La XII° Giornata del Dialogo Cristiano-Musulmano
In un caldo pomeriggio domenicale di fine ottobre, il 27, in un ambiente ravennate caratterizzato essenzialmente da spazi ed edifici che appartengono alla moderna espressione del mondo del lavoro e all’interno del Centro di Cultura e di Studi Islamici della Romagna (Via Guido Rossa), si è tenuto un intenso celebrativo incontro interreligioso, incentrato sulla tematica de ‘I luoghi e tempi del dialogo’.
La giornata ecumenica del Dialogo Cristiano-Musulmano, ci ricorda il teologo Brunetto Salvarani, è ‘Una iniziativa, ormai radicatasi in tutta Italia. Essa si ispira al fatto che il 14 dicembre 2001, ultimo venerdì del mese di Ramadan dell’anno 1422 dall’Egira, Giovanni Paolo II chiese a tutti, donne e uomini di buona volontà (nel cuore della guerra in Afghanistan!) di condividere il digiuno di Ramadan. Un messaggio altissimo, inviato significativamente a soli tre mesi dal terribile 11 settembre, che proseguiva quella pedagogia dei gesti con cui egli aveva scelto di porsi di fronte alle fedi altre, sin dai primi tempi del papato”. Un puntuale richiamo messo in luce, dopo una breve e sensibile melodiosa lettura del Generoso Corano, anche nei saluti di benvenuto, rivolti a tutti i fratelli, formulati da parte del Presidente del C.C.S.I.R., Ahmed Basel A.K.
Egli, dopo aver resa partecipe la propria naturale soddisfazione per essere giunti alla conclusione della costruzione della nuova Moschea, ulteriore luogo di culto a Ravenna, aperto a tutti, senza limiti, riferimento di accoglienza per un dialogo ed una maggiore conoscenza come persona, come essere umano, sintetizzava il proprio ringraziamento, per i successivi vari interventi, con un auspicio. I muri costruiti, ormai finiti, siano un tangibile stimolo per incrementare un cammino già avviato, quello dell’abbattimento dei muri immaginari. Senz’altro la formulazione di un reciproco intendimento, in grado di edificare una nuova costruzione più ampia, quella dell’anima. Dalla Moschea (dall’arabo ‘Masgid’, luogo di prostrazione) è la prima volta che viene assunto tale solenne impegno e non sarà l’ultima. Di anno in anno l’appuntamento della Giornata Ecumenica sarà l’occasione per apportare nuova linfa vitale al Dialogo Interreligioso.
Chiamato in causa per primo sul tema dell’incontro, Il Direttore della Caritas diocesana, Don Alberto Brunelli, ha esordito ribadendo il concetto che per dialogare è necessario innanzitutto capirsi. Pertanto, in premessa, ha chiesto la debita traduzione del testo arabo della preghiera introduttiva. Non tutti i presenti infatti erano in grado di capire il contenuto di quanto essa recitava: E’ Lui che Vi plasma come negli uteri materni.
Don Alberto proseguiva soffermandosi sull’interrogativo tematico. Quali i luoghi e tempi del dialogo? Innanzitutto in famiglia, ora, la sua risposta. Comprenderci, capirci, avere unità di linguaggio, è il primo esercizio che l’individuo è chiamato a sviluppare universalmente all’interno dell’ambiente a lui più prossimo, quello della propria famiglia. In essa egli può e deve scoprire che i gesti di attenzione e di carità reciproca esprimono la salubre immediatezza dell’unione, senza ricorre al supporto del traduttore. In famiglia ognuno di noi collauda l’amabile consapevolezza del rapportarsi con persone non estranee, ma debitamente considerate fratelli, congiunti.
Nutriti e forgiati da questa salda sicurezza, i connotati del dialogo ci indicheranno che l’uscire dal chiuso della propria famiglia, cristiana o musulmana, ed il metterci in cammino è un atto consequenziale e non può essere scosso dalla paura di affrontare le difficoltà poste lungo la strada. La vita di fede ci coinvolge nel chiedere e dare aiuto a tutti perché sono nostri fratelli e non più estranei. Trattasi di componenti, a tutti gli effetti, della nucleo familiare. La Caritas pertanto non può che essere animata da questo spirito. Si mette in ascolto e si china con piena disponibilità, come ha fatto il Buon Samaritano, su chiunque è in difficoltà, senza pensare a nessun tornaconto, ma fedele alla propria identità. Sa che nel volontariato si superano le divisioni di visuale e si accede ai luoghi aperti della nostra mente e del cuore con un atteggiamento spontaneo. Il chiudersi con qualcuno, concludeva Don Brunelli, automaticamente implica il chiudersi con tutti. E’ la logica del nostro agire quando si prescinde dalla realtà di connessione tra il cuore e la mente.
A seguire Walid Massimiliano Alfieri ha evidenziato quanto sia fondamentale il conoscersi in una dinamica di dialogo. Una valenza che lo ha reso autore del sito: walimuslim.com., luogo e mezzo con il quale ci si può rapportare per un corretto sviluppo della fede islamica, seconda realtà religiosa del nostro paese. Se ci si conosce in modo approfondito si scopre che sono minimi gli elementi che ci dividono. Con lo studio dei testi gli Ebrei, i Musulmani e i Cristiani constatano di vivere la realtà unitaria dell’essere tutti figli di Adamo. L’andare quindi all’essenza delle cose, alla bellezza, senza soffermarsi in modo radicale sulle regole, porta tutti a rivolgere lo sguardo in alto, a Dio.
Con Michele Dotti, educatore, formatore e scrittore, siamo poi stati catapultati nella sorprendente dimensione dell’universale. L’Africa, terra da lui conosciuta ed amata, il Burkina Faso, la diocesi di Dori, nella quale da quarant’anni i cristiani e musulmani, vescovo e Iman, vivono l’edificante esperienza quotidiana del dialogo interreligioso, hanno fatto da impalcatura ad una verità. Ognuno di noi, andando nella profondità del nostro cuore o stando anche semplicemente di sera attorno ad un fuoco ristoratore, si accorge del valore della diversità, dell’essere inequivocabilmente unito all’altro e sarà inebriato dalla voglia di realizzare l’impegno, insito in tutte le grandi fedi, del ‘non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te’.
Luigi Bressan
