘Di che cosa la Chiesa deve spogliarsi? Di un pericolo gravissimo, che minaccia ogni persona nella Chiesa: il pericolo della mondanità’, dice il Papa nella Sala della Spoliazione, chiedendo la grazia, per tutti i cristiani, di avere il ‘coraggio dello spogliarsi dello spirito del mondo, che è la lebbra, il cancro della società’. ‘Se vogliamo essere cristiani non c’è altra strada’ che quella di Francesco. Non esiste un cristianesimo ‘più umano, senza Gesù, senza la Croce, senza spogliazione’: altrimenti, diventiamo ‘cristiani di pasticceria’. La mondanità spirituale ‘porta alla vanità, alla prepotenza, all’orgoglio’, ‘ci fa male’: quanto è ‘triste’ un cristiano ‘mondano’, non si possono servire due padroni, Dio e il denaro.
 
Poi il riferimento alla tragedia di Lampedusa – ‘Oggi è un giorno di pianto’ – e ai poveri schiacciati da questo mondo ‘selvaggio’, perché la mondanità spirituale ‘è atteggiamento omicida’, uccide ‘l’anima, le persone, la Chiesa’.
 
La pace di Francesco ‘non è un sentimento sdolcinato’.Custodire l’uomo. ‘Ottienici da Dio il dono che in questo nostro mondo ci sia armonia e pace!’, la terza invocazione a Francesco, e l’appello dalla Città della Pace: rispettiamo la creazione, facciamo cessare i conflitti, il terrorismo, la guerra, in Terra Santa, in Medio Oriente, nel mondo. L’antidoto è il Cantico delle Creature. Ma alla radice di tutto, l’uomo ha il compito di ‘custodire l’uomo’, dice il Papa a braccio. Infine, una speciale preghiera per l’Italia: ‘Ciascuno lavori sempre per il bene comune, guardando a ciò che unisce più che a ciò che divide’.
 
Agenzia Sir