Lina, da 64 anni a Santa Teresa: una vita di dono gratuito di sé

Lina: da 64 anni a Santa Teresa
 
Dal “RisVeglio Duemila”  N. 46/2014
 
 
Chi di voi viene a Santa Teresa per farsi suora?
 
Alla domanda di don Angelo Lolli, echeggiata nei locali della parrocchia di San Michele, Lina alzò la mano. Non ebbe dubbi, ma aveva solo 17 anni e la strada per Ravenna era ancora lunga e ‘in salita’. Finita la scuola di Taglio e sartoria, suor Esterina (della famiglia di S. Teresa, in servizio alla scuola materna di S. Michele) chiese a Lina di organizzare un corso di cucito per le ragazze del posto. Lei lo fece volentieri e con passione. E quel giorno, incontrando il fondatore dell’Opera, sentendo la sua voce pacata e convincente, non ebbe tentennamenti. Non aveva mai dimenticato, una decina di anni prima, la profezia di Gigi, che girava le campagne col cavallo a raccogliere offerte. Alla nonna diede un santino, e di Lina le disse “Un giorno verrà a Santa Teresa!”. All’epoca però, anni cinquanta, solo a 21 anni si poteva scegliere. Prima, decideva la famiglia. E quella di Lina diceva ‘No’! “Ma io avevo chiare tre cose – ci dice – . Primo non volevo sposarmi; ma non intendevo nemmeno rimanere ‘zitella’, perché le vedevo tutte ‘acide’; terzo: alla domanda cosa farò da grande?, la risposta la trovai in quel breve discorso di don Lolli”. Si trattava di scegliere Gesù Cristo, secondo i binari di vita segnati da don Lolli.
 
Una convinzione tale per cui Lina tentò la fuga da casa per ben tre volte. Si intuisce che le prime due le andò male. Ma la terza, no! Ricorda benissimo quel giugno del 1951. Ingaggiò una sorta di gran premio a due ruote. Al suo inseguimento un fratello e un cugino. Ma sul traguardo di Bosco Baronio, prima sede dell’Opera, passò prima la bicicletta di Lina. Ma a fine corsa si aprì il ‘processo alla tappa’. Da una parte il fratello e il cugino di Lina che ne chiedevano il ritorno a casa. Dall’altra parte, suor Clelia, suor Gina, suor Domenica e don Angelo Lolli, pronti ad accogliere una nuova sorella.
 
Una volta fatta la professione, per suor Lina inizia la vita di comunità di cui, i primi cinque anni, vissuti con don Lolli ancora in vita. “Aveva gli occhietti stretti … come ti guardava, capici bene cosa voleva. Allo stesso tempo, sapeva valorizzare i carismi di ciascuno”. Anche se non era sempre possibile ottenere quel che sperava. A Lina, ad esempio, chiese di studiare per farle acquisire il titolo di maestra d’asilo. Lei si impegnò a fondo, ma le sue istruttrici informarono don Lolli che c’era un problema. Lina si emozionava al vedere un piano e la prova di canto era essenziale. “Il direttore mi chiamò e mi disse che dovevo andare a Padova per l’esame. – spiega Lina – Dissi che ero pronta, ma lui sottolineò il problema della musica e mi convinse che avrei fatto altro”.
 
Suor Lina fece i suoi primi vent’anni a Santa Teresa comunque tra i bambini, ma al reparto di quelli allettati. Il subentro di un problema di convivenza con le consorelle, la portò a uscire da Santa Teresa. “Ma continuavo a seguire il binario di don Lolli. In casa avevo la mamma con problemi alla vista, ma quasi subito mi capitò in affido Fabiola. Veniva da Bolzano ed era senza madre. Aveva tante problematiche, epilettica, schizofrenica e autistica, conosceva solo le mucche. È stata con me 33 anni. Al mattino la portavo a scuola, la tenevo in ordine e la facevo scrivere e disegnare e, comunque, frequentavamo anche l’Opera”. Dopo questa lunga esperienza di ‘casa famiglia’, cui ha affiancato anche l’impegno come volontaria nel Cvs e nel Ceis, Lina è tornata a vivere all’interno dell’Opera.
 
L’abbiamo incontrata al reparto Giovanni Paolo II, dove il santo papa polacco dormì quando venne in Romagna, nel 1986. Oggi ci sono ospiti colpiti dall’Aids. Anche qui continua sul binario segnato da don Lolli. “Ricorda che sono arrivata qui in bicicletta, di corsa? – dice Lina raggiante – Lo sa, il giorno dopo la bicicletta era sparita. Non l’ho più vista. Dopo 64 anni sono ancora qui”. Fa compagnia agli ospiti, li aiuta, anche a seguire le regole che spesso hanno cercato di aggirare, li accompagna in chiesa e offre loro incontri di evangelizzazione servendosi degli scritti di don Lolli. Passa il tempo anche a creare oggetti per il mercatino con cui finanziare… Il suo augurio è che dopo san Giovanni Paolo II si possa arrivare a San Angelo Lolli. Perché quel santo prete le ha insegnato ad amare per tutta una vita, con la gioia nel cuore, senza chiedere nulla per sé.
 
 
Giulio Donati