Negli occhi dei bambini peruviani si è accesa una grande speranza

Negli occhi dei bambini peruviani si è accesa una grande speranza
 
Lucia? Giulia? Piras? Mattia? Francesca? Luca? Filippo? Lucas? Stefania? Luciana? …” ci sentiamo chiamare tutti, uno dopo l’altro e quando i nomi finiscono, beh si ricomincia da capo.
 
Mi metto in fretta la scarpe e vado a sistemare le altalene e ad aprire la porta: si comincia!
 
I più piccoli fanno a turno per salire sull’altalena, sullo scivolo e per giocare nel castello… non si fermano mai, non perdono neanche un secondo di gioco, poi arriva un momento tanto desiderato dalle bambine: si va a disegnare!
 
E da quel giorno è nata l’idea dei lavoretti, di farli esprimere: sono arrivati i brillantini, la forbici, le colle; li abbiamo fatti entrare per qualche giorno in un mondo che non li incasellava, che non pretendeva da loro nulla, se non che si sentissero liberi di essere loro stessi.
 
E ora… arriva il tanto atteso momento della merenda! Tutti in fila per un panino e del the e poi, per chi vuole, c’è il bis; vedo gli occhi illuminarsi e finiscono i brontolii delle pance… tutto si placa.
 
Questi bambini mi entusiasmano, mi entusiasma la loro gioia così contagiosa, mi entusiasma la loro richiesta di accompagnarli a casa, mi entusiasma vederli arrivare di corsa per abbracciarti e dirti che ti vogliono bene.
 
Mi si stringe il cuore quando viene da me Miguel Angel e mi grida tutto contento che la sua mamma gli ha fatto il bagno, dopo giorni e giorni in cui nessuno si è occupato di lui… o quando viene Mauricio con le mani e il volto sudici alle sette di sera quando è buio perché i suoi genitori non lo vogliono tra i piedi.
 
All’oratorio abbiamo fatto giocare i bambini, abbiamo dato loro un po’ di infanzia, abbiamo cercato di coinvolgere dei ragazzi del posto perché continuino questo percorso anche dopo il nostro ritorno a casa, perché non finisca tutto qui, perché la speranza che si è accesa in quegli occhi non si spenga mai.