Le crociere: note sul turismo francese e statunitense
Dal ‘RisVeglio Duemila’ N. 41/2012
Il recente turismo legato alle crociere permette di fare alcune riflessioni.
Numerosissimi turisti, che dal Terminaldi Porto Corsini accorrono a visitare i nostri monumenti diocesani, sono originari dalla Francia e dagli Stati Uniti. Ravenna è sempre stata una meta desiderata da questi due paesi. I francesi sono molto sensibili all’arte italiana, avendo alle spalle una tradizione storica consolidata da pittori – ad esempio gli Impressionisti – e da letterati che hanno trovato fonte di ispirazione nel nostro paese durante e oltre il Grand Tour. Pure gli americani mostrano un notevole interesse e un’insaziabile curiosità nei confronti dell’Italia e delle sue antiche memorie. Gli Stati Uniti sono sicuramente un grande paese, ricco di storia, di cultura e di spettacolari paesaggi incontaminati. Ma – come ben sanno i turisti che dall’oltreoceano vengono a Ravenna – gli U. S. A. non possono vantare tracce di archeologia e di arte così remote come nella nostra penisola.
Ma torniamo a Ravenna. Nella sua lunga storia la nostra città ha avuto spesso rapporti con la Francia, anche se purtroppo non sempre facili. Addirittura nel Medioevo, nel 1322 salì sulla cattedra di Sant’Apollinare un dotto e raffinato arcivescovo francese, Aimerico di Châtelus, secondo ultimi studi considerato committente dei perduti affreschi eseguiti da Pietro da Rimini in Santa Maria in Porto Fuori. Mentre l’11 aprile 1512 – giorno di Pasqua – la città fu orribilmente saccheggiata proprio dai francesi del giovane duca Gaston de Foix, vittoriosi in seguito alla sanguinosa e famigerata Battaglia di Ravenna, che ha visto affrontarsi i primi contro le truppe pontificie e spagnole unite nella Lega Santa. La Colonna dei Francesi – eretta nel 1557 sulle rive del fiume Ronco, luogo del violento scontro, dal cardinale legato Pietro Donato Cesi – ricorda ancora oggi quel tristissimo evento, e può considerarsi – come ebbe a dire Umberto Foschi – ”memoria di un importante fatto storico, sia come meta turistica in grado di costituire per i Francesi in visita a Ravenna, ciò che per i Tedeschi è la Tomba di Teodorico”. Un altro nefasto evento intreccia la storia di Ravenna con la Francia quando nel 1796 la città venne occupata dalle truppe napoleoniche. Tale conquista ebbe sciagurato e immediato effetto ‘legislativo’: la chiusura e la sistematica spoliazione di chiese e dei principali monasteri della città. Ma fortunatamente le relazioni fra la Francia e Ravenna possono assumere i connotati di un più profondo e sentito dialogo culturale, anzi ‘spirituale’. E’ ciò che è capitato allo scrittore e giornalista francese André Frossard, quando nel 1984 pubblicò L’évangile selon Ravenne (traduzione italiana, Il Vangelo secondo Ravenna, Itacalibri 2004). Questo bel volume, nel percorso esistenziale dell’illustre intellettuale cattolico, rappresenta un vero atto di fede e di insegnamento pastorale grazie ad una attenta lettura e ad un’analisi penetrante delle nostre basiliche e battisteri: ” Ravenna è ben altro: una visione profetica di ciò che sarà il mondo quando il Cristo avrà finito di salvarlo, un mondo riconciliato, trasfigurato dalla luce, che è il colore della carità divina”.
Anche il turismo americano a Ravenna ha radici illustri. Nel 1873 lo scrittore Henry James – noto alla letteratura mondiale per il suo celebre romanzo Ritratto di signora (1881) – ci fornisce un delizioso affresco di Ravenna e dei nostri monumenti diocesani, città considerata da lui fin troppo triste e malinconica: ” Il resto della mattinata lo trascorsi passando incantato dalle calde strade inondate di luce dorata al freddo e grigio interno delle chiese. Quel grigio però era dovunque vivificato dallo scintillio delle volte e delle trabeazioni ricoperte di mosaici”.
