L’integrazione si gioca anche a cricket

L’integrazione si gioca anche a cricket
Dal “RisVeglio Duemila” N. 9/2017
 Un modo per mantenere viva una parte della propria cultura, creare legami, con regole uguali per tutti. Quante cose si imparano con il cricket. Al centro professionale gestito dall’Opera diocesana Giovanni XXIII di Piangipane lo sanno da tempo, tanto che per far sentire un po’ “a casa” i 44 richiedenti asilo ospitati all’interno della struttura, pakistani bengalesi e afghani, lo spiazzo antistante il convitto è stato trasformato in un campo da cricket nel più grande (forse l’unico) della provincia. E nel week-end è stato messo a disposizione degli ospiti di altre strutture simili per il trofeo di cricket “Ospiti-Amici-Fratelli-Richiedenti Protezione Internazionale” al quale hanno partecipato una decina di squadre. Divise nuove, voglia di rivedersi, e un pizzico di sano agonismo hanno condito le gare sul campo della Giovanni XXIII “che hanno rappresentato per i ragazzi prima di tutto una grande festa –, racconta Andrea Fiammenghi, direttore dell’Opera di Piangipane – alla quale, tra sabato e domenica, hanno voluto assistere anche il sindaco, l’arcivescovo, e per la Prefettura Maria Rosaria Mancini Gabriella Signò”.Tanto per la cronaca, il trofeo se lo sono aggiudicato proprio le due squadre dell’Opera diocesana Giovanni XXIII, e al terzo posto si sono piazzati i richiedenti asilo ospitati nelle strutture della 3° Millennio di Santa Teresa. “E nessuno ha protestato per brogli (questo sì che è fair play –ndr) – scherza Fiammenghi –. A parte gli scherzi, evidentemente la presenza del campo di fronte alla struttura e la possibilità di allenarsi quasi tutti i giorni li hanno probabilmente favoriti”. Riconoscimento come “Man of the series” (il miglior giocatore del torneo) anche per un operatore del centro, Claudio Manzotti, che anche se non ha giocato fisicamente, merita un ringraziamento per tutto l’impegno profuso nell’assistenza e alfabetizzazione degli ospiti dell’Opera in questi anni. “Lo sport e in particolare questo sport unisce – ragiona il direttore dell’Opera Giovani XXIII – per noi è stato un modo per creare legami, tenerli impegnati e anche per farli sentire a casa”. Come la possibilità di cucinare, tutte le sere, con le spezie tipiche della penisola indiana. L’accoglienza è fatta anche di questo, non solo del tetto e del cibo che prescrivono i bandi per l’accoglienza. Bandi, che però sono importanti per le opportunità che danno (o non danno) di accogliere con quel “di più”, che può passare anche dal cricket o dal mantenimento delle proprie tradizioni qui, sul territorio. Anche la Giovanni XXIII parteciperà al nuovo bando per l’accoglienza di 370 richiedenti asilo sul territorio pubblicato recentemente dal Comune (al quale è passata la gestione dal primo gennaio 2017). “Partecipiamo per quasi lo stesso numero di posti – spiega Fiammenghi – per quanto riguarda i servizi legati all’accoglienza, ma, ad oggi, non siamo certi di poter erogare anche il servizio di alfabetizzazione perché il bando ne prevede la gestione in modo distinto”. Un peccato, perché così si riduce il tempo nel quale poter instaurare quelle relazioni che qui hanno prodotto integrazione. Anche con il cricket.