Missionarie, da dietro una grata
Dal “RisVeglio Duemila” N. 30/2017
“Ma lo sa che il telefono suona spesso e quando abbiamo i momenti di preghiera comuni quotidiani, dobbiamo momentaneamente staccarlo?”. È una risposta, indiretta, che suor Maria Grazia Quadri, superiora del monastero delle cappuccine di via Pietro Alighieri, dà a chi può pensare che la vita di una suora di clausura sia priva di impegni.
“I ravennati – continua la superiora delle clarisse cappuccine – sanno che su di noi possono sempre contare, si fidano e lo hanno testimoniato anche per Sant’Apollinare, partecipando numerosi ai vespri presieduti dall’arcivescovo. E io, oltre a ringraziarli, li invito a venire a trovarci nella solennità che ricorda la fondatrice del nostro ordine religioso, Santa Chiara d’Assisi”. Dall’8 al 10 agosto, infatti, alle 18 si celebrerà il triduo di preghiera in preparazione alla feste, mentre venerdì 11, nella ricorrenza liturgica, saranno due le Sante Messe aperte alla città: alle 7.30 e alle 18, quest’ultima sarà celebrata dall’arcivescovo di Ravenna – Cervia Lorenzo Ghizzoni.
Sono trascorsi quasi 334 anni dal 21 novembre 1683, quando la fondatrice della comunità, Chiara Pascoli, e alcune consorelle fecero i voti solenni, ai quali anche oggi le suore della comunità restano fedeli. “Ci sono stati anni in cui le vocazioni erano pochissime, avevamo consorelle malate da curare, ma siamo riuscite, con l’aiuto di Dio, ad andare avanti – racconta suor Maria Grazia –. Nei miei quasi quarant’anni da suora ho imparato che se ti affidi davvero al Signore, egli non ti toglie le difficoltà, ma ti dona la forza di superarle”.
Oggi le clarisse cappuccine sono otto, le due più giovani vengono dall’Eritrea e solo da poco tempo sono pienamente incardinate nella comunità. Alla base della loro scelta vocazionale, come dice la superiora, c’è un cammino personale, ma anche una motivazione comune: “la consapevolezza che attraverso una vita di intensa preghiera si può raggiungere il cuore di tutte le persone, è un modo diverso di essere missionari”. La giornata delle clarisse è ritmata dalla preghiera che, dice suor Quadri, “è il nostro alimento principale”: si parte con le lodi e la meditazione personale (alle 6.15), poi c’è la Messa delle 7.30 (partecipata anche da tanti ravennati) e si prosegue con la liturgia delle ore. Nel monastero non c’è la televisione, non esiste il computer e c’è un solo cellulare. Però non mancano i quotidiani e comunque, aggiunge suor Quadri, “quando accade qualcosa, un fatto particolare, lo sappiamo dal mattino grazie alle telefonate dei ravennati”. “Le faccende domestiche – dice suor Quadri – occupano un’altra parte della giornata e poi, come dicevo, ci sono i colloqui con le persone che telefonano o suonano al monastero. Senza dimenticare le tante lettere che riceviamo”.
Se è vero che le consorelle vivono di carità, perché non possono avere né un lavoro retribuito né possedimenti (“e devo dire – ragiona suor Quadri – che la provvidenza non è mai venuta meno, perché le persone ci hanno sempre aiutato molto, donandoci ciò di cui abbiamo bisogno per vivere”) occorre dire che loro stesse sono di aiuto ad altri, in molti modi. Fraternità e povertà: sono “i cardini della regola di Santa Chiara e noi cerchiamo di attuarli”. Ma quel che conta davvero, conclude, “è coltivare il rapporto con Dio, imparando a stare alla sua presenza 24 ore su 24. E per farlo, serve anche il silenzio: stare un po’ in silenzio con se stessi aiuterebbe le persone a capirsi meglio e a scoprire che senso ha la loro vita”.
Fabrizio Casanova