24 Settembre 2014

L’Assemblea Pastorale Diocesana: Il tempo dei missionari

L’Assemblea Pastorale Diocesana: Il tempo dei missionari
      
Dal “RisVeglio Duemila”  N. 35/2014
 
 
Sabato 20 settembre l’arcivescovo Lorenzo ha guidato l’Assemblea Pastorale Diocesana
 
“Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa.  Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli”. (Matteo 5, 14-16)
 
Questo perentorio invito di Gesù a essere cristiani che rendono manifesta la loro fede, è risuonato in modo esplicito durante i lavori dell’Assemblea Pastorale Diocesana di sabato 20 settembre, a Ravenna nella chiesa dei Santi Simone e Giuda.
 
I circa duecento operatori pastorali – sacerdoti, religiosi/e, laici –, dopo la recita delle Lodi hanno ascoltato l’intervento del nostro arcivescovo, grazie al quale è stato chiarito l’obiettivo generale di quest’anno pastorale: “Parrocchie: cantiere aperto. Formarsi alla missionarietà per aprire nuove porte nelle nostre comunità”.
 
“La vocazione missionaria – ha detto mons. Ghizzoni – la stiamo scoprendo dentro tutti noi. Ci siamo accorti che stavamo dimenticando una parte di noi stessi… le nostre comunità cristiane hanno bisogno di raccogliersi nella comunione e di espandersi nella missione. E’ la vocazione missionaria che abbiamo tutti e che ci fa veramente cattolici, cioè universali, aperti al mondo intero”.
 
Così il “manifesto ecclesiale” della Chiesa di Ravenna Cervia diventa, logicamente, quel brano in cui il Signore invia – dopo gli apostoli – altri settantadue discepoli a evangelizzare (Marco, 3, 14-15).
 
Un primo passo è già stato fatto: l’esperienza di un gruppo di ragazzi nella diocesi di Carabayllo in Perù, con la prospettiva di collaborare, già l’estate prossima, in un centro pastorale del luogo. E’ un forte stimolo per la nostra comunità cattolica a vivere la propria vocazione missionaria in Diocesi, in mezzo alle persone che hanno bisogno di un nuovo annuncio.
 
 
Parrocchie e missioni: problemi e prospettive
 
Entrando nel concreto, l’arcivescovo ha posto alcune domande-chiave.
 
Le nostre parrocchie sono già missionarie?”, era il primo quesito, accompagnato da alcune “provocazioni”.
 
Negli ultimi anni, ha fatto intendere mons. Ghizzoni, le parrocchie si sono un po’ “sedute”, non si sono accorte del mutato ambiente culturale nel quale il cristianesimo si deve incarnare: la globalizzazione, il pluralismo etico e religioso, la crisi della famiglia, la rivoluzione tecnologica…
 
Tante le conseguenze negative di questa “distrazione”: le proposte ripetitive, incapaci di attirare le persone; la fuga dei ragazzi dopo la Cresima, alla quale molte parrocchie si sono rassegnate; l’insufficiente attenzione alle coppie cristiane che convivono prima di sposarsi; la scarsa attenzione ai poveri, ai malati, agli ultimi…
 
“Una parrocchia in stato di missione – ha detto l’arcivescovo – si apre a questo tipo di uomo e di donna che ha davanti… e prova ad aprire nuove porte… Evidentemente lo fa coinvolgendo tutti come Chiesa e con la Chiesa tutta”.
 
Conseguenza logica di questo discorso è la seconda domanda: per rispondere alla generale vocazione missionaria, cosa fare?
 
La risposta di mons. Ghizzoni è perentoria: “Fare formazione delle persone!”, a tre livelli: spirituale, teologica e specifica secondo il settore della pastorale in cui si opera.
I cammini di formazione si snoderanno lungo tutto l’Anno Pastorale e dovranno produrre nei prossimi tempi “uno sforzo per formare i propri formatori”: Questo perché sono indispensabili nuove leve, sia per età, sia per un maggior senso di corresponsabilità.
 
Richiamandosi a un documento Cei del 2004 poi, mons. Ghizzoni si è chiesto: vale ancora la pena di tenere le parrocchie” e “quali sono le insufficienze della parrocchia?.
 
Vanno colmate – ha detto –  alcune lacune, come la difficoltà della singola parrocchia a farsi carico di tutta l’azione pastorale e missionaria della Chiesa, o lo scarso legame con la Chiesa particolare (Diocesi) con la sua presunzione di autosufficienza. Anche la figura del parroco va rivista: “la parrocchia italiana è ancora troppo centrata intorno a lui”. Tuttavia la parrocchia resta la presenza più concreta della Chiesa nei singoli territori e da essa non si può prescindere.
 
Quindi, ci ha chiesto mons. Ghizzoni, “quali sono le vie per il rinnovamento missionario delle parrocchie?”.
 
Egli ne ha suggerite tre:
 
1) la parrocchia dovrà essere la figura di Chiesa radicata in un luogo, vicina alla vita della gente, umile e segno di una Chiesa di popolo;
 
2) dovrà assumere la mentalità missionaria, uscendo dalla sua staticità e andando incontro ai lontani (come i non battezzati).
 
3) dovrà fare in modo che tutti i fedeli siano protagonisti della missione e, a tal scopo, dovrà valorizzare nuove figure di laici che si stanno formando anche in Diocesi: i catechisti prebattesimali e quelli per nuovi modelli di iniziazione cristiana; le coppie impegnate nella formazione dei gruppi fidanzati o gruppi sposi; l’economo parrocchiale… Così come si dovranno definire gli ambiti ministeriali da affidare ai diaconi permanenti.
 
Il parroco poi dovrà essere “meno l’uomo del fare… e più l’uomo della comunione: e perciò avrà cura di promuovere vocazioni, ministeri e carismi”, aprendosi, “alle attese di non credenti e di cristiani ‘della soglia’”.
 
Nei successivi lavori di gruppo, i partecipanti hanno dialogato fra loro e hanno fornito una risposta sintetica alle domande, con la formulazione di alcune proposte. Le brevi relazioni dei gruppi sono state consegnate all’arcivescovo che ne farà tesoro.
 
Nel pomeriggio i presenti si sono suddivisi in sette gruppi, corrispondenti ad altrettante aree pastorali, dove i direttori e collaboratori degli Uffici Pastorali Diocesani hanno presentato i loro programmi/attività per attuare il Progetto Pastorale Diocesano. 
 
Alle 15.30 i partecipanti si sono ritrovati in chiesa dove l’arcivescovo ha presieduto la celebrazione del mandato agli operatori pastorali della Diocesi. Mons. Lorenzo Ghizzoni ha ribadito la necessità di uscire, di essere missionari e che la missione è una risposta a una chiamata d’amore. Ha richiesto di pregare affinché ogni persona si senta chiamata e amata da Dio e da Lui invitata a testimoniare e comunicare amore e speranza.
 
 
Fabrizio Casanova