Matteo, Pietro e Alain il 7 dicembre saranno Diaconi

Matteo, Pietro e Alain il 7 dicembre saranno Diaconi
Dal ‘RisVeglio Duemila’ N. 44/2012
 
In vista dell’Ordinazione Diaconale di venerdì 7 dicembre, alle ore 20.30, in Duomo a Ravenna ‘ presieduta da Mons. Giuseppe Verucchi ‘ abbiamo intervistato i tre futuri Diaconi, che fanno parte della comunità del nostro Seminario Arcivescovile: Matteo Valentini, Pietro Parisi e Alain Gonzàles Valdès.
Quali sono le sensazioni che avverti alla vigilia di un evento tanto importante per la tua vita?
Matteo  ‘Avverto una grande gioia mista a trepidazione nel sapere di ricevere dalla Chiesa un dono singolare, che non è per me stesso, ma per gli altri, per le persone che il Signore mi porrà davanti.
Inoltre, avverto una grande attesa soprattutto da parte di coloro che mi conoscono e mi accompagnano da lungo tempo con il loro affetto e la loro preghiera’.
Pietro ‘I sentimenti che abitano il mio cuore in questo momento tanto importante per la mia vita sono tre, grande gioia, timore e riconoscenza. Grande gioia, perché si avvia al termine un periodo di formazione durato otto anni, ricco di tanti bei momenti ma anche di tanti sacrifici. Timore, perché ho la coscienza della mia indegnità dinanzi al ministero che mi sarà affidato, e infine, grande riconoscenza a Dio prima di tutto, ma anche a tutte le persone che mi hanno accompagnato e mi accompagneranno nel mio prossimo ministero’.
Alain ‘Penso che il tempo si è fatto breve, fra poco consegnerò per sempre la mia vita al Signore! Questo lo dico con tanta gioia, perché è quello che desidero vivamente da alcuni anni e che ho maturato in seminario, ma c’è anche un po’ di timore, in senso biblico; come Maria mi chiedo come sarà possibile questa cosa. C’è anche tanta fiducia nel Signore, spero che possa fare qualcosa di bello con la mia vita, c’è tanta gratitudine per il dono della fede e della sua chiamata, il desiderio di essere strumento nelle sue mani per la salvezza del mondo e per la sua missione’.
 
