La prima serata al Cafè Teologico

La prima serata al Cafè Teologico
Dal ‘RisVeglio Duemila’ N. 43/2012
      
Venerdì 16 novembre, alla chiesa del Santissimo Redentore a Ravenna, si è svolto il primo incontro del ‘Cafe teologico’. Seduti ai tavolini e degustando tisane calde, abbiamo assistito alla conferenza del veronese Don Andrea Brugnoli, il promotore di questa iniziativa. Egli, citando filosofi antichi e contemporanei e noti Premi Nobel, è riuscito a dimostrare l’esistenza di Dio. Beninteso, di un Dio solo quale essere ‘progettante’ che ha, appunto, progettato il mondo e che lo governa. Don Brugnoli lo ha provato utilizzando due dimostrazioni diverse. Partendo dal cosmo, ha citato San Paolo, che coglie la presenza di Dio dalle ‘perfezioni invisibili’ delle sue opere (dalla lettera ai Romani, 1, 20  poiché le perfezioni invisibili di lui, la sua eterna potenza e divinità, si vedon chiaramente sin dalla creazione del mondo, essendo intese per mezzo delle opere sue); Sant’Agostino, per il quale le bellezze non può che averle create un essere bello, e Dio è bello, e quindi anche creatore (dal momento che ha trasmesso la bellezza al creato) ; e la ‘quinta via’ di San Tommaso, che propone l’immagine di un Dio-arciere: un’entità che predispone il fine per cui operano le cose non intelligenti così come l’arciere predispone la direzione della freccia
 Esiste, dunque, un essere che governa il mondo, non necessariamente identificato col Dio cristiano. Tra le varie obiezioni, due in particolare: la prima, che l’unico responsabile della creazione sia il caso; la seconda, il principio antropico, che sottolinea come tutte le osservazioni scientifiche dell’uomo sono soggette ai vincoli dovuti alla sua natura di osservatore. Dopo essersi brevemente soffermato su queste, Don Brugnoli ha riportato il teorema di Gӧdel del 1931 il quale, in breve, dimostra che, prendendo un insieme, non si possono ricavare i suoi elementi dall’insieme stesso. Da questo teorema si ricava l’idea secondo cui il progetto, ovvero l’universo, è e deve essere di ordine diverso dal progettante, cioè, come scrive San Tommaso, quello che comunemente chiamiamo Dio. Partendo dall’uomo, invece, ha richiamato il pensiero di Feuerbach e di Marx, i quali vedono Dio come un prodotto dell’uomo, come soluzione al suo bisogno di fuggire dalla realtà (per Marx, in particolare, dalla lotta di classe), e di Nietzsche, per il quale Dio è limitazione alla ‘libertà di potenza’ dell’uomo. Insomma, un incontro davvero imperdibile, quello di venerdì scorso, al cui successo hanno contribuito di certo la preparazione del relatore e l’atmosfera soffusa ma allo stesso tempo familiare. A quanti se lo fossero perso, consiglio di arrivare puntuali al prossimo appuntamento del 30 novembre: altrimenti, temo che non troveranno posto per sedersi.
Cecilia Maria Ceroni