Oggi a Ravenna abbiamo il piacere di notare la vivace e composta presenza di studenti provenienti da università statunitensi più o meno note, accompagnati da competenti professori che spesso tornano con altri gruppi. In essi si può riscontrare una grande passione e un profuso impegno a comprendere interamente la cultura religiosa che si dischiude nei nostri mosaici. Ed è bello vedere i docenti che con la loro spiegazione invitano gli studenti a non trascurare anche il più sconosciuto frammento lapideo.
Ma arriviamo alle crociere. Ancora una volta riporto alcune esperienze tratte dal mio lavoro di sorveglianza e accoglienza turistica. Quest’estate al Museo Arcivescovile – durante una giornata particolarmente afosa – mi si avvicina una signora della lontana San Diego (California), che simpaticamente mi pone molte domande sulla cattedra d’avorio, sulla Cappella di Sant’Andrea e sull’antica storia della chiesa ravennate. Mentre le spiego brevemente il messaggio rivelato dal Cristo Guerriero all’interno dell’oratorio episcopale – allusione della vera fede ortodossa che calpesta il male rappresentato dall’eresia ariana – la turista commenta con sicurezza: ‘Conosco bene l’arianesimo. E’ la dottrina che mise in discussione la divinità di Cristo’. Ricordo pure l’incontro con alcune coppie di anziani crocieristi provenienti da Miami. Essi – nonostante i tempi strettissimi che una visita croceristica comporta – non solo mi hanno espresso con passione una pervicace volontà di leggere ed interpretare il complesso ed affascinante Calendario Pasquale del Museo Arcivescovile, ma hanno preso spunto dal rarissimo manufatto per manifestarmi anche un grande interesse sui rapporti fra il Cristianesimo e l’Ebraismo. Come si è detto all’inizio, la scarsità di un remoto patrimonio culturale alle spalle porta il turista statunitense a interrogarsi con maggiore curiosità e coinvolgimento sui fondamenti della civiltà occidentale. Queste domande possono nascere proprio dal felice e fecondo dialogo che si instaura nell’incontro con i nostri monumenti. E questi fondamenti culturali – scrive Papa Giovanni Paolo II riguardo all’Europa, durante l’Udienza generale del 7 maggio 2003 – sono e non possono essere altro che cristiani: ” Le antiche nazioni dell’Europa conservano un’anima cristiana, che costituisce un tutt’uno col ‘genio’ e la storia dei rispettivi popoli ”.
Ma concludiamo con il turismo francese. Conservo ancora il piacevole ricordo estivo di una stimolante conversazione con una distinta coppia transalpina che parlava un ottimo italiano. Mi trovavo sempre in servizio nel Museo Arcivescovile. Tali visitatori erano molto colpiti dall’ottima conservazione delle nostre basiliche gestite dall’Opera di Religione. Mentre discorriamo sulla lunga e gloriosa storia dei restauri ai mosaici ravennati, ad un certo punto mi chiedono: ‘Ma le vostre chiese hanno mai avuto danni bellici durante la seconda guerra mondiale?’. Ed io rispondo: ‘Molti problemi. Qui passava il fronte. Ma grazie all’intraprendenza di zelanti sacerdoti e studiosi di grande levatura che si chiamavano Giovanni Mesini e Mario Mazzotti, si fece in modo che almeno i monumenti bizantini fossero risparmiati dai bombardamenti anglo – americani’. Aggiungo ai turisti che Mazzotti – storico direttore del Museo e dell’ Archivio Arcivescovile – riuscì pure a salvare un altro gioiello della nostra Ravenna paleocristiana: la basilica di San Giovanni Evangelista. Infatti l’edificio – quasi distrutto dalle bombe che caddero nella zona della stazione ferroviaria – fu pazientemente ricostruito. Ed invitai i turisti a terminare le loro visite proprio nella più antica basilica della città, che rischiò addirittura l’abbattimento definitivo. Scrive ancora il compianto Umberto Foschi: ” E prevalse il buon senso; vennero dei tecnici da Roma. La basilica fu restaurata e se oggi si mostra in tutta la solennità delle sue linee classiche è anche merito di Mario Mazzotti”.
Filippo Treré – Opera di Religione della Diocesi di Ravenna
