21 Maggio 2015

L’umanità va verso la pace. L’intervento a San Biagio di Ernesto Olivero

L’umanità va verso la pace. L’intervento a San Biagio di Ernesto Olivero
 
Dal “RisVeglio Duemila”  N. 20/2015
 
 
“L’incontro più importante per la mia vita è stato quello con Gesù. È a lui che si dice sì all’inizio e durante tutta l’avventura”.
 
Queste parole sono la dichiarazione d’amore a Gesù, Signore indiscusso della sua vita, da parte di Ernesto Olivero, straordinario protagonista di una bellissima serata, mercoledì 13 maggio (nella foto, Ernesto Olivero è al centro), nell’ambito della Festa della Madonna del Soccorso, nella parrocchia di San Biagio a Ravenna.
 
Bancario in pensione, sposo, padre di tre figli e nonno di cinque nipoti, Olivero ha realizzato, accanto a questa normalità esistenziale comune a tanti di noi, una straordinaria “avventura”, come lui definisce la sua sequela di Cristo, a servizio del Vangelo e dei suoi figli prediletti: i più poveri, i più esclusi, coloro che abitano quelle periferie esistenziali e sociali che ci sono più prossime di quanto pensiamo. Dalla personale e quotidiana conversione a Gesù nasce quell’idea di Chiesa “scalza”, povera, umile e misericordiosa sognata da Ernesto fin dalla sua adolescenza, quando, giovanissimo “innamorato di Dio”, cominciò a dedicarsi ai più poveri.
 
Nel 1964 ha fondato a Torino il Sermig, Servizio Missionario Giovani, insieme alla moglie Maria e a un gruppo di giovani decisi a promuovere giustizia sociale, sviluppo e pacificazione e a vivere la solidarietà verso i più poveri, coinvolgendosi in prima persona. Negli anni ‘80 all’interno del Sermig nasce la Fraternità della Speranza, che conta attualmente un centinaio di aderenti: giovani, coppie di sposi e famiglie, monaci e monache che si dedicano a tempo pieno al servizio dei poveri e alla formazione dei giovani, con il desiderio di vivere il Vangelo e di essere segno di speranza nella complessità delle sfide sociali di oggi. Nel 1983 viene assegnato al Sermig, in comodato dal Comune di Torino, l’ex Arsenale Militare. Olivero ne inizia la trasformazione con l’aiuto gratuito di migliaia di giovani e di volontari. Nel luogo dove sono state forgiate buona parte delle armi, utilizzate nelle due guerre mondiali, sorge così un “laboratorio” di convivenza, di dialogo, di ascolto e accoglienza dei più disagiati, un sorta di monastero nel cuore della città, aperto 24 ore su 24. Vi trovano rifugio uomini e donne che cercano un aiuto per cambiare vita. È meta di migliaia di giovani che da tutta Italia e dall’estero si danno appuntamento per confrontarsi, dialogare e crescere. È ambiente di preghiera e di silenzio, di cultura e di formazione. È luogo che accoglie credenti e non credenti, cattolici e aderenti ad altre fedi. È base di partenza per la solidarietà che raggiunge i cinque continenti.
 
Dice Olivero: “Una delle grandi fortune dell’essere cristiani sta anche in questa libertà di dialogo e di rapporto con tutti”. È lo spirito che anima da sempre il Sermig e il suo Arsenale della Pace. Di tutto questo Ernesto Olivero è non solo promotore, organizzatore e coordinatore, ma soprattutto anima orante, sempre con la Bibbia in mano perché la Parola di Dio è sempre nel suo cuore per poter essere nelle sue parole e nelle sue mani. Per saper accogliere, ascoltare, aiutare con il cuore stesso di Cristo. “Pregare molte ore al giorno per restare umili” – dice – e per avere la pace del cuore perché “chi vive la pace del cuore vive un’inquietudine positiva” che lo porta a osare di rivoluzionare la Chiesa e il mondo.
Olivero ha raccontato, nel corso dell’incontro, molti aneddoti sui numerosi incontri avuti con personaggi famosi, con grandi personalità della vita politica e cultuale, con i pontefici che hanno segnato la storia della Chiesa del XX secolo, in particolare Paolo VI e Giovanni Paolo II, dei quali si sentiva custode nella preghiera. E poi Madre Teresa che lo propose come candidato al premio Nobel per la Pace. La pace: un sogno, un desiderio perenne, una visione futura da realizzare. Racconta Olivero che fu Giorgio La Pira a fargli conoscere il profeta della pace, Isaia, e a farlo innamorare di quel mondo pacificato promesso da Dio. Comprese allora di dover fare qualcosa per la pace e per realizzare un pezzetto di quel sogno. È nato così, dalla fede nella Parola di Dio e da una quotidiana, fedele conversione alla radicalità del Vangelo, l’Arsenale di Torino, un luogo dove davvero “spade e lance” si sono trasformate in strumenti di lavoro offerto e condiviso per amore dell’uomo. “La pace è il desiderio di ogni uomo. Ma la pace non abita in questo nostro tempo, come non ha mai abitato in mezzo a noi, perché troppi uomini badano principalmente ai propri interessi. Eppure l’uomo è per la pace, l’umanità va verso la pace, la storia diventerà pace per tutti”. (E. Olivero)
 
 
Marianella Marni