Lourdes è una scuola dello spirito
Dal “RisVeglio Duemila” N. 33/2014
Si è da poco concluso il pellegrinaggio promosso dall’Unitalsi
Ancora una volta a Lourdes con l’Unitalsi.
Centinaia i pellegrini emiliano-romagnoli che il 25-26 agosto, sotto la guida del nostro arcivescovo, mons. Lorenzo Ghizzoni e dei vescovi di Forlì e Faenza, hanno intrapreso, chi in treno, chi in pullman e chi in aereo, il lungo viaggio che li ha condotti alle pendici dei Pirenei, presso la grotta di Massabielle.
Assai motivati e collaborativi i tanti giovani presenti, tra i quali i nostri seminaristi accompagnati da don Federico Emaldi.
Tante, come sempre, le persone ferite, nel corpo o nell’anima, alle quali dame e barellieri hanno cercato di alleviare i disagi del lungo viaggio e di garantire una serena permanenza.
Ogni pellegrinaggio a Lourdes è diverso, ma sempre viene offerta l’opportunità di arricchirsi interiormente mentre si adempie al dovere cristiano di servire il Signore celato nel nostro fratello sofferente.
Lourdes, infatti, è anche una grande scuola dello Spirito, aperta 24 ore su 24. Non sai mai in quale contesto e in quale momento verrai “toccato”.
La Mamma Celeste, in quella che è una delle sue residenze terrene preferite, ti mostra l’altruismo disinteressato nel volontario che ti affianca e che sempre ti sembra migliore di te.
Ti fa comprendere come le preghiere che più gradisce e che più volentieri esaudirà, siano quelle della persona semplice e umile, della bimbetta che tale rimane anche se il suo corpo invecchia.
Ti fa fare i conti con il tuo senso di insufficienza e con la sincerità delle tue motivazioni quando, benché circondato da migliaia e migliaia di persone (o forse proprio per questo?), ti fa percepire in tutta la sua concretezza la tua unicità.
Ti mostra la vera gratitudine nello sguardo della vecchina che tanto desiderava essere portata alla grotta; la vera felicità nel sorriso del bimbo il cui corpo è deformato dalla malattia.
E’ in quegli sguardi e in quei sorrisi che Lourdes ti insegna il senso più profondo della virtù della pazienza.
Negli sguardi di chi accetta con dignità di dover dipendere dal prossimo in tutto e per tutto: per muoversi, per nutrirsi, per lavarsi…
Nei sorrisi di chi, nonostante la malattia, ritiene la vita sempre degna di essere vissuta e il mondo un posto bello nel quale vivere.
E ti chiedi: come è possibile questo?
Forse il segreto sta anche nella capacità di queste persone di percepire il tanto amore che, attraverso tutti noi, il Signore riversa su di loro.
Sarebbe ancora così bello, per loro, questo mondo, se non vi fosse chi, dopo aver attinto alla Fonte, si curva su di essi per colmarli d’amore?
Osservi le persone durante il viaggio d’andata. Torni a guardarle al ritorno. E in ognuna di esse ti sembra di percepire un cambiamento. In particolare nei giovani, allegri e positivi come all’andata, ma ora più consapevoli della grande responsabilità che tutti noi abbiamo di farci carico anche dei bisogni del nostro prossimo meno fortunato.
E pensi, sempre meravigliandotene, che all’origine di tutto ciò sta una bimbetta poverissima, incolta e cagionevole di salute, ritenuta degna di parlare, occhi negli occhi, niente meno che con la Santa Vergine.
Siamo soliti ricordare i “grandi” uomini e donne che, si dice, avrebbero fatto la storia.
Ma quanti di essi possono reggere il paragone con l’umile Bernadette? A quanti di loro il Cielo si è degnato di rivolgersi, vis à vis? Chi di loro potrebbe mai vantarsi (cosa che Bernadette, peraltro, mai si sarebbe sognata di fare!) di essere stato il latore di un messaggio di speranza tanto salutare per l’anima ed il corpo di così tanta gente?
Sirio Stampa