Ripercorri brevemente il tuo cammino di vita.
Matteo ‘Ripercorrere in poche righe tutta la propria vita (30 anni) e la propria storia vocazionale non è facile. Le parole, i fatti e soprattutto i volti delle persone che hanno segnato in profondità il mio cammino sono molti: in primis i miei genitori, poi i miei fratelli, i nonni, gli zii, gli amici d’infanzia, i formatori del seminario.
Il ‘disegno di Dio’ ha cominciato a delinearsi silenziosamente e durante il periodo dell’adolescenza.
Dopo aver ricevuto la Cresima e fino ai 18 anni circa, la mia fame di Assoluto e il mio desiderio di felicità piena in Dio erano pane quotidiano, ma ricercati con tanta e troppa fantasia dentro a realtà vane ed effimere: in particolare nella musica e nello skateboard.
Credevo di aver trovato in questi piaceri mondani la gioia di Dio, invece mi ero fabbricato un ‘idolo’ a mia misura e piacimento. Ai 18 anni e mezzo, il lavoro, poi la rinuncia ad abbracciare le armi e l’esperienza del servizio civile (operatore Caritas) mi hanno costretto a guardarmi dentro, a pormi nuovi interrogativi: sul perché della vita, della morte, dell’amicizia, della preghiera, della carità.
I poveri che incontravo, e soprattutto il sacerdote della parrocchia presso la quale svolgevo il mio servizio (Concattedrale di Cervia),  sono stati gli strumenti più significativi attraverso i quali il Signore mi parlava e mi interpellava. Ma la chiamata vera e propria ricordo di averla avvertita una Domenica a Messa. La pagina del Vangelo diceva: ‘Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua’ (Mc 8, 3 4).  Quelle parole toccarono così in profondità i nodi del mio cuore, da suscitare in me il desiderio di lasciare tutto e di intraprendere con coraggio il cammino del Seminario. Ora, dopo quasi 9 anni di cammino formativo, mi preparo a compiere un ulteriore grande passo: quello dell’Ordinazione diaconale, per coronare in modo definitivo quel primo Sì che sull’esempio di Maria ho detto a Dio molto tempo fa’.
Pietro ‘Sono di origini napoletana, di Torre del Greco. Mi sono trasferito a Lido Adriano diciassette anni orsono con la mia famiglia, per motivi di lavoro; mi sono inserito nella vita parrocchiale, grazie anche all’accoglienza e alla fiducia che Don Marco Cavalli mi ha accordato. La mia vocazione ha radici profonde, subito dopo la Prima Comunione; il merito va alla mia catechista, recentemente scomparsa. Ma prima di entrare in Seminario sono passati degli anni, la scuola, che poi ho lasciato, il lavoro e poi ancora la scuola, fino a giungere all’estate del 2004, quando  vissi un anno di accompagnamento spirituale con l’allora Vice-Rettore di Ravenna, Don Christian Cerasa. Terminato quest’anno, entrai in Propedeutica a Ravenna dove ho frequentato anche il biennio Filosofico-Teologico. Terminato questo, sono andato al Pontificio Seminario Regionale Flaminio, dove ho frequentato il biennio Teologico e dove attualmente frequento il sesto anno, ma prima di quest’ultimo ho vissuto l’esperienza dello stage pastorale di un anno presso la Parrocchia di San Rocco’.
Alain ‘Una vita normale, inizia a La Habana (Cuba) 32 anni fa, educato in una famiglia che mi ha trasmesso anche la fede. Durante il servizio militare, nel mio paese, ho iniziato a pensare con serietà al mio futuro e ho frequentato per un po’ un religioso che mi ha aiutato a farmi delle domande importanti, in questo periodo ho avvertito la chiamata. Ho finito la laurea in Pedagogia e dopo alcuni mesi sono venuto presso i miei parenti a Argenta per un battesimo! Ho iniziato a frequentare Don Giancarlo Galeati al Santuario della Cellletta, prima della partenza per la mia terra sentivo una forte voglia di donarmi ancora al Signore. Il travaglio è durato due anni in cui la domanda fondamentale era: Signore, perché lontano dalla mia famiglia, perché hai voluto parlarmi in questo posto? Ricordo che prima di partire definitivamente da Cuba leggevo tante volte la chiamata di Abramo: va, esci dalla tua terra! La mia gratitudine va verso tutte queste persone che mi hanno aiutato a dare una risposta positiva, ma anzitutto alla mia famiglia, che ha accettato nella fede la lontananza e il distacco’.
 
C’è stato un avvenimento, oppure una persona, che ti ha spinto a dire il tuo sì definitivo al Signore?
Matteo ‘Sì, l’esempio di due preti molto umili e innamorati del Signore, incontrati prima del mio ingresso in seminario e durante (Don Umberto Paganelli e Don Settimio Levorato). Ultimamente poi, la testimonianza molto bella della comunità religiosa salesiana operante presso la parrocchia dei Santi Simone e Giuda, dove ho prestato il mio servizio pastorale per un anno’.
Pietro ‘Non c’è un avvenimento o una persona in particolare, ma è stata una concatenazione di fatti, persone, eventi, che mi hanno portato a dire alcuni si importanti. Il primo sì è quello dell’ingresso in Seminario. Il secondo sì, sarà quello che pronuncerò il prossimo 7 dicembre per l’Ordinazione Diaconale, un grande grazie per questo ‘sì’, lo devo ai miei formatori del Seminario di Ravenna e di Bologna, ai miei compagni di Seminario e a tutte quelle persone che in questi anni ho incontrato nelle Parrocchie dove ho prestato servizio. A tutti loro un grande grazie, che Dio vi doni il centuplo! E poi speriamo di dire un terzo sì per l’Ordinazione Presbiterale’.
Alain ‘C’è un qualcosa che è stato importante in questo passo definitivo: il Seminario. Non è solo un luogo, esso è fatto di persone, di storie che si intrecciano con la tua, di condivisione di vita, di tante cose belle, ma anche di sofferenze che ti fanno crescere. I preti che sono in Seminario per la tua formazione ti fanno capire la gioia del donarsi, la bellezza della chiamata, un modo diverso di vivere la paternità, ti sostengono nei momenti di fatica. Anche ai compagni di Seminario va la mia gratitudine, essi con il tempo diventano fratelli che ti aiutano a dare il tuo sì nei gesti di affetto, nella condivisione, nella preghiera, nella scuola, negli scontri, in ogni avvenimento; cosi pian piano scopri la volontà del Signore attraverso tante persone’.
 
