L’Editoriale del numero 42. Visita all’Opera Santa Teresa

L’Editoriale del numero 42
 
Visita all’Opera Santa Teresa. Intervista, anzi no, incontro con amici
 
 
Dal “RisVeglio Duemila”  N. 42/2014              
 
 
Quando ho pensato a questi servizi sull’Opera Santa Teresa, quel che c’è dentro e attorno a questa piccola città nella città, non immaginavo neppure io la ricchezza di situazioni che avrei incontrato. E già dalle prime occasioni. Dopo l’incontro con Albano, ospite residenziale, Luciano mi ha proposto una visita al Centro Stampa, lì dove nasce “L’amico degli infermi”, organi di informazione dell’Opera. Qui l’incontro è stato con un gruppo di ragazzi e uomini, tutti ospiti giornalieri.
 
Vivono tutti nelle loro famiglie e, nei giorni feriali, accedono al Centro Stampa dove si relazionano con tre operatrici della cooperativa La Pieve. E proprio un’operatrice, assieme ad Alina sua ‘segretaria’, mi dà il benvenuto, mentre al di là della soglia della sala computer, s’ode … un silenzio carico d’attesa.
 
L’operatrice mi illustra l’ambiente e mi dice che gli ospiti sono otto, tutti con disabilità acquisita. Tutti hanno subito traumi molto significativi causa incidenti stradali. Chi è uscito di strada perché “non avevo tempo di dormire”, purtroppo i suoi occhi hanno pensato al riposo nel momento meno opportuno; un altro, invitato dai suoi genitori a lasciar stare la moto, ha pensato di fare diversamente, ma “il palo non si è spostato”. Il rammarico, o l’ironia che testimoniano oggi servano di ammonimento a quanti, giovani e disinvolti piloti, sono a rischio sulle strade di oggi.
 
Con tutti questi ospiti, d’intesa con i servizi sociali dell’Asl, le operatrici svolgono un continuo e complesso procedimento di rieducazione. A volte si parte dal recupero della parola poi, della scrittura a video. Comunque, per tutti, il bisogno più grande è quello di recuperare una socialità al di fuori del ‘guscio protettivo’ di casa. Le singole famiglie, infatti, dopo gli incidenti subiti si prendono cura dei figli. Cosa importante, ma non sufficiente. Stando in casa, il rischio è la chiusura nel proprio dramma. Al centro stampa, invece, la vita allarga i suoi orizzonti. C’è lo stimo e l’aiuto a recuperare l’abilità dei propri arti, delle proprie capacità cognitive. Ci si incontra con altri che hanno subito traumi simili. Ci si confronta, con operatrici ‘esigenti’, ma solo a fin di bene.
Nella sosta pranzo ci si incontra con altre persone ospiti dell’Opera. Non è più il mondo dei bar e delle disco, ma è un mondo fatto di persone in cui incontrare e sviluppare gioia e voglia di vivere. Chi ce la fa a camminare e a spingere una carrozzella, si impegna a farlo con i colleghi di redazione. C’è anche chi racconta barzellette. Alla fine del mese, per tutti i redattori c’è anche un salario. Perché il lavoro ha una sua dignità e le regole devono essere rispettate.
 
Quando varco la soglia della sala computer il silenzio carico d’attesa si scioglie. Buon giorno! Ci presentiamo, parliamo. Mi consegnano una serie di scritti. Si erano preparati all’incontro col giornalista. Uno mi consegna un’intervista già impostata. Altri, riflessioni più o meno lunghe. Ci mettiamo in posa per la foto. Prendiamo atto che mancano in due, per impegni precedenti. Non ho bisogno di scrivere altro. Loro hanno scritto, e così li pubblichiamo.
 
Pagina 5 è tutta per loro: Cristiano, Enrico, Marco, Federico, Alessandro, Nicola, Marco e Filippo.
 
 
Giulio Donati
 
 
 
Articoli correlati

 

Come mi trovo al Centro Stampa. Esperienze di lavoro a Santa Teresa