Missione famiglia
Dal “RisVeglio Duemila” N. 34/2016
“La pastorale famigliare non è delegabile”,
ha detto l’arcivescovo all’assemblea diocesana
“Mettiamo al primo posto i laici e le famiglie. È giunto il momento”. È l’appello lanciato sabato 17 settembre dall’arcivescovo Lorenzo all’assemblea pastorale diocesana, che si è svolta per tutta la mattinata a San Simone e Giuda.
Un centinaio gli operatori pastorali che hanno lavorato a gruppi sul tema “Parrocchie e famiglie: amarsi nella gioia”, a partire dagli spunti lanciati dai direttori degli uffici su quattro ambiti di lavoro: i giovani e la preparazione al matrimonio e la famiglia, le sfide della famiglia formata, il rapporto tra genitori e figli, e la famiglia nella società.
Al centro della discussione, l’arcivescovo nella sua introduzione ha messo la condizione della famiglia oggi: “A livello diocesano, i dati a disposizione dall’Anagrafe comunale ci parlano di un calo dei matrimoni, sia civili che religiosi, che dal 1990 al 2013 è stato del 26%, con un maggior numero di matrimoni civili (il 71%) rispetto a quelli religiosi (29%).
Il quoziente generico di nuzialità, cioè il numero di matrimoni ogni mille abitanti è passato dal 3,81% al 2,7 del 2013. Lo vediamo anche dalle coppie che partecipano agli itinerari di preparazioni al matrimonio: le convivenze sono prevalenti. Ma c’è nei giovani ancora il desiderio di un rapporto sano e stabile”.
Ed è su questo che si deve basare l’impegno della comunità ecclesiale. “Spesso la crisi o l’assenza di un cammino di fede impediscono ai giovani di vedere la strada attraverso la quale quel desiderio di famiglia e di figli si può realizzare. E si trovano altre strade. Questa è la società nella quale viviamo.
Ma sappiamo che questi atteggiamenti e scelte di vita non portano alla felicità.
Mentre il Vangelo della famiglia porta alla felicità. E quindi abbiamo il dovere di annunciarlo, a tutti”.
È quindi la famiglia la frontiera nella quale da quest’anno la diocesi ha scelto di spendersi e andare in “missione”, anche perché, ha sottolineato ancora l’arcivescovo sabato, “attraverso la famiglia l’azione pastorale arriva poi a tutti, adulti, bambini e anziani”.
Una scelta, quella che mette al centro la famiglia, che chiama in causa tutti in diocesi: “Operatori pastorali e uffici, associazioni e movimenti. La pastorale famigliare non è delegabile a qualcuno”.
Quella della famiglia è una scelta che si inserisce a pieno titolo nel percorso della pastorale nella nostra diocesi (dall’esigenza di “Rinnnovarsi nella fede”, nasce quella della formazioni degli operatori per metterci sempre più in missione, per annunciare il Vangelo agli uomini e alle donne del nostro territorio), e nel percorso della Chiesa stessa. “Dopo Gaudium et spes e Familiaris consortio – spiega l’arcivescovo Lorenzo – papa Francesco convoca due sinodi sulla vocazione e la missione della famiglia oggi, perché c’è un mutamento a livello mondiale che mette in crisi il nostro annuncio di famiglia.
Esce l’Amoris Laetitia, un documento originale e innovativo, che, soprattutto nei capitoli IV e V, evidenzia la novità dell’annuncio cristiano su una realtà che c’è da sempre come la famiglia.
Non ci sono modifiche alla dottrina né alla morale ma ci vengono chiesti un linguaggio e atteggiamenti nuovi per accompagnare, discernere e integrare tutti, anche le coppie segnate da fragilità”.
Da qui parte il lavoro di quest’anno pastorale. Nel tentativo di rispondere prima nei gruppi e poi nelle parrocchie alle domande che la novità di questo documento pone alla pastorale della nostra diocesi.
L’arcivescovo ne ha esplicitate alcune: “Come raggiungere le famiglie per annunciare a tutte il lieto annuncio che l’amore umano rinnovato dall’amore di Cristo è la fonte e la forza delle relazioni in famiglia?”. “Come diffondere la spiritualità coniugale che alimenti la vita di coppia e di famiglia?”. “Come aiutare le coppie in difficoltà?”. “Serve più tempo per la preparazione delle coppie al matrimonio?”. “Cosa significa in concreto non giudicare e aiutare a discernere?”.