Avverti il bisogno di Dio, nelle persone che incontri?
Matteo  ‘Dove c’è un uomo, c’è anche il bisogno più o meno velato dell’Amore di Dio, perché l’immagine e la somiglianza di Dio è impressa nel cuore di ogni uomo (Gn 1, 26-27).
Per cui nei volti di tutte le persone che incontro (non solo quelle in parrocchia), mi accorgo di questo profondo bisogno interiore, che però non sempre trova una risposta sufficiente e adeguata’.
Pietro ‘Sicuramente questo desiderio di Dio lo noto in tante persone, anche perché questo bisogno d’infinito è insito nell’uomo, diceva S. Agostino, l’uomo è capax Dei, l’uomo è capace di Dio, ha la possibilità di giungere a Lui, a noi la scelta di farlo o meno. Ma quello che a parer mio è importante, è che questa ricerca di Dio non deve essere fatta andando in cerca dei grandi eventi o cercando di vivere da uomini straordinari, ma, semplicemente, vivendo la nostra quotidianità come luogo in cui Dio si è incarnato e ci chiede di santificarci, Solo se il nostro kronos (tempo dell’uomo) sarà vissuto in un’ottica nuova , che è quella di Cristo, potrà diventare kairos (il tempo in cui Dio agisce)’.
Alain ‘Nella diocesi ho conosciuto la realtà del Santuario della Celletta, poi sono stato a Longastrino con Don Sante Bertarelli e a San Pier Damiano con Don Alberto Graziani, Don Antonio Ferrari e Don Vincenzo Cetrangolo. Nella parrocchia la gente arriva con tante domande, tanti bisogni, ti portano le fatiche della loro vita. Le persone sono consapevoli che anche nei bisogni più immediati in parrocchia possono trovare sollievo e una realtà abitata da Dio. Ricordo che non esiste la quotidianità e una spiritualità che mi aiuta ad andare in alto, ma esiste un Dio che ha scelto una storia, una famiglia, la fatica di una vita terrena, che conosce fino in fondo quello che ci fa soffrire; questo Dio proprio lì ci da appuntamento, e solo vivendo con fede la quotidianità della vita egli ci salva!’.
 
Quali ricchezze interiori ti hanno trasmesso i tanti anni di studi in seminario?
Matteo ‘Gli studi di teologia affrontati e assimilati, mi hanno fatto capire che chiunque segue Cristo, l’uomo perfetto, diventa anch’egli più uomo. Mi hanno aiutato a riconoscere che non è il molto sapere a saziare l’anima, ma il sentire e gustare le cose di Dio interiormente’.
Pietro ‘Lo studio inizialmente era la cosa che mi dava più preoccupazione, invece è un bellissimo momento di crescita e di consolidamento. Gli studi, insieme alla preghiera, mi donano continuamente la possibilità di vedere e di scrutare negli eventi e nelle persone il volto e l’opera di Dio che ancora oggi si rende vivo tra noi’.
Alain ‘Sei anni di studio che per me si concluderanno il 21 dicembre, data in cui affronterò l’esame per conseguire il baccalaureato in Teologia. Anni per approfondire la fede, per conoscere meglio il Signore, per essere preparato meglio alle sfide che mi attendono. Mi porto nel cuore un amore per un Dio che ti sorprende sempre, che non si lascia incasellare in concetti, che continua a essere mistero. Un amore più grande per la tradizione millenaria della mia Chiesa, una conoscenza migliore della storia, che ti fa valutare il passato in funzione del presente’.
A cura di Fabrizio Casanova