25/12/2025

Natale di pace. Il messaggio di auguri dell’Arcivescovo Lorenzo

Su quali basi si sta cercando di costruire la pace in Europa? E in Palestina? Ma anche nei territori lontani da noi, per esempio in Sudan o in Myanmar oppure in Mozambico, o nel centro America e nei diversi luoghi dove le tensioni provocano emigrazioni di massa, povertà e fame, con la persistenza di dittature che violano non solo la libertà religiosa ma tutti i diritti umani fondamentali… su cosa speriamo e cosa stiamo tentando di fare per arrivare alla pace?

Possiamo vivere questo Natale (“di guerra” per tanti), facendo solo festa e riempendoci di luci e regali, che pure sono utili per reagire almeno esteriormente all’oscurità e all’incertezza dei tempi? Oppure possiamo fare festa al Signore che prende la nostra carne mortale, tutta la nostra condizione umana, eccetto il male volontario, ma tenendo gli occhi e il cuore bene aperti al dolore e alla paura di tanti fratelli e sorelle. Come ha fatto Lui quando è venuto nel mondo in situazioni gravi come le nostre e non le ha evitate: il presepio in una stalla e la croce sul calvario ce lo dimostrano. Ha subìto anche lui l’emarginazione, l’odio degli avversari, l’ingiusta condanna a morte, le torture fisiche e una pena di morte umiliante.

Era nato perché si desse gloria a Dio e venisse la pace sugli uomini di buona volontà, che lui ha sempre amato, come cantarono gli angeli. Aveva insegnato che il vertice della vita umana è amare: volere concretamente e coi fatti il bene del prossimo, dell’estraneo, anche dell’offensore e persino del nemico. Aveva indicato la via del perdono e della riconciliazione, della conversione: dalla ricerca del potere per mettersi a servizio; dalla tentazione della vendetta per fare il primo passo per la riconciliazione; dal rubare le cose degli altri alla restituzione e alla condivisione; dal conflitto comunitario alla correzione fraterna. Aveva lanciato le sue beatitudini nel discorso del monte: beati i miti, beati i perseguitati per la giustizia, beati i misericordiosi… perché c’è un Regno nuovo che sta venendo dove le cose saranno diverse e le persone si tratteranno da fratelli, uniti tra loro e al Padre.

Quel Regno è iniziato, noi cristiani ne siamo testimoni. Tutti abbiamo qualche piccola o grande esperienza di guarigione, di liberazione dal male e di salvezza. Siamo figli di una storia nella quale i nostri fratelli nei secoli hanno fatto opere grandi di giustizia, di carità, di pacificazione, di promozione umana, di sviluppo della bellezza e delle arti, mossi dalla fede. Nonostante tutto quello che succedeva nei loro tempi, mai tempi facili, mai tempi più buoni dei nostri, diceva Sant’Agostino.

Cristiani che hanno creduto alla parola del Risorto: vi lascio la pace, vi do la mia pace. Con quella pace nel cuore e nella coscienza, hanno camminato fidandosi della beatitudine promessa agli operatori di pace. E sono stati costruttori di unità, di pacificazione, di alleanze, di collaborazioni, anche a livello civile, anche tra le comunità e gli Stati, mettendo in campo organismi (europei o mondiali) che hanno fatto molto per mantenere un volto umano alla nostra terra.

Con la stessa fiducia sulla parola di Cristo Signore, anche noi cristiani siamo chiamati oggi a fermare coloro che vogliono la guerra, che pensano solo all’interesse privato o di gruppo, che sono posseduti dal demone del dominio e del potere, della grandezza e della gloria, e non esitano a sacrificare la vita e il sangue umano di tanti giovani mandati al massacro. Dobbiamo fare e sostenere, contro le ideologie guerresche e nazionaliste, tutti i tentativi per spegnere i conflitti e per evitare la morte e la sofferenza dei nostri fratelli, tutti figli dello stesso Dio, tutti della stessa razza umana. Poi ci sarà da sostenere l’impegno perché si arrivi ad una pace, la meno ingiusta possibile, perché non ritornino altre guerre.

Abbiamo la Pace di Cristo da mettere sul tavolo, di fronte ai potenti e ai profittatori, non è una forza da poco: può convertire i cuori e trasformare le situazioni. Chiediamo il dono dello Spirito per noi e per tutti, perché ci doni coraggio e pazienza, forza e perseveranza a favore della Pace. E sia un Natale di grazia e di salvezza per tutti.

Lorenzo Ghizzoni, arcivescovo