La popolazione siriana testimonia il ‘Vangelo vivo’
Dal ‘RisVeglio Duemila’ N. 32/2013
Il dolore delle madri
Cosa vuol dire ‘che una cosa è diversa’? O uguale? A che cosa?
Diversa ed uguale: questa drammatica foto nella dinamica del pensiero umano è profondamente e intrinsecamente legata secondo me, alla figura di Maria. Ma non si può dire che due cose sono uguali se non riusciamo a dire anche in cosa non lo sono.
Osserviamo pertanto questa foto più da vicino: una donna siriana si allontana sconsolata’ con un sudario insanguinato, forse del figlio ucciso, invece, Maria ‘Stabat’, sola la siriana, Maria con Giovanni il discepolo più giovane, Maria di Cleofa e Maria di Magdala, la prima non sa quando cesserà il pericolo, l’altra, Maria Vergine, sa che Tutto è compiuto, l’una potrebbe essere musulmana, Maria è la madre di Cristo, Signore Nostro.
Figure ‘diverse’ ma uguali in quanto donne da allontanare o da schiacciare, perché testimoni di una pluralità culturale e religiosa, caratteristica del Medio Oriente, che ora si tenta cancellare. Donne uguali nell’umano dolore, dolore della carne, dolore di madre, comunque. E’ già il terzo anno di guerra in Siria, ci sono 100.000 vittime, tra queste 7.000 sono bambini. Ancora diversità e uguaglianza quindi: la ‘Nuova strage degli innocenti’.
Gli altri per sopravvivere fuggono in Libano, Giordania, Turchia, Iraq, Egitto e chi può affronta anche il mare per raggiungere l’Europa.
I bambini costretti ad abbandonare la propria terra come rifugiati sono già un milione.
‘Il milionesimo bambino rifugiato non è solo un numero’ ha dichiarato Anthony Lake, Direttore generale del Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia (Unicef). ‘È un bambino reale, strappato alla propria casa, forse anche alla propria famiglia, e costretto ad affrontare orrori che noi possiamo comprendere solo in parte’.
La voce di Papa Francesco si è fatta sentire chiaramente: ‘la strada della guerra non porta ad alcuna soluzione’. I cristiani siriani ‘sono stati traditi e venduti dall’Occidente’ rammenta il patriarca siro-cattolico Youssef III Younan. Nei giorni in cui si discute di un intervento militare, il patriarca critica ancora una volta ‘la politica cinica e machiavellica’ delle potenze che in questi due anni e mezzo hanno armato i ribelli, salvo poi rendersi conto che non può esserci una soluzione militare alla crisi.
Una guerra che ha prodotto quattro milioni di sfollati interni, i più poveri.
Nei rifugi meglio organizzati, come nel campo di Zaatari in Giordania, che accolgono oltre 120.000 profughi, ci sono freddissimi inverni, e torride estati. L’agglomerato sorge in una delle zone più inospitali e desertiche del Medio Oriente. Viene garantito loro un minimo per sopravvivere.
‘I Cristiani vivono in Siria da 2000 anni, grazie a loro il mondo ha conosciuto il Cristianesimo’, dice Padre Pavel di Maalula, villaggio a nord di Damasco, dove ancora oggi si parla l’aramaico, la lingua di Gesù. In questi giorni le reliquie delle ossa di Santa Tecla che qui si rifugiò e qui è venerata, sono state trasportate in Libano nel convento di Sant’Eloi, a 30 km da Beirut, a causa dei minacciosi eventi in corso.
E’ questo il primo segnale di quello che avverrà a tutta la cristianità siriana? No! ha risposto sempre Padre Pavel al giornalista europeo, ‘Santa Tecla tornerà a Maalula con le sue ossa e con la sua immagine che incarna lo spirito della libertà, i valori cristiani e il sacrificio in nome della fede’.
In nome di questa speranza, in nome di questa fede, fermiamoci dunque.
Patrizia Maioli
Nella foto:
Una donna lascia l’ospedale di Dar El Shifa di Aleppo sotto shock. Manu Brabo, Premio Pulitzer 2013