29 Maggio 2014

L’incontro con Marco Tarquinio

L’incontro con Marco Tarquinio
 
Dal ‘RisVeglio Duemila’  N. 21/2014
 
 
A pochi giorni dalla giornata delle Comunicazioni sociali (1 giugno) nelle scorse settimane, per iniziativa del vescovo Lorenzo, si è svolto presso il Seminario Arcivescovile di Ravenna un incontro dei giornalisti ravennati con Marco Tarquinio, direttore di Avvenire. Carta stampata, tv, radio, web’ un mondo a servizio della città, con cui anche la Chiesa intende rapportarsi e dialogare. Occasione, l’incontro, anche per accogliere l’ufficializzazione del nuovo responsabile dell’Ufficio diocesano Comunicazioni sociali nella persona dell’avvocato Enrico Saviotti, e del nuovo direttore di RisVeglio Duemila, Giulio Donati. In questa pagina riportiamo, in sintesi, i principali interventi dell’incontro.
 
C’è ‘un concetto che è al centro del messaggio che papa Francesco ha rivolto a noi giornalisti, tutti, non solo cattolici, o che lavorano nei media legati alla Chiesa cattolica, tutti quelli che fanno il nostro mestiere, che è affascinante e ancora considerato straordinariamente attraente per tanti anche se chi lo vive dall’interno di questo mondo sa quali sono le complessità e le insidie crescenti. Il concetto chiaro è quello della prossimità‘.
 
Per i media, Tarquinio ritiene fondamentale ‘una relazione viva con i propri lettori’. Relazione che si fonda sul ‘rapporto di prossimità che non è un rapporto di complicità e non è un rapporto di chi vuole assoggettare gli interlocutori, ma ne rispecchia la statura, la libertà, e sa –  questo è il senso costituzionale del nostro mestiere sul piano civile –  contribuire alla crescita di una coscienza civile, di una consapevolezza forte. In più, da cristiani ci mettiamo una speranza ancora più grande, fare un mondo migliore sapendo che non tutto e non qui si deve compiere, però qui c’è una responsabilità che è in capo a ognuno di noi’.
 
C’è anche una responsabilità del giornalista nel dichiarare la propria ispirazione: ‘non esiste una oggettività assoluta, esiste la necessità di essere onesti. Prossimi e onesti’. Una chiarezza che proprio in questo tempo di crisi ha reso ad Avvenire una tenuta evidente di copie e di lettori in controtendenza di mercato, tanto da farne uno dei primi cinque/sei quotidiani nazionali, quando qualche anno fa risultava nei primi venti.
 
Prossimità, per Avvenire è recentemente significato proporre un’inchiesta sulla terra dei fuochi. Punto di partenza un editoriale a firma di don Maurizio Praticello. Una vocazione adulta, un non credente che lavorando in ospedale a un certo punto ha incontrato Cristo e gli è cambiata la vita ed è diventato prete. ‘Non è solo diventato prete, è diventato punto di riferimento come tutti i preti sono quando sono davvero sacerdoti per la loro comunità in tutte le cose della loro vita’. La prossimità a quella gente, a quella terra, ha prodotto l’attenzione ad Avvenire, alla testata che più di altre ha dato voce a chi non ha voce, in questa come in tante altre vicende.
 
 
F. C.