Marcia della pace 2016. “La pace o si fa insieme, o è impossibile” Le precisazioni dell’arcidiocesi COMUNICATO STAMPA
“La pace o si fa insieme o è impossibile”. È la considerazione di base, spiega l’arcivescovo Lorenzo Ghizzoni, che ha portato l’arcidiocesi di Ravenna Cervia a organizzare l’annuale marcia della pace che si è svolta sabato 31 dicembre con le altre comunità religiose del territorio e a farla partire dalla moschea di via Guido Rossa. “Vari pontefici, tra cui Giovanni Paolo II, Francesco e Benedetto XVI hanno visitato importanti moschee – precisa monsignor Ghizzoni –. Da 50 anni la giornata mondiale della pace voluta da Papa Paolo VI è dedicata a riflettere e pregare per la pace, con i cristiani e con tutti gli uomini di buona volontà”.
E la ragione è facilmente comprensibile, come ha spiegato lo stesso Ghizzoni all’inizio della marcia: “Non si costruisce la pace con una sola parte ma solo se tutte le parti si mettono insieme. Se si abbandonano odii e pregiudizi: solo così si creano quei presupposti che permetteranno forse ai nostri figli e nipoti di vedere i frutti della pace che noi oggi non vediamo”. Tanto più che proprio durante la marcia della pace è stata esplicita la condanna degli attentati e delle violenze che utilizzano le religioni per altri fini. Uno stile e una iniziativa condivisa non solo dai cattolici ma dalle istituzioni politiche cittadine e dalla Prefettura, e da tutti i rappresentanti delle religioni presenti sabato che hanno pregato sul sagrato di San Francesco, al termine della marcia.
Pregare insieme per la pace non significa perdere o abbandonare la propria identità religiosa cristiana ma valorizzarla, mettendo a disposizione del mondo i valori del Vangelo, primo tra tutti la dignità riconosciuta a ogni uomo e la necessità del dialogo per superare i conflitti. “Da credenti pensiamo di avere una chance in più e una responsabilità maggiore per disinnescare i fondamentalismi che avvelenano le comunità religiose e attirano soprattutto i giovani più in difficoltà, facili prede dei seminatori di odio. Proprio i credenti in Dio, ci siamo detti negli incontri preparatori, hanno l’autorevolezza e le giuste conoscenze delle loro religioni per indirizzare verso i sentieri del dialogo, della conoscenza reciproca, della stima per le diverse identità, della ricerca di somiglianze e complementarietà che fanno crescere la ricerca comune della giustizia sociale, della uguaglianza dei diritti della persona umana, della pace”. A questo proposito si ricorda nuovamente che la tradizionale Messa di Ringraziamento non è mai stata annullata ed è stata regolarmente celebrata dall’arcivescovo monsignor Ghizzoni sabato 31 dicembre, dopo la marcia della pace, alle 18.30, in Duomo.
Si precisa inoltre che la Caritas diocesana non ha alcun interesse economico nella gestione dell’accoglienza dei profughi né tanto meno dell’immigrazione illegale. E che ogni giorno, oltre al personale, sono più di 40 i volontari impegnati nell’accoglienza, nella distribuzione di viveri e nel sostegno dei bisognosi della città. Senza fare distinzioni, questo no, tra italiani, romagnoli o stranieri.
Marcia della pace 2016. “La pace o si fa insieme, o è impossibile” Le precisazioni dell’arcidiocesi
